di Miriam Iacovantuono

Il mondo della pastorizia e quello dell’agricoltura è fatto di un legame indissolubile con il passato. La tradizione è il filo conduttore che lega diverse pratiche che vengono portate avanti anche in questa età moderna, fatta di social, di dialoghi a distanza e di digitale. Ma ci sono delle realtà, delle pratiche che nonostante tutto rimangono incontaminate e continuano a portare con sè quel profumo di antico, di magico che scalda il cuore.

Ed è così per l’antica pratica della transumanza che oggi, come accadeva in passato, viene portata avanti dalla famiglia Colantuono di Acquevive di Frosolone, in provincia di Isernia, in un Molise che conserva ancora la magia del passato e delle tradizioni.

Carmelina Colantuono, definita la signora della transumanza, insieme a quattro fratelli e due cugini da diversi anni ha preso le redini di questa pratica che in passato è stata praticata da suo nonno e poi da suo padre e dai suoi zii. “Insieme – racconta a OFF – riusciamo a portare avanti questa pratica, proprio perchè siamo tanti e ci mettiamo tanto sacrificio per farla e per mantenere la tradizione proprio perchè fa parte della nostra famiglia. Ci siamo cresciuti dentro e in qualche modo cerchiamo di portarla avanti proprio per rispetto di chi prima di noi l’ha fatta ancora con più sacrifici di adesso”.

Una pratica che è stata riconosciuta Patrimonio immateriale dell’Umanità da parte dell’Unesco, dopo un lavoro di promozione promosso insieme al GAL ASVIR Moligal 15 anni fa e che nel tempo ha attirato anche tanta gente in Molise. Attraverso quello che per la famiglia Colatuono è un lavoro a tutti gli effetti e che portano avanti anche con fatica e sacrifici, si è sviluppato anche un indotto turistico sul territorio molisano e sono state tante le richieste di voler fare la transumanza.

“Ci sono persone che sono venute dal Canada per riscoprire le tradizioni di una volta perchè figli di molisani che erano emigrati all’estero. Sono venuti dalla Germania, dall’Australia proprio per viverla insieme a noi e anche da tutta Italia. Ognuno che viene ci dice che il Molise lo colpisce in un modo incredibile proprio perchè è una terra ancora rurale, e anche se non c’è grande sviluppo si è conservato il territorio e l’ambiente. E’ una terra affascinante dove tornerebbero volentieri”.

E quei giorni diventano giorni di festa e di aggregazione e anche in questo caso viene fuori quella che è una delle prerogative di questa terra e della sua gente: l’accoglienza.

“La cosa bella – continua entusiasta Carmelina – è che passando nei paesi si fa anche una promozione del territorio. I paesi partecipano, ci ospitano in modo egregio. Noi per esempio sostiamo a Santa Croce di Magliano, a Ripalimosani, a Santo Stefano, a Castropignano, a Torella del Sannio e l’accoglienza è sempre incredibile da parte di queste comunità proprio perchè c’è questa voglia di tornare e rivivere questa tradizione antica e di festeggiarla”.

Ed è un po’ quello che succedeva anche in passato quando si arrivava nei paesi e c’era sempre la gente che partecipava “che portava il vino, la legna per ardere, si stava insieme, si condivideva il formaggio. C’era questo tipo di amicizia che si è sviluppata negli anni e si mantiene ancora adesso”.

E poi c’è l’emozione di chi al passaggio delle mandrie si commuove perchè riemerge il ricordo di quando era bambino. Dunque, un ritorno al passato con lo sguardo al futuro, con la possibilità di sfruttare quello che di bello e autentico c’è per promuovere un turismo lento, di qualità che porta persone sul territorio a vivere in un ambiente pulito e incontaminato. Ma allo stesso tempo anche per sostenere l’economia locale e delle aziende del territorio che puntano al buon cibo, quello che ancora rispetta la tradizione.

A causa del Covid la pratica della transumanza è ferma da due anni. Lo spostamento degli animali avviene con gli autotreni, ma la speranza, non solo della famiglia Colantuono, è che l’anno prossimo si possa tornare ad assistere al passaggio delle mandrie lungo i tratturi, ad ascoltare di nuovo il suono dei campanacci e a tornare a fare festa intorno a una tradizione che è nel cuore dei molisani.