di Miriam Iacovantuono

Troppo spesso, quando si parla di turismo nell’immaginario collettivo si rivela l’idea che si può improvvisare e con una semplice pubblicità è facile attrarre visitatori in un posto. C’è chi lo fa per amore del proprio territorio, chi per incentivare l’economia e chi per creare un indotto che possa durare del tempo. Ma è evidente che solo la passione e l’attaccamento al territorio non basta e quello che serve, anche in questo settore, è uno studio mirato legato alle giuste competenze.

Michele Oriente, molisano che si occupa di consulenza di direzione per piccole e medie strutture ricettive e di sviluppo di piani di marketing territoriale per enti pubblici o enti privati di promozione, è il fondatore dello studio di consulenza UPTOURISM. Una realtà dove operano persone tutte specializzate nella dimensione turistica e ognuno specializzato per il proprio settore e che operano prevalentemente nel territorio lombardo e sardo, ma che spaziano anche nel resto d’Italia in relazione alle committenze.

“Oggi il turismo esperienziale è un must per coloro i quali si approcciano a questa materia e quindi è necessario (anche in Molise ndr) trovare, costruire e far vivere alle persone e quindi ai turisti delle esperienze autoctone dei territori, ma deve essere fatto con criterio e senza improvvisazione”.

Facendo riferimento al territorio molisano è necessario puntare anche su ciò che non fa notizia. Il Molise è definito il polmone verde del centro sud Italia e il fulcro è tutto lì, in quei tre elementi distintivi – l’aria pulita, l’acqua e il verde (natura) – che lo distinguono dalle altre regioni.

“Oggi se partiamo dal presupposto che il turismo è un settore altamente competitivo e con internet si spazia anche al di fuori delle regioni italiane, dobbiamo essere forti per vincere la battaglia, su un tema, su un prodotto turistico e non cercare, come si è sempre fatto, di voler accontentare tanti temi di turismo. In Molise non si è mai fatta una analisi della destinazione turistica di quelli che sono i punti di forza, debolezza, minacce e opportunità, e un piano serio di analisi del territorio che prevede l’analisi delle risorse tangibili, intangibili, umane o finanziare”.

Puntare su un tema di vacanza che, in base a quelle che sono le caratteristiche del Molise, può essere il turismo outdoor cioè tutte quelle forme di turismo che si possono applicare all’aria aperta e quindi bike, cammini, sport che si possono praticare a contatto con la natura e che attirano diverse utenze. Un tema di vacanza che metta in risalto il territorio molisano che ha la montagna, la collina il mare e molte attività si possono fare anche in due giorni. Un turismo, quello outdoor, che si può collegare anche a quello rurale che si sviluppa in contesti extraurbani e quindi comprende l’enogastronomia, il cibo a km 0 e anche le varie chiese, molte delle quali in Molise sono chiese rupestri e rientrano nella civiltà e nella storia agricola.

“Da un punto di vista politico e regionale, in Molise, si deve puntare su questi due ‘temi’ di turismo e per questo ci vuole un hub. La Regione dovrebbe anche costituire un osservatorio turistico in modo che si possa presentare all’esterno forti su questo tipo di tema di vacanze. E così il Molise si mette sul telo nazionale perché è forte del territorio, è incontaminato, ha le bellezze sul turismo outdoor e rurale”.

La scommessa di una regione dunque è quella di riuscire a tracciare i propri turisti e fare politiche efficaci.

“Si deve capire perché hanno scelto il Molise rispetto alle altre regioni, quali sono i fattori che sono piaciuti di più e quelli che sono piaciuti meno, come ci sono arrivati e se vogliono ritornare e questo si può sapere se si fa una indagine campionaria sul territorio. Una indagine che ad oggi non c’è”.

Il turismo dunque è una scienza seria dove entrano in gioco tante variabili. Anche la comunicazione e le informazioni devono essere esatte e veritiere per non trarre in inganno gli operatori del settore che troppo spesso non hanno una linea guida da seguire. È sbagliato dire che si può fare tutto o che arrivano un milione di visitatori quando la capacità ricettiva del Molise non riesce neanche ad accoglierli.

“Non si può fare nessuna previsione statistica se non vi è un osservatorio turistico ragionale che monitori i flussi, gli arrivi e le presenze. Oggi come fonte ufficiale abbiamo l’ISTAT che fa l’analisi dei flussi turistici e in Molise nel 2019 si contavano poche migliaia di turisti perché non c’è un’offerta di posti letto adeguata”.

C’è quindi bisogno di uno studio per poter parlare di turismo e di un turismo che abbia un riscontro sul territorio e per questo bisogna affidarsi a persone competenti e che lo sappiano fare.

“Il Molise di potenzialità turistiche ne ha tante e devono essere messe a sistema e soprattutto bisogna focalizzare l’attenzione e le risorse economiche su un tema di vacanze, se poi c’è bisogno andiamo a sviluppare le altre”.

Il turismo outdoor è quello che in Molise permetterebbe di trasformare vari paesi in una sorta di albergo diffuso. Il problema dello spopolamento in Molise è un dato di fatto e secondo le statistiche nel 2051 alcuni paesi scompariranno. Una formula forte per arginare questo fenomeno potrebbe essere quello di valorizzare questi territori puntando sul patrimonio immobiliare abbandonato.

“C’è bisogno di un piano di sviluppo turistico che si concentri su un tema di vacanze e c’è poi bisogno di un osservatorio permanente che analizzi i dati costantemente e se ne estrapoli dati reali per gli operatori privati del territorio in modo da garantire dove, dove e quando dirottare gli investimenti e generare così occupazione”.

Una strategia turistica che porti tutti i vantaggi sul territorio, dunque, ha bisogno di figure competenti che non lascino spazio all’arte dell’improvvisazione. Il rischio è che la promozione abbia un effetto boomerang e deleterio per tutto l’indotto.