Torna l’attenzione sul tema pensioni. La pandemia da Covid-19 ha provocato danni molto rilevanti e gli strumenti adottati in passato, come il reddito di cittadinanza e Quota 100, che scade a fine 2021, non hanno ottenuto i risultati sperati. Il Coronavirus ha fatto sì che si registrasse, secondo il rapporto annuale del 2020, un calo degli occupati del 2,8%, con un crollo dei lavoratori indipendenti (-5,1%). Nonostante il blocco dei licenziamenti i numeri sono impietosi tanto da generare dubbi sul futuro dei pensionati italiani.

Il presidente dell’Inps Pasquale Tridico ha bocciato la proposta dei sindacati, i quali chiedono un’uscita dal mondo del lavoro con 41 anni di contributi e indipendentemente dall’età. Troppo costosa l’operazione che per l’Istituto di previdenza sociale peserebbe sulle casse dello Stato nel 2022 per 4,3 miliardi, che salirebbero a 9,2 miliardi a fine decennio. In media varrebbe lo 0,4% del Pil. Al momento, come ha riportato il Corriere della Sera, l’uscita anticipata indipendente dall’età è possibile fino al 2026 con almeno 42 anni e 10 mesi di contributi, che diventano 41 e 10 per le donne e ai quali vanno aggiunti tre mesi di finestra mobile. Ad essere presa in considerazione, attualmente, è la proposta del calcolo contributivo con 64 anni di età e 36 di contributi, che è meno onerosa dell’altra. Si pensa anche all’anticipo della sola quota contributiva della pensione a 63 anni, rimanendo ferma a 67 la quota retributiva, ossia alla soluzione economicamente più conveniente. Meno di 500 milioni nel 2022 e raggiungerebbe il massimo costo nel 2029 con 2,4 miliardi, ma bisogna vincere la resistenza dei sindacati.