La riforma della giustizia, firmata dalla ministra Marta Cartabia, è passata alla Camera con 396 sì, 57 no e 3 astenuti. Ora il testo passa al Senato. Dopo il via libera della scorsa notte, quando per due volte è arrivata la fiducia (una per ognuno dei due articoli da cui è composta la legge), e una lunghissima giornata in Aula, nella tarda serata del 3 agosto la Camera ha approvato la riforma del processo penale voluta dal governo Draghi.

Il voto di approvazione ha ricompattato solo in parte la maggioranza. Dai tabulati delle votazioni risultano molte  assenze, oltre sessanta. Sono 16 gli assenti non in missione tra i deputati del M5s. Tra i pentastellati, inoltre, in due hanno votato contro il provvedimento: sono Luca Frusone e Giovanni Vianelli. Per la Lega i non partecipanti al voto sono 23, per Forza Italia 26. I non partecipanti al voto nel Pd sono 14. Nel gruppo Leu l’unico non partecipante al voto è Pier Luigi Bersani.

La riforma punta a ridurre del 25% entro i prossimi cinque anni i tempi della durata del processo penale in Italia, abbattendo soprattutto l’imbuto della fase di appello che dura mediamente 850 giorni contro uno standard europeo di 104 giorni. La sfida è portare tutte le 29 corti di appello a rispettare un limite di due anni: attualmente sono 19 le Corti d’appello nelle quali il processo di secondo grado è sotto i 2 anni, in 3 è leggermente al di sopra dei 2 anni, mentre le sedi problematiche sono 7. Entrerà in vigore gradualmente, per consentire agli uffici giudiziari di organizzarsi tenendo conto dell’arrivo dei 16.500 assistenti dei magistrati, previsti dall’Ufficio del processo e dei circa 5mila addetti del personale amministrativo. Previste inoltre norme transitorie e a regime.