L’ultimo C-17 statunitense ha abbandonato Kabul quando in Afghanistan era da poco passata mezzanotte. “Abbiamo lasciato l’Afghanistan con le truppe e il resto del personale diplomatico di base. Gli ultimi a lasciare il paese sono stati l’ambasciatore Ross Wilson e il generale Chris Donahue”, ha detto il generale Kenneth F. McKenzie, a capo del Centcom comparendo davanti alla stampa. “In Afghanistan – ha proseguito – non è rimasto un solo soldato americano. Il ritiro di stasera significa sia la fine dell’evacuazione del materiale militare che la fine di quasi 20 anni di missione iniziata poco dopo l’11 settembre”.

Cosa lasciano gli USA? Devastazione e morte. Domenica, secondo le testimonianze, il raid americano che ha colpito un’auto di kamikaze pronti ad attaccare l’aeroporto ha lasciato dietro di sé una scia di sangue di 10 civili uccisi, tra cui sette bambini. Tutti membri della stessa famiglia. Un vero e proprio sterminio, l’ultimo americano, che ha scatenato l’indignazione dell’opinione pubblica e che va ad aggiungersi alla bufera che da settimane investe Washington per la gestione del ritiro delle truppe dall’Afghanistan.

Stanotte, così, la svolta americana. Dopo l’annuncio che altre 1.200 persone sono state portate fuori dal Paese, la ritirata. Ma tantissimi sono rimasti indietro, come ha ammesso lo stesso Pentagono, e le preoccupazioni delle Nazioni Unite si rivolgono al futuro. Perché “una crisi più ampia è appena iniziata” per i 39 milioni di abitanti del Paese, ha avvertito Filippo Grandi, Alto Commissario Onu per i rifugiati. L’appello è, ora, al sostegno di una popolazione in ginocchio dopo due settimane dal ritorno dell’Emirato islamico.