di Epoca Sibilla

Integrazione funzionale tra pubblico e privato. È questa la visione della sanità molisana per Donato Toma. “E nessuna – ha precisato ieri nella conferenza stampa di presentazione del POS – chiusura o ridimensionamento dei reparti negli Ospedali”. E pure la storia ricorda che le formule utilizzabili, in realtà, per muovere i passi verso una sanità privata sono tante e sono formule utili a creare fumo per distogliere l’attenzione sulle reali intenzioni. Dietro quel fumo infatti c’è la sostanza e i molisani lo ricordano come il trasferimento dei posti letto di oncologia al Gemelli Spa. A cospetto delle tante parole buone pronunciate nella giornata di ieri diversi sono gli indizi che stanno a indicare che è sempre più attuale il disegno di privatizzare la sanità molisana, in linea con le linee di indirizzo nazionale.

Primo indizio: il personale al palo
Mentre si registra un grande attivismo per garantire ai soggetti privati l’accesso ai finanziamenti europei nessuna buona notizia arriva dal fronte del personale del SSN che nell’ultimo decennio ha subito una drastica riduzione e con un Molise in fondo alle classifiche. E non c’è alcun segnale di inversione di tendenza dati i limiti previsti e la mancata rimozione dei vincoli che limitano le assunzioni stabili. Dunque, quando Toma afferma che vi saranno 930 assunzioni in tre anni di cui 350 per sostituire personale che andrà in pensione cosa intende? Assunzioni a tempo determinato? Un po’ come accaduto durante la fase acuta emergenziale, che a fronte di cospicui fondi nazionali si è optato per assunzioni senza alcuna stabilizzazione privilegiando le partite IVA?

Secondo indizio: la lentezza nella ripresa dell’attività ordinaria
Durante la pandemia gran parte dei servizi sono stati ridotti o addirittura sospesi, con ricadute negative sulla salute delle persone. La ripresa delle attività ordinarie fatica e i pazienti si stanno abituando a evitare le strutture pubbliche anche per la carenza di tecnologia adeguata. Si ricorre quindi al privato che al contrario, avendo partecipato solo marginalmente alle attività emergenziali, è a pieno regime. Il rischio così è che i 500 milioni messi a disposizione per smaltire le liste di attesa siano destinati tutti al privato, anziché a rinforzare la ripresa delle attività nel SSN, indebolendo ulteriormente l’offerta pubblica e aumentando il potere di mercato di molti soggetti privati. Per non parlare dei 120 milioni di euro (ex articolo 20) fermi perché “manca chi faccia progettazione” (14 milioni destinati a Termoli, 100 milioni a Isernia e altri per il potenziamento della tecnologia, ecc).

Terzo indizio: concorrenza sleale
Nel marzo del 2021, l’Autorità̀ Garante della Concorrenza e del Mercato rivolgendosi al Presidente del Consiglio dei Ministri con la sua annuale Segnalazione di Proposte di riforma concorrenziale ha sollecitato: “… una maggiore apertura all’accesso delle strutture private all’esercizio di attività sanitarie non convenzionate grazie a … una più intensa integrazione fra pubblico e privato volta ad incentivare la libera scelta di medici, assistiti e terzo pagante”. Vi è anche l’invito a eliminare “… il vincolo della verifica del fabbisogno regionale di servizi sanitari, prevedendo che l’accesso dei privati all’esercizio di attività̀ sanitarie non convenzionate con il SSN sia svincolato dalla verifica del fabbisogno regionale di servizi sanitari”. E in Molise siamo sicuri che non vi sia concorrenza sleale? Mistero (ma non troppo).