Si è tenuta oggi al tribunale di Mansura la seconda udienza del processo a Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’Università di Bologna detenuto in Egitto da oltre 18 mesi con l’accusa di propaganda sovversiva su internet. La sessione è iniziata poco prima delle 10:30 ora locale ed è durata solo due minuti, al termine dei quali è stato annunciato un nuovo rinvio al 7 dicembre, come chiesto dalla legale di Zaki, Hoda Nasrallah. L’avvocatessa ha anche chiesto una copia autenticata del fascicolo dato che finora vi ha avuto accesso solo in consultazione presso uffici giudiziari, senza dunque poterlo studiare adeguatamente. In aula, circa una cinquantina le persone presenti, tra cui il padre di Patrick, George Zaki, e la sorella Marise. Presente anche un dirigente della Ong Eipr per la quale lo studente lavorava come ricercatore.

Intanto quaranta deputati del Parlamento europeo hanno sottoscritto una lettera indirizzata alla presidente della Commissione, Ursula Von der Leyen, e all’Alto rappresentante dell’Unione, Josep Borrell, per sollecitare l’impegno dell’Ue nella liberazione di Zaki. A darne notizia sono Fabio Massimo Castaldo (M5S) e Pierfrancesco Majorino (Pd), promotori della lettera. “Siamo molto preoccupati dal possibile esito di questo processo che rischia di essere, come tanti nell’Egitto di Al-Sisi, sommario e guidato dalla necessità di mettere a tacere in maniera palese voci critiche e non gradite”, continuano Castaldo e Majorino. “Per questo chiediamo che la delegazione Ue sia presente al processo di Zaki e a quello di altri giornalisti, sindacalisti, difensori dei diritti umani e attivisti della società civile oggi perseguitati. Serve anche una risposta forte e coordinata tra gli stati dell’Unione che imponga progressi essenziali nel rispetto dei diritti umani all’Egitto”.