di Miriam Iacovantuono

Pur se in numero inferiore rispetto a quelli delle grandi città, i cittadini delle aree interne hanno il diritto di essere ascoltati. Diventa così importante che le scelte che vengono fatte anche per i territori più marginali siano accompagnate da due momenti fondamentali, quello dell’ascolto e quello della partecipazione dei cittadini. E’ necessario tenere conto di quella che è la democrazia partecipativa, un coinvolgimento dunque dei cittadini che possono così contribuire a qualificare l’azione delle istituzioni rendendole più efficaci e incisive e quindi più rispondenti ai bisogni e alle proposte elaborate con il punto di vista civico, andando ad accrescere il livello di soddisfazione delle comunità.

E proprio all’ambito della democrazia partecipativa fa riferimento la Carta della Partecipazione nelle Aree Interne che è rivolta proprio alle zone più marginali del Paese e quindi a territori con caratteristiche del tutto particolari anche rispetto alle dinamiche sociali che in quelle aree si verificano. La Carta dunque vuole promuovere percorsi i cui protagonisti debbano essere le comunità e la loro partecipazione alle politiche di sviluppo del loro territorio.

Un documento promosso da Cittadinanzattiva sostenuto e affiancato dal Comitato Tecnico Aree Interne (CTAI), accomunati dalla volontà di promuovere e sostenere processi qualificati di partecipazione civica alle scelte delle politiche nazionali per questi territori.

La Carta, che vuole porre l’attenzione alla partecipazione come approccio culturale, nasce dal confronto tra due metodi diversi ma sinergici e tra esperienze maturate lungo tutto il territorio nazionale che hanno generato un importante patrimonio di conoscenze e la consapevolezza che le aree interne necessitano di un’attenzione qualificata e continua, sia per favorire la crescita delle comunità e sia per garantire la bellezza e l’integrità dei luoghi, che ne rappresentano anche una garanzia di futuro.

Raniero Maggini, componente della squadra che ha lavorato alla stesura della Carta, spiega che l’obiettivo è quello di coinvolgere le comunità in modo più diretto attraverso l’ascolto, la partecipazione e l’attivazione diretta dei cittadini.

“Il nostro approccio è quello di porci in ascolto dei cittadini e non imporre degli strumenti già dati, ma costruirli insieme a loro. Un percorso che consenta anche di rendere maggiormente evidenti e maggiormente consapevoli coloro che partecipano, del patrimonio, della ricchezza e delle potenzialità che il proprio territorio esprime. Spesso chi vive in quei territori si sente un po’ “escluso” ed anche un po’ “sfortunato” a non poter accedere ad altre opportunità e non riuscire a valorizzare la straordinaria ricchezza che ha sotto mano. Questo è un primo passaggio imprescindibile e per farlo è necessario dialogare. Talvolta c’è una chiara percezione, ma la consapevolezza occorre farla crescere insieme, consapevolezza della ricchezza del territorio, delle comunità e delle tradizioni”.

In considerazione di questa analisi il principio guida della Carta è quello di un intervento partecipato e radicato sul territorio in cui lo stesso è il vero protagonista. Dunque, una partecipazione che risponda ai bisogni e ai desideri delle comunità e che riguarda tutte le fasi del ciclo delle politiche pubbliche e quindi l’agenda, la decisione, la programmazione, l’attuazione, l’implementazione e la valutazione di una politica e di programmi e progetti che si vogliono realizzare. Attraverso dei percorsi di partecipazione aperti e inclusivi si vogliono condividere regole e scelte e i
partecipanti saranno parte attiva nella definizione degli obiettivi e nella individuazione delle modalità di verifica di ciò che viene realizzato. E’ fondamentale dunque il confronto tra i diversi attori, ma anche trovare il giusto equilibrio tra comunità e risorse.

“L’ascolto della popolazione è necessario per raccogliere le istanze della comunità e iniziare a muovere i primi passi all’interno della stessa, mettendo quindi i cittadini al centro del percorso di progettazione. La Carta è un documento aperto e vuole essere un input, ma non certo un “diktat”. Il documento elenca una serie di principi, ma poi sarebbe interessante, nel declinarla sui territori, raccogliere di volta in volta elementi che la possano arricchire e meglio definire”.

Nel discorso della partecipazione bisogna poi tener conto di alcune caratteristiche proprie dei territori e predisporre metodi specifici e appropriati che vanno applicati alle peculiarità delle diverse aree che possono essere per esempio la ridotta dimensione delle comunità, l’età media molto alta degli abitanti, ma anche per esempio la dimissione delle reti, la disgregazione delle filiere produttive e l’isolamento dei produttori. La Carta quindi può essere vista come una sorta di “documento di accompagnamento” per quelle comunità che puntano alla valorizzazione del proprio territorio.

“Vuole essere una proposta per identificare i percorsi partecipativi più efficaci e far sì che tutti possano essere parte attiva di una scommessa, che può essere il recupero di un immobile, il pieno accesso ai servizi o la valorizzazione di un luogo. L’oggetto è relativo. Le nostre sperimentazioni sono state spesso orientate alla promozione e valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale del territorio. È stata questa per Cittadinanzattiva, in numerose occasioni, la chiave di accesso per dialogare con le comunità. Come Cittadinanzattiva ci piace “indagare” e sperimentare perché ogni
comunità ha un proprio vissuto. La Carta della Partecipazione vuole essere un canovaccio sul quale poter ragionare insieme, incontrarsi e identificare le possibilità migliori per facilitare la partecipazione e riuscire a rendere “attive” le idee dei cittadini. La nostra intenzione è quella di dare seguito alle manifestazioni di interesse che abbiamo ricevuto, per testare la Carta della Partecipazione e il nostro desiderio è incontrare – in presenza! – chi ha mostrato questo interesse e cercare di mettere insieme esperienze diverse che ci permettano di far crescere il percorso avviato”.

La Carta per sua natura vuole essere un documento aperto rispetto al quale raccogliere anche indicazioni contrarie per cui aggiustare il tiro e arricchirlo di nuovi elementi non ancora considerati. La partecipazione può avere percorsi diversi a seconda dei vari contesti e per questo è possibile che la Carta abbia declinazioni diverse a seconda dei territori sui quali sarà testata. Si tratta quindi di un documento che può aiutare le comunità delle aree interne a disegnare un futuro
diverso per i propri territori.