Allarme povertà nel Paese. La Caritas nel nuovo Rapporto 2021 sulla povertà ed esclusione sociale in Italia restituisce una fotografia dello Stivale con molte ombre. Nel 2020, primo anno della pandemia Covid, si sono registrati un 44 per cento in più di nuovi poveri; un terzo di questi ha continuato a fare ricorso agli aiuti anche nell’anno in corso. La Caritas lancia anche l’allarme usura.
Nel 2020, la Caritas in Italia ha complessivamente supportato 1,9 milioni di persone, una media di 286 individui per ciascuno dei 6.780 servizi gestiti dallo stesso circuito delle Caritas diocesane e parrocchiali. Tra le regioni con più alta incidenza di “nuovi poveri” la Valle d’Aosta (61,1%), la Campania (57,0), il Lazio (52,9), la Sardegna (51,5%) e il Trentino Alto Adige (50,8%).
“Dei nuovi poveri seguiti nel 2020, le cui richieste di aiuto possiamo immaginare fortemente correlate alla crisi socio-sanitaria legata alla pandemia – si legge nel Rapporto – oltre i due terzi (esattamente il 70,3%) non ha fatto più ricorso ai servizi Caritas. È un dato, questo, che si presta a una lettura ambivalente. Da un lato può essere preso come un segnale di speranza e di ripartenza; al contempo però non possiamo non occuparci e preoccuparci di quel 29,7% di persone che ancora oggi nel 2021 continuano a’non farcela”.
La crisi socio-sanitaria, legata alla pandemia, ha anche acuito le povertà preesistenti: cresce la quota di poveri cronici, in carico al circuito delle Caritas da 5 anni e più (anche in modo intermittente), che dal 2019 al 2020 passa dal 25,6% al 27,5%.In particolare, rispetto al contrasto alla povertà, solo in Italia si contano oltre 1 milione di poveri assoluti in più rispetto al pre-pandemia, arrivando al valore record di persone in stato di povertà assoluta: 5,6 milioni (pari a 2 milioni di nuclei familiari).
Allargando, infine, lo sguardo agli assistiti complessivi del 2021 la fotografia che emerge dai primi otto mesi dell’anno (gennaio-agosto) è la seguente: cresce del 7,6% il numero di persone assistite rispetto al 2020; nel post pandemia torna a calare l’incidenza dei nuovi poveri che costituiscono il 37% del totale; il dato, se confermato, tornerebbe ad allinearsi a quello degli anni del pre-Covid-19.
Una persona su cinque (19,9%), di quelle accompagnate nel 2020 dalla Caritas, dichiara di percepire il Reddito di Cittadinanza. Tra gli italiani l’incidenza dei percettori sale al 30,1%, scende invece al 9,1% tra gli assistiti stranieri. Nelle regioni del Mezzogiorno – si legge nel Rapporto – l’incidenza di chi percepisce la misura è molto più elevata (pari al 48,3%), rispetto alle regioni del Nord (23,4%) e del Centro (8,5%).
Negli ultimi dodici mesi si rafforza lo svantaggio di minori e giovani under 34. “Da anni ormai – registra Caritas – la povertà assoluta è strettamente correlata all’età, tende cioè ad aumentare al diminuire di quest’ultima tanto che l’incidenza maggiore si registra proprio tra bambini e ragazzi under 18 (13,5%), a fronte di un’incidenza del 5,4% per le persone over 65”. In valore assoluto oggi in Italia si contano 1 milione 337mila minori che non hanno l’indispensabile per condurre una vita quotidiana dignitosa”.
Non solo povertà. La Caritas nel nuovo Rapporto lancia l’allarme usura nel Paese, in netto aumento a causa della pandemia. “La Consulta nazionale Antiusura Giovanni Paolo II – si legge nel Rapporto – aveva stimato che già prima della pandemia almeno due milioni di famiglie sopportassero debiti non rifondibili a condizioni ordinarie. La vulnerabilità all’indebitamento patologico e all’usura si proietta sullo sfondo della recessione economica e della povertà assoluta, che hanno conosciuto un netto incremento a causa della pandemia”.