Era il 7 aprile quando scattava l’obbligo vaccinale per il personale sanitario.  Il governo Draghi interveniva sul pericolo di contagio causato dal personale sanitario che rifiuta il vaccino. Si stabiliva che “la vaccinazione costituisce requisito essenziale per l’esercizio della professione e per lo svolgimento delle prestazioni lavorative”. L’unica eccezione era prevista solo se nel caso in cui la persona interessata dall’obbligo non può essere vaccinata per comprovati e specifici problemi di salute. In caso di accertata mancata vaccinazione, per gli operatori sanitari si prevedeva la sospensione dall’esercizio della professione fino all’assolvimento dell’obbligo vaccinale e comunque non oltre il 31 dicembre 2021. Esclusa la responsabilità del personale sanitario per i delitti di omicidio colposo e lesioni personali colpose, conseguenti alla somministrazione di un vaccino anti Covid, ma si prevedeva anche interrotto il pagamento dello stipendio se durante il periodo di sospensione non sarà possibile adibire il lavoratore a mansioni diverse che escludono il contatto con i pazienti.

Il Consiglio di Stato, con una sentenza pubblicata ieri, ha respinto l’ennesima istanza di alcuni operatori sanitari della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, non ancora vaccinati contro Covid, confermando l’obbligo vaccinale, così come previsto per il personale sanitario dall’art. 4 del decreto legge n. 44/2021.

Il Consiglio di Stato ha così confermato la legittimità dell’obbligo vaccinale, sottolineando che quest’ultimo è imposto a tutela non solo del citato personale, impegnato nella lotta contro la diffusione del coronavirus pandemico, ma anche dei pazienti e delle persone più fragili che sono ricoverate o si recano comunque nelle strutture sanitarie o socioassistenziali. Ha in particolare chiarito che l’obbligo vaccinale non si fonda solo sulla relazione di cura e fiducia tra paziente e personale sanitario, ma anche sul più generale dovere di solidarietà (art. 2 Costituzione) che grava su tutti i cittadini, a cominciare dal personale sanitario, nei confronti dei soggetti più vulnerabili e che sarebbero più esposti alle conseguenze gravi o addirittura letali del virus per via del contatto con soggetti non vaccinati.