In due anni sono cresciuti risparmio e povertà. Insieme. Questo significa che la pandemia ha allargato le disuguaglianze esistenti e ha scavato un solco fra quanti hanno mantenuto reddito e quanti hanno visto peggiorare la propria situazione economica e hanno attinto ai risparmi che avevano per andare avanti ogni giorno.

In occasione, oggi della Giornata mondiale del risparmio, giunta all’edizione numero 97, organizzata ogni anno dall’Acri, si è discusso del “Risparmio privato e risorse europee per la ripartenza del Paese”. Nel suo discorso per la giornata, il presidente di Acri Francesco Profumo ha fatto il punto, fra l’altro, sul risparmio degli italiani (quello a oggi fermo in liquidità) e sulle disuguaglianze che la pandemia ha accentuato. E su quest’ultimo aspetto i numeri fotografano lo stato della povertà in Italia. Oggi ci sono 2 milioni di famiglie in povertà assoluta, pari al 7,7% del totale e il valore più alto dal 2005. Ci sono oltre 5,6 milioni di poveri. I “nuovi poveri” che per la prima volta hanno chiesto aiuto per mangiare solo oltre 450 mila.

“Questo vuol dire che l’accumulazione dei risparmi è avvenuto per chi ha un lavoro dipendente a tempo indeterminato. Per tutti loro, a parità di reddito percepito, la contrazione dei consumi si è tradotta in una crescita del risparmio. Al contrario, lavoratori precari, autonomi, commercianti e tutti i cittadini in difficili condizioni economiche, in questi mesi hanno dovuto ricorrere – laddove possibile – ai risparmi accumulati in precedenza. A questi si aggiungono tutti coloro, soprattutto donne, che hanno perso o hanno dovuto rinunciare al lavoro per dedicarsi alla cura di bambini o anziani”.