di Epoca Sibilla

“Questa è un’importante occasione”. Pensiero comune quando ci si iscrive a un corso di formazione soprattutto se finanziato da soldi pubblici ed europei con l’obiettivo di trovare lavoro. In quanti, però, oltre alla grande occasione si sono chiesti se l’ente formatore sia serio? E soprattutto chi si è mai domandato se, in passato, corsi simili si siano tradotti in nuovi posti di lavoro, e in che misura? Il rischio è perdere tempo, risorse e arricchire enti di formazione privati con soldi pubblici. E come è possibile capire l’impatto e la ricaduta occupazionale sul territorio? Difficile perché le Regioni, e il Molise non ne fa eccezione, non fanno valutazioni per vedere se i disoccupati iscritti, pagati con fondi dell’Europa e dello Stato italiano, trovino poi lavoro grazie a quei corsi.

L’importante è occupare le aule. Gli enti di formazione accreditati conoscono bene questo gioco: raccolgono così un certo numero di disoccupati, contattano i docenti e infine propongono un progetto formativo alla Regione, che fa il bando e decide. A quel punto scatta il finanziamento pubblico. E spesso senza verificare se in passato vi è stato un aumento dei posti di lavoro con corsi simili o conoscere ciò che serve alle imprese di quel territorio. E lì dove non si dà ascolto alla domanda, ecco che la formazione diventa, come è diventata quasi dappertutto, un grande business autoreferenziale in cui l’efficacia è affidata al caso. Un po’ come accade per un operaio cinquantenne disoccupato che si ritrova a frequentare un corso di alfabetizzazione informatica quando è chiaro che un qualsiasi diciottenne sarà in grado di fornire capacità operative incomparabilmente superiori. Eppure questi corsi spopolano e illudono, tutti.

Cosa accade in Molise? La Regione ha pubblicato di recente un bando per l’accesso ai corsi di formazione per guide e accompagnatori turistici. Corsi che, però, non offriranno ai nostri ragazzi nessuna concreta opportunità lavorativa, né una vera abilitazione all’esercizio di questa bellissima professione. A soffermarsi sulla problematica è il consigliere pentastellato, Angelo Primiani.

“In pratica, allo stato dei fatti, la Regione promuove corsi di formazione ma il tutto si risolve in un clamoroso buco nell’acqua, oppure nell’esercizio abusivo della professione. Insomma, vengono alimentate delle false aspettative in quegli stessi ragazzi che, in assenza di opportunità reali di lavoro, si vedono poi costretti a lasciare il Molise.

Io stesso mi sono occupato più volte della questione negli ultimi anni, proponendo corsi abilitanti dopo ben 12 anni di immobilismo da parte della Regione. Ma nel frattempo la giurisprudenza ha chiarito espressamente che la competenza, in materia di turismo e guide turistiche, è dello Stato centrale. Dunque le Regioni non possono provvedere in autonomia alla formazione delle guide e al rilascio di titoli validi su tutto il territorio nazionale.

Attualmente, il Ministro Franceschini sta lavorando ad un disegno di legge per disciplinare l’abilitazione delle guide, suscitando però forti critiche da parte delle associazioni di categoria. In questa bozza si sostiene, in sostanza, che lo Stato debba dettare criteri e modalità di svolgimento delle prove, demandate poi alle Regioni. Ma questo potrebbe creare disparità territoriali, superabili con un esame di Stato uguale per tutti.

Insomma, bisognerebbe intervenire con un riordino organico della normativa, piuttosto che fossilizzarsi su un impianto normativo vecchio e abbondantemente superato, come la legge 97 del 2013 a cui si rifanno le diverse proposte depositate in parlamento. A quei tempi, per dirne una, non esisteva gran parte degli strumenti informatici che dominano oggi il settore.

In questo caos normativo, a farne le spese è soprattutto il Molise. Le altre regioni si sono già mosse da tempo, formando un esercito di guide turistiche, già operanti sul territorio. Da noi, le 50 guide censite nei primi anni 2000 si sono ridotte negli anni a poche unità, tra pensionamenti e trasferimenti fuori regione. E, come ho ripetuto più volte, da 12 anni non formiamo nuove guide. Ecco perché credo sia fondamentale che parta dal Molise una seria riflessione sul tema.

Oggi ho presentato in Consiglio regionale una proposta di buon senso, accolta col voto unanime dell’Aula. Ora il presidente Toma dovrà stimolare la Conferenza Stato – Regioni affinché trovi il modo di superare questo vulnus normativo, anche facendo pressioni sui ministeri romani.

Solo così, sfruttando le enormi potenzialità di un settore in crescita com’è il turismo, i nostri giovani potranno ancora sognare un futuro lavorativo in Molise”.