Con l’aumento dei casi di coronavirus (ieri, martedì 16 novembre, sono stati 7.698), si torna a parlare di zona gialla per alcune zone. Al momento tutte le regioni italiane sono in fascia bianca ma guardando ai dati che fissano i parametri per il passaggio in giallo, diversi territori rischiano a breve di affrontare il cambiamento di colore.
La zona gialla scatta al raggiungimento simultaneo di tre indicatori considerati cruciali per la gestione della pandemia: l’incidenza dei nuovi contagi ogni 100mila abitanti deve essere uguale o superiore a 50 casi; il tasso di occupazione dei posti letto ospedalieri nei reparti ordinari deve superare il 15%; quello nelle terapie intensive il 10%.
Guardando ai dati Agenas, aggiornati nella serata di martedì 16 novembre, i territori che più si avvicinano alla zona gialla sono il Friuli-Venezia Giulia e la provincia autonoma di Bolzano. Preoccupa la situazione del Friuli-Venezia Giulia, che supera già due parametri su tre. Le terapie intensive sono occupate al 14% e i reparti ordinari al 13%. L’incidenza, calcolata solo sui primi due giorni della settimana, è di 53,37 casi ogni 100mila abitanti. Altre regioni si avvicinano alla zona gialla. Nelle Marche, i posti letto in terapia intensiva sono occupati al 10%, quelli nei reparti ordinari al 7%. Guardando solo alle aree ospedaliere critiche, i territori con numeri alti sono Lazio (8%) e Abruzzo (7%). Per quanto riguarda le aree mediche ordinarie, le percentuali di occupazione più vicine alla soglia critica si registrano in Calabria (12%) e in Sicilia (10%).
In zona gialla torna a essere obbligatoria la mascherina anche all’aperto. Viene inoltre fissato il limite massimo di 4 persone che possono sedersi insieme ai tavoli di bar e ristoranti, fatta eccezione per i conviventi. Tutte le altre attività restano consentite, come in zona bianca, continuando a rispettare l’obbligo di esibire il Green pass quando previsto.