L’Ocse rivede al rialzo la stima del Pil italiano per il 2021 portandola al +6,3% rispetto al +5,9% dell’Economic survey sull’Italia di settembre (il governo nella Nadef prevede il +6%). Nel 2022, invece, la crescita dovrebbe attestarsi al +4,6% e al +2,6% nel 2023. È quanto sottolinea l’organizzazione con sede a Parigi nell’Economic Outlook di dicembre.

“La crescita nel terzo trimestre – si legge nel rapporto – ha mantenuto il ritmo sostenuto dei tre mesi precedenti, con l’attività del settore dei servizi in ripresa grazie all’allentamento delle restrizioni Covid-19. Nel periodo luglio-settembre è proseguita la crescita della produzione industriale e delle vendite al dettaglio, anche se a ritmi più moderati. La fiducia rimane elevata, a livelli superiori o uguali al 2019″. Le interruzioni del commercio globale continuano, sebbene le catene di approvvigionamento locali hanno mitigato in parte l’impatto. Il turismo è rimbalzato nel terzo trimestre, ma i livelli rimangono ben al di sotto del 2019.

Il tasso di disoccupazione in Italia si attesterà al 9,6% nel 2021 per poi scendere all’8,9% nel 2022 e all’8,4% nel 2023. L’organizzazione sottolinea come “la ripresa dell’occupazione sia debole” rispetto alla “ripresa delle attività”. A sostenere l’aumento dei posti di lavoro sono stati e saranno soprattutto i contratti a tempo determinato. “Ancora contenuta” la “crescita salariale”.

Secondo l’Ocese, “l’attuazione di riforme strutturali per digitalizzare e snellire i sistemi di giustizia civile e fallimentare, aumentare la concorrenza, soprattutto nei servizi, e aumentare l’efficienza della pubblica amministrazione rimane cruciale, insieme alla riforma fiscale per ridurre il cuneo e la complessità delle imposte sul lavoro”. Sul fronte bancario l’organizzazione prevede anche “un forte aumento dei prestiti in sofferenza che potrebbe ridurre la crescita del credito, ritardare le procedure giudiziarie già lunghe e aumentare le perdite associate”.