di Miriam Iacovantuono

HeadQuarter Village, conosciuta come HQVillage, è una start-up innovativa che ha come primario obiettivo la valorizzazione dei borghi italiani. Nata dall’esigenza di tutelare e valorizzare i piccoli borghi, HQVillage, sin da subito, si è mossa attivamente sul territorio nazionale per sensibilizzare persone e istituzioni sulla necessità di dare nuova vita ai molti piccoli comuni italiani, messi da parte negli ultimi decenni, tutelandone l’unicità.

La start-up si fa portavoce e promotrice di alcune esigenze e fenomeni sociali amplificati con l’avvento della pandemia, tra cui la riscoperta di un nuovo umanesimo e le nuove modalità di lavoro agile. Infatti, HQVillage vede nello smart working la chiave per aprire le porte dei piccoli comuni a lavoratori agili, nomadi digitali e aziende, i quali possono essere i co-attori, insieme alle comunità locali, di una rinascita
dei piccoli centri.

Silvia De Angeli, Co-CEO di HQVillage, spiega che la missione della start-up è quella di contribuire alla rinascita dei borghi incentivando soggiorni di medio/lungo periodo, promuovendo l’integrazione e la contaminazione, nel pieno rispetto dell’identità locale.

“Portare nuove persone a vivere – non visitare – un borgo vuol dire portarvi energia, lavoro, ricchezza, idee. Vogliamo, come dice il nostro motto, che i borghi italiani diventino dei ‘best place to smart work’, luoghi ideali in cui vivere e lavorare, sedi aziendali diffuse, resilienti e sostenibili”.

E in questo progetto c’è la giusta “ricetta” perché i piccoli paesi non scompaiano e sempre più persone decidano di restare o tornare.

“Un solo ingrediente non è sufficiente nella realizzazione di questo obiettivo. Innanzitutto, è necessaria una forte sensibilizzazione e coinvolgimento della pubblica amministrazione, in modo tale da orientare la politica locale verso misure innovative”.

Proprio per questo, HQVillage interagisce direttamente con le Amministrazioni locali, offrendo loro un supporto costante e l’utilizzo, in forma gratuita, di un algoritmo studiato appositamente per far emergere
limiti e pregi del borgo analizzato, mettendo così in evidenza i punti su cui è necessario lavorare e innovare. Altri ingredienti, su cui molte volte la politica locale gioca un ruolo significativo, sono i servizi a disposizione, che vanno da quelli essenziali alla persona, come un piccolo market o una farmacia, ad altri che contribuiscono a trattenere o ad attrarre persone, come una buona connessione internet, una scuola, una mobilità pubblica efficiente o un centro sportivo, tutti elementi che l’algoritmo di HQVillage prende in esame.

“Crediamo che l’ingrediente segreto, affinché un borgo possa trattenere o attrarre persone, sia l’apertura al mondo esterno, non la chiusura in se stesso, nel pieno rispetto delle sue peculiarità. Un borgo deve essere una comunità, portatrice dei valori e delle tradizioni locali, consapevole dei propri pregi e difetti e capace di promuovere il proprio territorio. Una comunità, per essere attrattiva, deve comunicare efficacemente al mondo esterno le proprie caratteristiche, facendo leva sui suoi tratti distintivi. Il senso di appartenenza è uno dei tanti ingredienti che trattengono e attraggono le persone”.

I piccoli borghi italiani sono luoghi, intesi come insieme di persone, valori e tradizioni, che soffrono di
un’evidente emarginazione. La digitalizzazione è una grande opportunità per ridurre, o persino cancellare,
le distanze tra piccole e grandi realtà. Negli ultimi anni, proprio grazie alle nuove tecnologie, si è assistito
a un moto centrifugo dalla città alla campagna. Le metropoli non sono più, necessariamente, il centro del
mondo. Quello che poi va sottolineato è che, seppur spesso accomunati dalle stesse problematiche di spopolamento, emarginazione e carenza di servizi, non può esistere un’unica ricetta, calata dall’alto, per il
futuro dei piccoli borghi: ognuno è unico.

“La missione di HQVillage è valorizzare i piccoli borghi. La nostra personale ricetta per raggiungere questo obiettivo vede protagonisti, oltre all’Amministrazione locale, con la quale collaboriamo, i proprietari immobiliari locali, smart workers e nomadi digitali e le aziende. Ai proprietari immobiliari dei borghi che fanno parte della nostra rete permettiamo di pubblicare sulla nostra vetrina i loro immobili, tra cui appartamenti e case, ma anche bed and breakfast, alberghi diffusi, residence e agriturismi. Grazie al nostro algoritmo siamo in grado di selezionare gli immobili adatti ad offrire un soggiorno di qualità a smart workers e nomadi digitali. Queste persone, che in media cercano alloggi che vanno dalle due settimane ai sei mesi, portano valore aggiunto al borgo. Nuove persone in un borgo fanno davvero la differenza, fino a salvarne il futuro!”

Ma non si parla solo di turismo. Infatti, ci sono gli smart workers e i nomadi digitali che vogliono integrarsi e vivere i luoghi. E per questo un altro ingrediente della ricetta di HQVillage sono le aziende. Quello che HQVillage vuole fare è dare la possibilità alle aziende di tutto il mondo di creare sedi aziendali diffuse, sostenibili e resilienti nei piccoli borghi. Anziché investire in un grattacielo in una grande metropoli, portano le aziende a investire in un borgo, nel pieno rispetto delle sue peculiarità.

“Un imprenditore sceglie di aprire una sede aziendale diffusa in un piccolo comune per diversi motivi: vantaggi economici, migliore qualità della vita, obiettivi di sostenibilità. Ma ci sono anche aziende che optano per soluzioni differenti, quali dare la possibilità, in forma di benefit, ai propri dipendenti o a specifici team di lavorare per un periodo in un borgo, potenziando così dinamiche di gruppo o per favorire il benessere personale”.

E affinché per questi territori ci sia una rinascita comunitaria queste realtà, che ci sono da nord a sud dell’Italia, e che sono caratterizzate da disservizi – sanità territoriale carente, mancanza di trasporti pubblici, connessione internet debole, assenza di scuole e università – per sussistere e guardare al futuro, devono aprirsi al mondo esterno. La creazione di distretti, associazioni o reti sul territorio è la forza che fa vivere i piccoli centri, rendendoli “grandi”.

“Sono tanti, su tutto lo stivale, gli esempi di una rinascita comunitaria grazie alla condivisione di bisogni, obiettivi e risorse. Si dice che “l’unione fa la forza”, in alcuni casi salva persino la vita (di un borgo). Durante la Pandemia, ad esempio, hanno avuto successo i territori in cui tra enti, associazioni e persone c’è stata connessione, condivisione e collaborazione. Il futuro delle aree interne è la creazione di reti solide, l’apertura verso l’esterno. La contaminazione, in senso positivo, salva i piccoli centri. La politica e la popolazione locali devono avere una mentalità aperta all’accoglienza e all’integrazione di nuove forme di servizi (si pensi alla mobilità elettrica) e di stili di vita (è questo il caso dei nomadi digitali). Su questo, si spera, interverrà anche la politica nazionale, alle prese con una proposta di legge per la promozione del lavoro agile nei piccoli comuni”.

Una start-up, dunque, che si pone l’obiettivo di valorizzare i piccoli borghi italiani, tutelando l’autenticità
e promuovendoli come poli di condivisione, innovazione e tradizione, attraverso una rete di proprietari immobiliari privati e un’ampia offerta di servizi.