di Miriam Iacovantuono

Un passo in avanti in ambito di servizi sanitari si può fare grazie a un ulteriore investimento del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza che prevede lo sviluppo delle farmacie rurali. Il PNRR infatti, tra i suoi obiettivi, si pone quello della tutela delle piccole comunità e delle aree più marginali del Paese, partendo proprio dal diritto alla salute. Il bando pubblicato dall’Agenzia per la Coesione territoriale, prevede interventi a favore delle farmacie rurali che si trovano in centri con una popolazione inferiore ai tremila abitanti. E così grazie a questo bando i titolari o i rappresentanti legali di questa tipologia di farmacie possono presentare la richiesta per accedere ai finanziamenti. La metà dei fondi previsti è riservata al Sud, si tratta di 50 milioni di euro.

Un’occasione di crescita anche per la medicina territoriale dei piccoli centri del Molise. Patrizia Manzo, portavoce del MoVimento Cinque Stelle in Consiglio regionale, da tempo sostiene che la medicina sul territorio è l’unica via da percorrere e per questo definisce “salvavita” l’intervento del PNRR.

“Si tratta di un intervento ‘salvavita’ in tutti i sensi: da un lato per la risposta concreta alla domanda di salute che ovviamente si alza dai territori, in questo caso quelli definiti – purtroppo – marginali perché piccoli ma ugualmente meritevoli delle identiche opportunità di tutti gli altri. Dall’altro, allungando lo sguardo sulle possibilità di un futuro che è prossimo, rappresenta una possibilità, una chance per chi vive nei nostri piccoli paesi che troppo spesso, anche a causa delle evidenti carenze nell’erogazione dei servizi – nei fatti diritti negati – combattono ogni giorno con quello che è uno dei grandi mali di cui soffre il Molise. Lo spopolamento”.

Le farmacie rurali, che si trovano in centri con una popolazione inferiore ai tremila abitanti, possono presentare la richiesta per accedere ai finanziamenti volti a erogare servizi sanitari di prossimità territoriale.

“Un’opportunità a supporto di due importanti obiettivi. Erogare servizi sanitari in luoghi spesse volte lontani dalla risposta alla domanda da salute e cercare di arginare le migrazioni verso centri più grandi, dove queste carenze si avvertono meno e quindi pesano in maniera diversa sulla quotidianità. Cento milioni di euro che serviranno ad ampliare la quantità e migliorare la qualità dei servizi sanitari offerti alla popolazione di queste aree marginalizzate. E la metà di queste risorse, quindi 50 milioni, è riservata alle regioni meridionali. In totale, l’obiettivo è di riuscire a finanziare interventi in almeno 500 farmacie rurali entro dicembre 2023 e in almeno 2.000 entro giugno 2026″.

Le farmacie rurali, grazie agli interventi previsti dal bando, potranno partecipare al servizio integrato di assistenza  , condividendo la presa in carico del paziente cronico, aumentando il tasso di aderenza del paziente alle terapie farmacologiche e al monitoraggio dell’uso corretto dei farmaci, fornire prestazioni di secondo livello, attraverso percorsi diagnostico-terapeutici previsti per patologie specifiche. Inoltre, potranno erogare farmaci che il paziente è ora costretto a ritirare in ospedale e potranno monitorare pazienti con la cartella clinica elettronica e il fascicolo farmaceutico. Un ruolo importate lo potrebbero avere anche in una situazione come quella legata alla pandemia e sopperire quindi per esempio al problema degli screening senza costringere tanti che vivono nei piccoli centri a spostarsi per riferirsi a farmacie dei centri urbani più grandi, con le difficoltà del caso.

“Con l’opportunità enorme che il PNRR offre, relativamente al potenziamento delle farmacie rurali, attraverso la connessione al sistema sanitario regionale, questi veri e propri presidi di salute sul territorio sarebbero fondamentali per il tracciamento e per il controllo della diffusione della pandemia”.

Ed ecco che partendo anche da questo tipo di intervento previsto dal PNRR è possibile una riorganizzazione del sistema sanitario soprattutto in quei territori, dove la medicina territoriale potrebbe essere un’àncora di salvezza per sopperire a una sanità carente.

“La medicina sul territorio è l’unica via da percorrere, lo sostengo da sempre e gli ultimi due anni di emergenza sanitaria hanno mostrato il volto di un sistema che non regge e non potrà reggere. Portare le risposte di salute lì dove serve e in base a quella che è la domanda sanitaria è l’unica via per uscire da un sistema ‘malato’ che ha mostrato falle evidenti di gestione. L’ospedale deve essere l’ultimo step dell’assistenza, non il primo. Le farmacie rurali, così come
ridisegnate da questo bando che prevede la compartecipazione nel finanziamento con capitali privati per un terzo del costo totale dell’investimento, in questo caso si occuperanno di rimuovere quegli ostacoli che rendono complicatissima la vita di chi ha scelto di restare nei luoghi dove ha sempre vissuto. A partire dalla possibilità di sottoporsi a un tampone rapido che attesti l’eventuale positività al virus che ha sconvolto le nostre vite”.

Grazie alle farmacie rurali poi per esempio il paziente non dovrà più recarsi in ospedale per ritirare il farmaco o il presidio sanitario indispensabile perché le farmacie rurali stesse porteranno, grazie a questi investimenti, l’efficace dispensazione del farmaco, anche in sostituzione della distribuzione effettuata dai presidi ospedalieri, la riorganizzazione e l’implementazione dell’area di distribuzione e dello stoccaggio dei medicinali, il miglioramento dei livelli di monitoraggio delle scadenze, delle revoche e dei farmaci mancanti. Un’altra ‘rivoluzione’ riguarda la partecipazione alla presa in carico del paziente cronico, al monitoraggio dell’uso corretto dei farmaci, l’interazione con il fascicolo sanitario elettronico, le dotazioni tecnologiche, informatiche e logistiche che consentiranno anche di saltare il passaggio spesse volte complicato di essere sottoposti ad analisi cliniche. Le farmacie rurali potranno erogare prestazioni di servizi di primo e di secondo livello. Il bando, infatti, consente l’acquisto dei dispositivi di telemedicina e
analizzatori di sangue e urine, la possibilità di assistere il cliente/paziente e di creare aree di accoglienza con spazi riservati, arredamento specifico, dispositivi di emergenza per l’erogazione di servizi di telemedicina, per i quali ci si dovrà avvalere di un sistema di refertazione presso un centro individuato a priori, possibilmente pubblico.

“La farmacia è da sempre il riferimento di chi vive nei nostri paesi e con questo bando diventerà una sorta di piccolo centro sanitario consentendo, quindi, di ovviare ai troppi disagi causati da un sistema ospedalocentrico sul quale il Molise ha, erroneamente e lo dimostrano i fatti, sempre ragionato e puntato. E così le farmacie rurali diventano un primo step di un discorso più ampio che siamo chiamati ad affrontare con urgenza, non solo perché la pandemia ha scoperto il vaso di Pandora dal quale sono usciti tutti i mali di cui la regione soffre, ma perché è l’unica risposta possibile per una terra come la nostra dove fare un viaggio in treno è ancora impossibile, poter usare un bus dalle aree interne comincia ad essere per tanti un miraggio, raggiungere i luoghi dove si concentrano i servizi significa fare troppo spesso i conti con strade dissestate e percorrenze non sempre agevoli. Scontiamo un lungo periodo caratterizzato da una politica assente e poco concentrata sui bisogni veri, quelli primari. Ora è il momento di cambiare metodo”.

Quello relativo alle farmacie rurali, dunque, è un intervento molto importante per le aree interne del Paese e quindi anche del Molise. Si tratta quindi di un primo passo per la riorganizzazione del sistema sanitario partendo dalla prevenzione e che mira alla tutela dei cittadini.