di E.S.

Il prossimo 24 gennaio, alle 15, inizieranno le votazioni per eleggere il nuovo presidente della Repubblica, che succederà a Sergio Mattarella, il cui mandato è in scadenza il 3 febbraio. Il capo dello Stato viene eletto dal Parlamento in seduta comune, composto sia dai membri della Camera dei Deputati che del Senato, integrato da tre delegati eletti dai Consigli regionali dei territori, a eccezione della Valle d’Aosta a cui spetta un solo delegato. Sono 58, in tutto, i rappresentanti delle Regioni che parteciperanno all’elezione del presidente della Repubblica.

Il dibattito però non appassiona gli italiani. Scarsa adesione al tema (soprattutto tra i giovani) e poca fiducia nei confronti della politica chiamata ad eleggere la prima carica dello Stato. È questa la fotografia scattata dell’Istituto di ricerche Swg. Nessuno dei nomi circolati finora è riuscito a far breccia nel cuore degli elettori. Anzi, il 59% degli intervistati gradirebbe una figura super partes e sganciata dalla politica.

E tra i nomi più controversi c’è il Cavaliere, all’anagrafe noto come Silvio Berlusconi. La stampa estera ha spiegato le motivazioni e Officina ne accoglie le “perplessità”.

Il primo pericolo per gli italiani se il Cavaliere dovesse ricoprire la carica d presidente della Repubblica è quello dell’improvvisazione e del dilettantismo dove la capacità di governo sussisteva fra politica e denaro.  Il secondo pericolo è quello del cedimento quotidiano alla demagogia più sfrenata. In tempi di magra cosa fa la destra? Promette, di tutto.  E un capo dello Stato può permettersi di essere appannaggio del più devastante populismo per i tempi, soprattutto, che corrono? C’è infine un terzo pericolo, il più grave di tutti: il successo di Berlusconi porterebbe il Paese verso quel costume di cinica accettazione dell’illegalità che lo ha caratterizzato per decenni e a cui nulla è ancora stato fatto per porre rimedio. Strizzare l’occhio, così, ai furbi che vogliono ancora una volta curare il proprio malconcio orticello. Gli italiani, almeno una gran parte di essi, meritano si sognare un futuro dignitoso.