di Miriam Iacovantuono

Da Nord a Sud della Penisola i diversi progetti messi in campo per i territori delle aree interne del Paese si pongono l’obiettivo di creare nuovi scenari per il futuro. Buone pratiche che, cucite a un determinato territorio, possano disegnare e quindi offrire nuove opportunità per chi decide di restare o tornare in queste zone.

Nelle aree interne del basso Cilento nel 2016 è stato ideato Transluoghi, un progetto di sviluppo e rigenerazione territoriale che mira a costruire un ecosistema di riattivazione del capitale territoriale, proprio in queste zone. Fino ad oggi ha operato nei Comuni di Morigerati, Casaletto Spartano e Tortorella, articolandosi in una serie di residenze formative di ricerca/azione – realizzate sul modello delle summer school – che hanno condotto sul territorio circa 280 studenti, docenti, artisti, professionisti, viaggiatori e ricercatori. Persone chiamate a esplorare e vivere temporaneamente i luoghi attraversati, analizzarne le criticità e potenzialità inespresse, progettare e sperimentare, insieme alle comunità stanziali, possibili strumenti e strategie di sviluppo.

Rosa Lo Monte, responsabile della comunicazione del progetto, ha spiegato che la ricerca/azione condotta negli anni è stata sempre elaborata in maniera interdisciplinare. Il territorio è stato, infatti, analizzato attraverso le lenti della rigenerazione urbana e della sociologia, della produzione culturale e dell’etnografia. Le soluzioni testate in risposta ai bisogni dei luoghi sono state immaginate a partire dall’intreccio fra pratiche e competenze eterogenee tra di loro. Videostorytelling, fotografia del paesaggio, analisi territoriale, community branding, cucina, poesia, autocostruzione, design.

“Grazie al format di viaggio formativo e turismo sostenibile, sperimentato per l’intercettazione dei partecipanti alle residenze estive, e all’attività svolta, nell’ambito delle residenze stesse, da laboratori aperti a flussi locali e globali di fruitori, il progetto è, quindi, riuscito ad avviare relazioni collaborative con gli enti e le istituzioni deputati all’amministrazione del territorio. È riuscito a stringere alleanze temporanee con gli attivatori sociali (gli operatori turistici e culturali, le associazioni, i gruppi informali) già operanti a vario titolo in queste aree, e a costruire rapporti di fiducia con le imprese presenti nei tre Comuni”.

Anche il territorio del basso Cilento come il Molise e molti altri d’Italia è caratterizzato dall’esodo e dallo spopolamento delle comunità che soffrono la mancanza di diritti, servizi, prospettive future e dai quali le persone partono verso altri contesti, alla ricerca di condizioni di esistenza migliori. Da qui l’idea di un progetto che potesse opporsi a questa condizione di stallo.

“Fin dall’inizio della sua attività, Transluoghi ha inteso inserirsi in questo apparente immobilismo per metterne in risalto, al contrario, l’inespressa forza motrice: prima, esplorando verticalmente i paesaggi e le storie dei luoghi e delle comunità; poi, iniziando a connettersi ai loro bisogni e desideri; con tutto il valore, spesso inatteso, che scaturisce dall’intreccio e dall’ibridazione tra mondi, visioni ed esperienze diverse tra di loro. Territori come il nostro esprimono di continuo desideri e potenzialità latenti: vuoti da riempire e da connettere. È assolutamente possibile immaginare queste aree come laboratori di sperimentazione di nuovi modi di abitare, transitare e relazionarsi ai luoghi, che coniughino le istanze proprie della produzione culturale contemporanea allo sviluppo di un turismo sostenibile e diffuso”.

Un territorio che come altri dunque è caratterizzato da criticità e dinamiche di sopravvivenza fortemente identitarie, da dove è partito il progetto Transluoghi che può essere, quindi, considerato una buona pratica anche per altre zone marginali del Paese.

“L’esperienza maturata negli anni – anche e soprattutto in relazione ai network e alle reti di innovazione sociale attivi in altre zone marginali del Paese – ci suggerisce, tuttavia, che la gran parte di questi luoghi, come quello in cui operiamo, nasconda un capitale territoriale (storico, umano, paesaggistico, culturale) da riattivare secondo una visione, un immaginario e degli obiettivi comuni, delineati da soggetti e stakeholder glocali. Ci auguriamo, dunque, che la nostra esperienza possa, in qualche misura, aprire la strada a scenari e modelli potenzialmente replicabili anche in altre aree interne, del Cilento e non”.

Da quest’anno, il progetto chiude la prima fase di ricerca/azione inaugurata nel 2016, aprendo una nuova fase di sviluppo territoriale, che condurrà alla costituzione di Transluoghi – Ecomuseo Diffuso del Bussento Contemporaneo. Si tratta di un sistema di riattivazione e potenziamento del patrimonio territoriale del Comune di Morigerati, che metterà in rete le risorse materiali e immateriali già presenti sul territorio stesso, inserendole in un sistema unico e integrato di offerta turistico-culturale.

“Enti, imprese, operatori, attivatori di comunità e associazioni locali, compresi in un processo di empowerment che sarà in grado di connettere borghi, spazi, sentieri, musei, oasi naturalistiche, produzioni agricole, manufatti artigianali e identità immateriali, attraverso un programma di mobilità sostenibile e una programmazione culturale di animazione, formazione e attivazione territoriale. Sarà un vero e proprio distretto culturale, che potrà stimolare gli abitanti stanziali a promuovere e valorizzare, nell’ambito di un percorso di apprendimento sul campo peer to peer e di inserimento lavorativo, il proprio patrimonio locale, al fine di renderlo culturalmente ed economicamente sostenibile e competitivo”.

Un progetto, Transluoghi che può essere definito un incontro tra gli abitanti di una comunità e viaggiatori, per creare insieme nuove forme di collaborazione, stabilire alleanze temporanee e immaginare, per i territori delle aree interne, dei futuri possibili.