di Miriam Iacovantuono

Se troppo spesso si guarda al pastore come ad un “antico mestiere”, c’è chi sulla pastorizia e quindi su questa figura ha puntato per disegnare un nuovo futuro. A Macerata, infatti, in una cornice disegnata dall’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea “Mario Morbiducci”, si inserisce il corso di formazione “Il pastore è un guardiano di futuro”.

L’Istituto della cittadina marchigiana, dopo le sequenze sismiche del 2016 e 2017 ha messo in campo il progetto “Cantieri mobili di storia” coordinato da Paolo Coppari con lo scopo di instaurare un rapporto con le comunità, parlare con esse del passato, con l’obiettivo di recuperare i saperi territoriali e le conoscenze e aprire dei veri e propri laboratori sul presente e anche sulle sfide della ricostruzione e del post terremoto. Incontri che vogliono quindi arrivare anche a una riattivazione comunitaria.

Paolo Coppari spiega che dal 2017, questi territori sono stati percorsi in lungo e in largo per parlare dei fenomeni legati alla devastazione del terremoto e ai problemi immediati del post terremoto, il discorso è arrivato a toccare il tema della rigenerazione delle zone appenniniche e delle aree interne. Si è voluto quindi parlare di storia calando questi saperi storici in altre grandi tematiche come la manutenzione e la cura del territorio fragile e quindi nuove opportunità di sviluppo e occupazione, ma anche di piccole comunità capaci di futuro e giovani in agricoltura e di antiche nuove forme associative e di gestione collettiva.

“Filoni che riguardano nuove opportunità di sviluppo e occupazione in queste aree. Il futuro di queste piccole comunità che possono diventare comunità capaci di futuro e giovani in agricoltura, ma anche giovani nella pastorizia, un aspetto che abbiamo sviluppato estendendo sempre di più il nostro sguardo ad altre realtà appenniniche e ad altre realtà delle aree interne di altre regioni e di altre aree con l’intento di costruire una sorta di buone pratiche che possano circolare”.

Ed è in questa cornice che si inserisce il corso di formazione “Il pastore è un guardiano di futuro” promosso dall’Istituto Agrario di Istruzione Superiore, Garibaldi di Macerata diretto dalla professoressa Maria Antonella Angerilli, e dai Cantieri Mobili di Storia, con il coordinamento scientifico della docente Letizia Bindi. antropologa, Direttrice del Centro di Ricerca ‘BIOCULT’ dell’Università degli Studi del Molise, da anni impegnata in progetti nazionali e internazionali di ricerca e formazione sui temi della pastorizia e dello sviluppo rurale e sostenibile.

“Il corso di formazione ‘Il pastore è un guardiano di futuro’ nasce proprio nel discorso sulla rigenerazione della aree interne e fragili, sul pastoralismo estensivo, sui problemi, ma anche sulle sue potenzialità, per quello che riguarda i servizi eco-sistemici, la conservazione della biodiversità allevata. È un corso che nasce da questa sofferta e affascinante frequentazione con le zone delle aree interne del maceratese sulla riflessione di una possibile rigenerazione di queste zone”.

Il corso è stato voluto per affrontare le tematiche proprie del pastoralismo e dell’allevamento estensivo, attività radicate nel passato, ma capaci di accettare le sfide dei nostri tempi. Attività in continua evoluzione attraverso processi d’innovazione tecnologica, servizi ecosistemici, valorizzazione della biodiversità – allevata e pascolata – , rispetto del vero benessere animale, tutela e valorizzazione del patrimonio bio-culturale.

In qualche modo si vuole dare l’esempio di una possibile integrazione tra saperi alti nel territorio e le scuole, in modo tale che possa estendersi anche in altre zone. Allo stesso tempo si vuole disegnare un’altra immagine della montagna cercando di sfatare quella depredatoria ponendo l’attenzione su una nuova centralità della montagna che può diventare un laboratorio dove sperimentare un nuovo sviluppo sostenibile.

Grazia Di Petta, docente dell’Istituto Agrario di Macerata, spiega che è stato costruito un percorso di formazione articolato in sei incontri sul tema della pastorizia che inizieranno il 14 febbraio 2022. La formazione sarà rivolta a docenti e a tutti coloro che decidono di approfondire determinate tematiche. Un settimo incontro poi sarà gestito dai corsisti che potranno presentare quello che fanno e raccontare come vivono la montagna.

“Il concetto è quello di provare a ragionare e osservare la montagna da punti di vista diversi. Ognuno offre la sua esperienza e alla fine ci sarà un confronto sul tema da cui ciascuno saprà trarre delle chiavi di lettura per poterle poi inserire nel proprio percorso lavorativo e nel contesto in cui vive”.

L’idea del corso “Il pastore è un guardiano di futuro” si è concretizzata proprio grazie all’apporto dell’Istituto Agrario di Macerata, che lo ha inserito nella propria offerta formativa, per aprire il curricolo scolastico ad una comprensione più ampia della complessità culturale e socio-economica del sistema-
montagna.

“Nel nostro istituto facciamo un percorso di sperimentazione e l’impegno è quello di essere un po’ cerniera tra la formazione vera e propria e il mondo concreto, quello del lavoro e la realtà che c’è fuori. Questo corso è un punto di contatto tra la formazione, intesa come conoscenza e costruzione del sapere e la realtà che è al di fuori di noi. Abbiamo scelto la montagna e quindi ragioniamo su questo”.

È un percorso formativo che vuole gettare le basi per un futuro possibile in queste zone marginali. Un ritorno al passato che va oltre ciò che è stato. E’ una storia che guarda al futuro e lo fa attraverso la valorizzazione di una figura come quella del pastore che custodisce e rilancia il proprio territorio, punto di partenza per rilanciare l’economia stessa attraverso la conoscenza dei luoghi e puntando sulla pastorizia come una attività in grado di generare qualcosa di nuovo.

Ci sono mille tonalità e se si riesce a tenerle tutte insieme il profilo che viene fuori è di una nuova economia. I luoghi che devono essere posti sotto una lente di ingrandimento, non devono essere considerati abbandonati, perché fanno parte della nostra storia che deve andare avanti con le nuove generazioni. Deve essere conosciuta e al tempo stesso anche innovata e rilanciata”.

Ed è un lavoro che può essere fatto anche attraverso la scuola che diventa quindi un luogo aperto di dialogo con il territorio. Una sinergia, una rete che mette al centro la volontà di favorire la costruzione di una “cittadinanza ambientale”, orientando le giovani generazioni a guardare agli Appennini come a un possibile modello di economia sostenibile e a riscoprirne il valore culturale, ma anche le potenzialità socio- economiche del territorio.