di Miriam Iacovantuno

C’è una energia nei territori che muove i fili delle intere comunità. A volte però succede che ci si sente troppo soli o scoraggiati e tale energia si affievolisce, andando anche contro la volontà degli abitanti. Ed è in questi casi che un progetto come quello dell’associazione Alkimie – formule per il territorio, che nasce in Liguria, potrebbe aiutare le comunità a scrivere una nuova pagina.

L’iniziativa nasce dalle esperienze di un gruppo di amici che, per ragioni professionali o per impegno civile, si sono occupati di progetti per lo sviluppo sostenibile, democrazia partecipativa e parità di genere. Un progetto che si rivolge ai territori e alle loro comunità dove le risorse principali possono essere considerate le persone con le loro competenze e saperi e che si pone l’obiettivo di promuovere occasioni di conoscenza, di costruzione di reti, di scambio di buone pratiche, sviluppo di competenze e circolazione di informazioni, rivolgendosi prioritariamente proprio ai territori marginali.

Gianluigi Granero e Stefania Berretta, co-presidenti dell’associazione, spiegano che sono partiti da un bisogno condiviso di impegno verso un nuovo modello di sviluppo e dalla convinzione che fosse possibile agire positivamente per il cambiamento. L’obiettivo che quindi si sono prefissati è quello del rilancio del territorio da raggiungere attraverso una progettualità condivisa, partecipata e sostenibile e la valorizzazione delle potenzialità locali: umane,
imprenditoriali, naturali, storiche e culturali. Con questi presupposti, dunque, Alkimie opera come spazio di studio, riflessione e verifica della possibilità e dell’opportunità di sperimentare azioni per lo sviluppo locale sostenibile, per contribuire – con progetti, collaborazioni, reti di relazione, pensiero e cultura – all’affermarsi di una nuova economia
cooperativa, rigeneratrice e costruttrice di reti di fiducia.

Uno degli elementi al centro del progetto è quello della condivisione e quindi il coinvolgimento delle comunità, che potrebbero usufruire di questa proposta, per raggiungere l’obiettivo di sviluppo e rinascita. Lo sviluppo locale, infatti, dovrebbe essere un processo grazie al quale la comunità partecipa attivamente nel dare forma all’ambiente in cui vive, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita dei residenti, soprattutto nelle aree rurali e urbane a rischio di marginalizzazione, impoverimento e degrado.

“La condivisione e il coinvolgimento delle comunità è un concetto fondamentale. È il nostro core business, per così dire. L’ambizione è quella di riuscire a coinvolgere le comunità e ci stiamo provando anche coinvolgendo in primis gli amministratori locali (i community leaders). Siamo partiti dalla convinzione che le persone possono cambiare il destino dei luoghi e ci sono degli esempi oggettivi che funzionano e che hanno funzionato. Vorremmo provare ad essere dei facilitatori e stare al fianco di quelle comunità che in qualche modo si muovono”.

Dai primi passi che l’associazione sta muovendo è evidente che da parte delle comunità c’è il bisogno e la volontà di fare, un bisogno che troppo spesso è legato all’esigenza di supporto e di sostegno. Le comunità dunque hanno bisogno di essere appoggiate e allo stesso tempo anche di essere ascoltate. È evidente infatti che è arrivato il momento di superare l’imposizione a un territorio di scelte calate dall’altro senza il coinvolgimento delle comunità locali. La condivisione, dunque per Alkimie è un fine e un mezzo allo stesso tempo.

“Un fine con cui deve agire Alkimie, ma è anche il mezzo e lo strumento che pensiamo sia necessario per rendere delle politiche veramente efficaci. La funzione che potrebbe cercare di svolgere è maieutica. Noi pensiamo che le risorse, le idee stiano alle persone che abitano le comunità”.

Quando infatti le decisioni sono partecipate, la comunità sente come sue le decisioni prese e si impegna e porta avanti il progetto anche mediando internamente i conflitti che possono esserci. Partire dunque da questo per portare avanti un concetto fondamentale che si trova nel Manifesto di Alkimie: valorizzare le potenzialità locali, mettere insieme le risorse umane e l’aspetto paesaggistico, ambientale.

“La realtà locale deve essere al centro di tutto perché va fatta una analisi per vedere cosa il territorio può offrire e in che modo possono essere declinati i progetti e adattati. Gli asset naturali – ambiente, prossimità e anche inclusività sociale – diventano gli elementi su cui lavorare per la costruzione di un destino di luoghi diverso. Questo ci consentirebbe di pensare alle migrazioni come una risorsa e non come un problema. In un Paese che si sta spopolando e sta invecchiando, persone e famiglie che arrivano da altri luoghi e culture, spesso con un bagaglio di formazione importante e voglia di riscatto attraverso il lavoro, potrebbero essere una grande opportunità per il nostro Paese”.

Le prime azioni messe in campo dall’associazione riguardano iniziative sui temi della sostenibilità ambientale e in particolare sulle comunità energetiche, riscuotendo un importante interesse da parte delle amministrazioni pubbliche che sono state il primo target delle attività.

“Ci siamo poi confrontati con altre amministrazioni sui più recenti bandi del PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza -, cercando di diffonderne la conoscenza e supportare i piccoli comuni nella progettazione, riscontrando un fortissimo bisogno di aiuto e il consueto vizio di eccessiva burocratizzazione di bandi calati dall’alto che è purtroppo tipico del nostro Pese e non fa ben sperare rispetto alla possibilità che si possano realmente mettere a terra le azioni ambizione previste dal PNRR”.

Si tratta dunque di un lavoro, quello di Alkimie, che guarda lontano e che abbraccia soprattutto le aree marginali del Paese, senza la cui crescita non ci potrà essere uno sviluppo per il Paese e per questo è necessario trovare il giusto equilibrio tra le diverse zone d’Italia.