di Miriam Iacovantuono

Ogni passo aggiunge un pizzico di esperienza al proprio vissuto. Ogni passo di un cammino arricchisce, aumenta la conoscenza e aggiunge saperi al proprio bagaglio culturale e personale. Il cammino è un’esperienza che ognuno ha vissuto nella propria vita. E il cammino è diventata anche un’esperienza legata alla conoscenza, alla valorizzazione e alla promozione del territorio. In Val Borbera, una delle valli appenniniche tra Liguria e Piemonte, alle spalle di Genova, luogo crocevia già dal tempo dei Liguri e dei Romani, per gli scambi mercantili tra costa e pianura, tra il 2017 e il 2019,
nasce Il Cammino dei Ribelli.

Giacomo D’Alessandro, responsabile della comunicazione del progetto, spiega che si tratta di un “cammino sociale” che è tuttora in fase di “nascita” e che nelle ultime due estati ha visto passare oltre 350 camminatrici e camminatori da tutta Italia.

“L’obiettivo del cammino è intrigare chi non conosce questo territorio, per venire a scoprirlo nelle sue bellezze naturalistiche, nelle sue storie e leggende, nella resilienza di chi lo vive oggi o di chi dalla città ha deciso, cambiando vita, di venire a viverlo e riscoprirlo. Il cammino ha l’obiettivo di far scoprire tutto questo a passo lento, non tanto attraverso un evento organizzato o una guida del posto, ma dando gli strumenti al camminatore per organizzarsi il viaggio da solo, in luoghi selvaggi, in borghi accoglienti, conoscendo personaggi e comunità che qui vivono in direzione ostinata e contraria”.

Un progetto che viene visto come “un’esperienza di turismo lento per rilanciare una terra spopolata e bellissima” e che può, quindi, portare qualcosa di positivo a un territorio delle aree interne dove mancano i servizi e il fenomeno dello spopolamento è sempre più accentuato.

“Sempre più persone si rendono conto che la vita delle città moderne non è assolutamente a misura d’uomo. Un cammino sociale in un luogo come la Val Borbera è un’esperienza che vorrei avesse due esiti: incoraggiare chi arriva da fuori a ripensare la propria vita e le proprie priorità, di fronte ad un vivere differente; e incoraggiare chi vive il territorio a dare e ridare valore a ciò che fa ogni giorno, a nuovi progetti, al recupero della saggezza antica. Nell’incontro può avvenire questo: un input esperienziale ad una maturazione, ad un cambiamento, sia per chi cammina, sia per chi ospita”.

Un cammino quindi che in qualche modo “si ribella” alla monotonia e che con determinazione vuole squarciare anche il velo della rassegnazione e della uniformità. E Il Cammino dei Ribelli con il suo nome vuole abbracciare un territorio ampio fatto di 130 km di cammino e oltre 40 km di vallata, legato ai racconti del passato e del presente.

“Mi sono reso conto che il sottile filo rosso che legava tutte le epoche era questa gente (i ribelli ndr) che va, appunto, “in direzione ostinata e contraria”. Dalle tribù liguri contro l’occupazione dei romani, ai banditi contro le grida monarchiche, ai partigiani contro i nazifascisti, ai camminatori, contadini, artigiani del secondo novecento che non hanno voluto abbandonare questi luoghi, e hanno tramandato ciò che si sarebbe perduto”.

Un progetto, dunque, replicabile e che dalla Val Borbera può ancorarsi anche ad altre zone d’Italia ricche di natura, storia, cultura, umanità.

“Ogni comunità è chiamata a trovare la propria narrazione per rendere di nuovo attuale e attraente l’esperienza che si può fare incontrando quella specifica terra. Gli ingredienti spesso ci sono già tutti, occorre un manipolo di volontari con grande passione che percorrano veramente i luoghi, si fermino, intreccino relazioni, e poi sappiano coordinare una proposta del genere, che tiene insieme la cura dei sentieri, le ospitalità, la comunicazione, le relazioni con le realtà locali, e altro ancora. Tutto questo ovviamente interpretato alla luce delle caratteristiche (anche umane) di un certo territorio. La diversità è una chiave di lettura e di valorizzazione”.

Il Cammino dei Ribelli è un’esperienza che chiama altre esperienze. E il messaggio di Giacomo è quello della condivisione che può avere un effetto positivo sul territorio.

“Portateci le vostre storie, il fatto che esse grazie a voi attraversino lentamente i nostri paesi, è garanzia di contaminazione positiva. Fa bene a noi a maturare come valle. Ma anche i nostri silenzi, i nostri boschi, crinali, mulini, paesi, fontane, il bellissimo torrente Borbera nel quale bagnarsi: possono fare davvero bene a ciascuno di voi. Un patrimonio di energie che in un tempo storico come questo può crescere persone più solidali, sincere, determinate, di fronte ad un mondo attraversato da ombre e incertezze”.

Il progetto, dunque, come ogni cammino porta con sé esperienze, nuove conoscenze e anche accoglienza e un arricchimento che viene dalla natura, dal paesaggio ma anche dagli incontri che si fanno lungo il cammino. Un’esperienza che arricchisce chi la fa e che allo stesso tempo lascia dei semi che possono germogliare sul territorio e che possono rendere un’altra visione di territori poco conosciuti e troppo spesso dimenticati.