di Miriam Iacovantuono

Le aree interne da troppo tempo sono viste come i luoghi da dove i giovani decidono di andare via e portare così altrove la loro professionalità e il proprio saper fare. Succede però che a volte questi stessi giovani decidono di muoversi per invertire la rotta e riportare un cambiamento nelle zone più marginali, nelle aree rurali e di montagna.

Con questo spirito nasce il progetto “La montagna che [R]esiste”, finanziato dalla Regione Abruzzo e dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e scaturito da un confronto tra alcuni giovani ricercatori di MIM – Montagne in Movimento in occasione di un bando svolto dall’Associazione Spazio Pieno. Raffaele Spadano, coordinatore del progetto a Gagliano Aterno in provincia dell’Aquila e tra i promotori dell’iniziativa, spiega che l’obiettivo comune è quello di attivare i cambiamenti giusti per far sì che i piccoli paesi di montagna tornino a popolarsi, riuscire quindi ad arginare il fenomeno dello spopolamento e valorizzare le aree interne e la montagna.

“La sfida è vedere nei processi di neo popolamento le opportunità culturali, socio-economiche da poter cogliere, consapevoli del fatto che da decenni, anche se in piccoli passi, è presente questo fenomeno di migrazione al contrario e quindi da città e pianure si sale verso la collina e la montagna”.

Il progetto è strutturato in un percorso di partecipazione e formazione volto a generare consapevolezza nei giovani delle aree interne abruzzesi sulle possibilità e opportunità socio-economiche dei cosiddetti “vuoti relativi”.

La prima fase del progetto prevede due mesi di workshop e lezioni sulle tematiche che interessano la montagna contemporanea, con un focus specifico sul territorio abruzzese, affrontando i temi delle questioni generazionali e rapporto col futuro, le questioni ecologiche e di genere. Successivamente, nella fase due, sono previste vere e proprie uscite sul campo, coinvolgendo decine di comuni montani, aziende agricole, produttori locali, presidi culturali, cooperative di comunità e associazioni. Un lavoro in sinergia con l’Archeoclub di Guardiagrele, l’associazione Amici di Palmoli, CDCA Abruzzo (Centro Documentazione Conflitti Ambientali), Virtù Quotidiane e Comunica Sociale.

Da questo, dunque il progetto si pone l’obiettivo anche di implementare una rete di scambio tra i giovani delle aree interne abruzzesi e offrire loro la possibilità di conoscere i territori, gli ostacoli e i casi di successo per poterli replicare e ampliare, sviluppando iniziativa e intraprendenza in termini di impresa locale. La terza fase vede la carovana approdare a Roccacaramanico, dove dall’1 all’8 agosto 2022 si darà vita a laboratori di ceramica ed arti visuali insieme alla residenza artistica “Un Pae”.

A chiusura del progetto, il 21 e 22 agosto 2022, Castel di Sangro ospiterà il festival “Eroi di montagna”, due giorni di mercato con produttori locali, convegni, incontri, musica, laboratori sui temi dell’ecologia e della cultura abruzzese, accompagnato dal dibattito e dalla restituzione del lavoro svolto. L’idea, dunque è quella di fare incontrare e organizzare i giovani che vivono o sono interessati alle aree interne abruzzesi e di dare loro la possibilità di far sentire la propria voce.

“In questi contesti ci sono delle questioni negative legate alle disuguaglianze sociali, scolastiche, assenza di servizi e quindi tutta una serie di argomenti in negativo che in qualche modo possono venir fuori e su cui gli stessi giovani possono prendere voce, che però si contrappongono a degli aspetti positivi. Infatti, oggi nelle aree interne abruzzesi ci sono delle possibilità come spazi di creatività e l’idea, quindi, è che il processo di abbandono che ha generato dei vuoti negativi, ora, mettendo in conto il cambiamento climatico, la pandemia, la guerra e le crisi di qualsiasi genere, porti questi posti ad essere sempre più attraenti e affascinanti”.

E oltre a creare un coordinamento tra i giovani delle aree interne abruzzesi il progetto vuole generare una contaminazione rispetto a strumenti e possibilità e immaginari legati al mondo del lavoro nelle aree interne. Far conoscere, dunque esempi positivi di persone che sono rimaste a vivere in paesi di montagna, che ce l’hanno fatta e hanno anche una qualità della vita importante. In sostanza “La montagna che [R]esiste” vuole accompagnare i processi di rigenerazione nei paesi montani anche attraverso il confronto con una complessità non di poco conto.

“Significa prendere coscienza di quelle che sono le possibilità e le opportunità che questi territori offrono. Il punto di forza è la presenza di noi ricercatori che in quel determinato posto siamo figure terze e possiamo aiutare le relazioni, possiamo parlare con tutti e con i ragazzi in modo particolare, aiutando ad aprire campi di margine importanti anche se è molto difficile lavorare insieme. Cerchiamo di lavorare molto con l’idea di futuro”.

Un progetto che può essere replicabile anche in altri territori delle aree interne del Paese con lo scopo di creare movimento, contaminazione, scambi, aiutando a immaginare e a realizzare un futuro diverso, perché è possibile. Una iniziativa, dunque che per i tanti ragazzi di queste zone può essere una linea guida che li accompagni verso il proprio domani.