di Miriam Iacovantuono

I territori delle aree interne, rurali e di montagna nel tempo hanno perso le competenze e anche l’entusiasmo che alcuni anni fa c’erano e oggi non ci sono più. In alcuni casi i giovani che sono andati via hanno portato con loro tutta l’energia e la professionalità che altrimenti in queste zone avrebbero potuto disegnare un futuro diverso.

In questa direzione e per invertire lo spopolamento di queste aree, nel 2018, grazie all’azione di alcuni Gruppi di Azione Locale (G.A.L.) operanti in diverse aree della dorsale appenninica, si è dato vita ad una iniziativa finalizzata al coordinamento di azioni comuni volte ad incoraggiare l’afflusso di giovani qualificati verso le aree rurali, interne e montane in particolare.

L’obiettivo di tale progetto è quello di individuare l’esistenza di importanti occasioni di occupazione e affermazione professionale per i giovani, che nel tempo è venuta a mancare a causa dallo “spopolamento selettivo” e di individuare il ruolo che i G.A.L. possono giocare nel favorire tale flusso, mettendo in campo strumenti coordinati e qualificati e, soprattutto, permanenti, uscendo dalla estemporaneità del singolo progetto o della sporadica azione in questo o quel territorio, definendosi come il luogo ideale in cui confrontarsi su concrete iniziative finalizzate all’attrazione in area rurale, interna e montana di una “nuova popolazione”, costituita da risorse giovani e qualificate.

Da queste riflessioni, nel febbraio del 2022 è nata l’Associazione Nazionale “Scuola Italiana dello Sviluppo Locale – SISL”. Tiziano Cinti, presidente dell’Associazione, evidenzia che lo spopolamento che hanno subito i territori
rurali e montani è stato uno spopolamento selettivo che ha portato via chi aveva maggiori competenze, entusiasmo e capacità.

“Da qui si è pensato di creare una rete che possa intervenire specificatamente su questo tema, concentrandosi sulla volontà di andare a cercare competenze giovani e portarle indietro”.

Si è sviluppata, così una rete di Servizio Civile Universale costituita da 24 G.A.L., a cui si sono aggiunte alcune associazioni importanti come Legambiente Abruzzo e il Giardino della Flora Appenninica di Capracotta, in Molise. L’unione dei G.A.L. dell’Appennino ha creato questa rete del Servizio Civile Nazionale che nel 2021 ha presentato i primi progetti. Sono stati selezionati i primi 48 ragazzi che da maggio 2022 entreranno in servizio per un anno all’interno dei primi 19 G.A.L., all’interno di Legambiente Abruzzo e nel Giardino della Flora Appenninica di Capracotta. I due progetti attivati sono uno sull’agricoltura di montagna e l’altro sull’educazione e promozione delle caratteristiche dei territori appenninici.

“Il nostro programma di Servizio Civile Nazionale lo abbiamo chiamato Erasmus dell’Appennino, dando ai giovani la sfida di intendere le aree rurali e montane come intendono l’esperienza formativa in un Paese straniero, perché in realtà per chi è nato e vissuto in città, andare un anno a fare attività in Appennino ha la stessa forza di rottura di abitudini e modo di pensare che potrebbe avere un’esperienza all’estero, pur rimanendo a pochi chilometri da casa. Con questo progetto abbiamo voluto interessare i ragazzi più giovani – dai 19 ai 28 anni – che sono per la maggior parte universitari. La rete dell’Appennino ha poi iniziato a collegare a sé gli Atenei italiani con una convenzione sperimentale in cui i G.A.L. e alcuni atenei si sono uniti. Questa convenzione è finalizzata ad attrarre nei nostri G.A.L. giovani a fine ciclo universitario con tirocini curricolari, ma già a un livello avanzato, diciamo pre-laurea, oppure con dei tirocini di inserimento professionale post- laurea. Con questa convenzione lo studente o il neolaureato potrà andare a fare il suo stage dove vuole, perché verrà accolto logisticamente dal G.A.L. di quel territorio dove vuole operare e scientificamente dall’Università operante in quella zona, creando pertanto la rottura del meccanismo geografico, andando a creare uno strumento di fine formazione inserimento al lavoro, che oggi in Italia non c’è, per lo meno in una forma organica, strutturata e permanente”.

Uno strumento, dunque, che consente ai ragazzi che studiano fuori sede o appartenenti a famiglie originarie delle aree interne, di poter mettere al servizio delle loro aree di provenienza le proprie competenze e le proprie conoscenze.

“A quel punto questi ragazzi si renderanno conto di una cosa che a parole non si può spiegare, ma che devono provare e cioè che lo svuotamento provocato dalla depopulation dei decenni passati oggi ha creato nelle aree interne e montane un ruolo che rappresenta una occasione professionale straordinaria, perché oggi in queste aree c’è un bisogno disperato di professionalità qualificate che non ci sono più”.

Un’esperienza che permette a questi ragazzi di toccare con mano queste realtà dove c’è la possibilità concreta di un neo popolamento. Si tratta, dunque di un’associazione e di un progetto che ha l’ambizione di contribuire a coprire quella terra di nessuno che oggi c’è tra il mondo della formazione codificata, universitaria e non solo, e il mondo delle professioni che devono innervare lo sviluppo locale.

“Non è utile limitarsi a fornire risorse economiche alle aree interne, ma bisogna, allo stesso tempo, lasciare a queste zone la capacità di agire, di avere una autonomia e quindi un tessuto di professionisti che possono essere a supporto del mondo che opera per lo sviluppo rurale a tutti gli effetti. Vogliamo contribuire a coprire quello spazio vuoto”.

Partendo da questo e con il tempo sviluppando altri progetti sui territori, la “Scuola Italiana dello Sviluppo Locale – SISL”, dunque, può portare un nuovo entusiasmo e una nuova ventata di competenze e in tutti i settori che sono utili e che, a loro volta, possono unirsi in una rete più ampia. Inoltre l’associazione si è data come obiettivo anche quello di portare all’attenzione temi legati alla produzione di servizi ecosistemici che lo spazio rurale produce.

Un progetto, insomma, che mette al centro le zone rurali e che unisce il territorio ai saperi formali anche attraverso un cambiamento culturale che pone l’attenzione sulla formazione, lo scambio e la valorizzazione.