di Miriam Iacovantuono

Con il tempo le comunità delle aree interne hanno perso la loro sicurezza e determinazione a causa di uno spopolamento sempre più frequente e una conseguente mancanza di servizi. Si sono sentite più sole. Abbandonate. In alcuni casi lasciate al loro destino, nonostante il loro diritto di contare e far sentire la propria voce. C’è però chi ha deciso di prendere per mano queste comunità e accompagnarle a progettare un nuovo domani, un destino diverso per i propri territori.

Si tratta di Appenninol’Hub, il primo incubatore specializzato in strategie territoriali e sviluppo di impresa per le aree interne che vuole affiancare le comunità e gli abitanti verso dei percorsi di sviluppo sociale, economico e di innovazione. Un’iniziativa che accompagna ‘passo dopo passo’ gli abitanti ad abilitare le proprie competenze,
sviluppare occupazione creando nuove imprese e rigenerando servizi essenziali che rispondano alle loro aspirazioni e siano solide, sostenibili e durature nel tempo. Un percorso che si pone il fine di migliorare le condizioni di vita, valorizzare le ricchezze dei luoghi, sviluppare resilienza e aumentare il tasso di economia diffusa.

Un progetto che, come spiega Andrea Zanzini direttore di Appenninol’Hub, nasce dopo anni di esperienza dell’associazione di promozione sociale “Figli del Mondo” che nel tempo ha lavorato per promuovere lo sviluppo di impresa come sviluppo sociale con tutte le funzioni che il lavoro e l’impresa possono avere per migliorare le comunità, i territori, i luoghi, l’ambiente.

“Dopo 20 anni di esperienza e alcune centinaia di progetti realizzati, ci siamo resi conto che ci si poteva mettere a disposizione delle aree interne del nostro Paese che sono più del 60% del territorio nazionale. Le esperienze che avevamo fatto potevano essere utili, non per formare o insegnare, ma per accompagnare le comunità, gli abitanti delle aree interne, i giovani o chi vuole andare a vivere nelle aree interne, a sviluppare dei progetti di impresa con l’idea che abbiano lo scopo prevalente di migliorare la qualità di vita in questi territori che hanno sofferto di tante ferite almeno dal dopoguerra ad oggi, ferite come lo spopolamento, la chiusura di servizi essenziali, la perdita di opportunità di lavoro e che invece dall’altra parte sono straordinariamente ricchi di tante risorse culturali, paesaggistiche, turistiche”.

Appenninol’Hub è quindi un incubatore specializzato per lo sviluppo di imprese in aree interne con la caratteristica che alla tradizionale classica incubazione di impresa si antepongono una serie di attività che lavorano sulle relazioni delle comunità, sul ricostruire, prima di tutto, un senso di fiducia, anche e soprattutto nelle proprie capacità e poi capire le aspirazioni degli abitanti di questi luoghi e su quelle, quindi, costruire un progetto di impresa.

“Cerchiamo di lavorare sul rafforzamento della fiducia e delle capacità degli abitanti e delle ricchezze di un territorio. Lavoriamo sul ricostruire le relazioni e sulle capacità che già ci sono”.

È quindi un prendere per mano le comunità, gli abitanti, gli amministratori e accompagnarli verso un percorso di rinascita del territorio e raggiungere gli obiettivi di sviluppo che quella comunità si dà per sé. Si tratta anche di dar  vita a una nuova generazione delle comunità stesse e del proprio luogo e disegnare un futuro comunque diverso e nuovo, magari anche legato alle tradizioni, che però non significa un totale ritorno al passato.

“Le tradizioni, sono importanti, sono un pezzo di identità, però solitamente si trasformano, si rigenerano e devono diventare qualcosa di nuovo e di diverso altrimenti hanno poca speranza”.

Dopo l’approccio iniziale e il contatto con le comunità il percorso procede verso la definizione di strumenti che va dalla ricerca di finanziamenti, alla progettazione per bandi, dalla definizione dei business plan a tutta a una serie di attività e funzioni che sono poco praticate.

“Nelle aree interne, nei paesi gli incubatori di impresa sono poco praticati ma sono strumenti che servono. Naturalmente servono dopo che abbiamo definito il progetto, che sono state individuate le energie che quegli abitanti possono mettere in campo, quali sono le aspirazioni alle quali vogliono dar seguito e se non ci sono finanziatori ci occupiamo anche di questa parte che è legata allo sviluppo di impresa”.

Appenninl’Hub, che viene definito come un metodo sincero, vuole andare lontano e vuole farlo attraverso un camper – AppenninoVan – che non è solo un mezzo di trasporto, un ufficio mobile o un buon strumento di comunicazione e di divulgazione in giro per l’Italia, ma è anche la possibilità di essere abitanti temporanei nei luoghi che vogliono essere accompagnati in questo percorso. Permetterà dunque di incontrare e ispirare abitanti, di abilitare competenze e accompagnare la comunità verso uno sviluppo sostenibile e duraturo. Diventerà, quindi un presidio temporaneo per la comunità, offrendo varie tipologie di servizi che vanno dallo sportello informativo per nuove imprese all’hotspot gratuito, ed ospiterà eventi culturali come mostre fotografiche e proiezione di film e documentari. Il nuovo camper permetterà di trasportare al suo interno le professionalità eterogenee che lavorano in team per la nascita e lo sviluppo locale e integrato di nuove economie abitanti. Un gruppo di lavoro con competenze e abilità su avvio d’impresa, progettazione, monitoraggio e rendicontazione di progetti, comunicazione integrata.

“Il camper è il mezzo che abbiamo immaginato per avvicinarci con gentilezza e rispetto a tutte le comunità che lungo il crinale dell’Appennino desiderano darsi nuovi strumenti di sviluppo territoriale e attivare processi per generare benessere e bellezza nei territori della aree interne”.

E per questo è stata avviata anche una campagna di crowdfunding “per chi ama l’Appennino”. Appenninol’Hub quindi è quel metodo utile e importante per migliorare le condizioni di vita, sviluppare occupazione e rigenerare servizi, in quei territori che hanno subito delle ferite troppo profonde e non riescono a rimarginarle. È un sistema per una nuova nascita delle comunità che hanno deciso di essere prese per mano.