di Miriam Iacovantuono

La rigenerazione di un piccolo paese delle aree interne comincia, sempre più spesso, da iniziative che partono dal basso, che mettono al centro le comunità e il territorio. Ed è quello che è successo con il progetto Borgofuturo, il festival della sostenibilità nato nel 2010 e legato al borgo di Ripe San Ginesio, un comune di 800 abitanti dell’alto maceratese, nella Val di Fiastra. All’inizio era un gruppo di amici – artisti, progettisti, attivisti ambientali e appassionati – con alcune idee e passioni condivise e con il tempo la loro sinergia ha portato al fare comunità.

Una scommessa, dunque, che, partendo dal festival della sostenibilità a misura di borgo, ha prodotto un nuovo immaginario del luogo e ha permesso così una concreta opera di rigenerazione. Un festival che abbraccia le tematiche della sostenibilità e che con il tempo vengono sposate anche dall’amministrazione comunale che nel 2014 ha messo in campo un’azione amministrativa dedicata alla generazione del borgo che nel giro di qualche anno ha permesso di trasformare il piccolo paese da borgo spopolato, in spazio di innovazione, attraverso l’apertura di molte attività artigianali e ricreative che mostrano bene i risultati di questa azione. Così, da semplice festival, oggi Borgofuturo partecipa alla trasformazione di un centro urbano, dal punto di vista spaziale, relazionale, d’immaginario.

Matteo Giacomelli, tra i principali esponenti dell’associazione Borgofuturo, spiega che negli anni il progetto ha cambiato forma adattandosi ai tempi e cercando sempre di affrontare temi di avanguardia. Dal 2020 si è aperto agli altri comuni della Val di Fiastra e da qui è iniziato il ciclo di Borgofuturo+.

È in questa fase che l’associazione inizia con le comunità una progettazione condivisa in cui i temi della sostenibilità e della qualità della vita vengono discussi e affrontati in maniera partecipata. Dunque, l’inizio di un processo di applicazione dell’immaginario del festival nel territorio che l’ha ospitato.

“Quello che abbiamo fatto principalmente con il festival è stato creare un immaginario. Abbiamo lavorato per creare un’idea diversa per vivere in questi territori, ripensarli in modo innovativo, sostenibile ma anche artistico e creativo. Da qui è fondamentale partire se si vuole mettere in campo azioni amministrative, bandi, creazione di nuovi posti di lavoro, ecc. Per noi è importante che la spinta sia prima di tutto culturale, perché è solo così che un territorio può trovarsi pronto ai processi di cambiamento, soprattutto oggi, con il PNRR e quello che seguirà”.

Un progetto, condiviso con il territorio e le comunità, che vuole abituare a un cambiamento futuro del borgo e dare anche una visione diversa per evidenziare che in questi territori è possibile costruire un nuovo domani. Con grande empatia, Borgofuturo abbraccia e indaga le tante fragilità del territorio, da quelle ambientali a quelle demografiche, da quelle sociali a quelle economiche. Raccoglie intorno a sé tanti piccoli racconti e situazioni che si vogliono mettere a sistema e per cui cercare delle giuste soluzioni.

“Nella fase progettuale di Borgofuturo+ si è cercato di guardare agli aspetti più concreti della dimensione locale e quindi lavorare per supportare l’abitare nei territori, attraverso quelli che abbiamo definito vettori di rigenerazione – infrastrutture, educazione ambientale, cultura e produzioni locali. Abbiamo così iniziato a sporcarci le mani con un lavoro applicativo di pianificazione”.

Una pianificazione che quindi segue l’approccio bioregionale, il territorio viene concepito come “bene comune”, impostando il progetto sul recupero della relazione co-evolutiva fra insediamento umano e dotazioni ecosistemiche. Al suo interno, vengono sostenuti processi continui di “cittadinanza attiva” tramite partecipazione e patti di collaborazione tra amministrazioni e abitanti per una gestione virtuosa del processo.

“Crediamo fermamente che questi territori abbiano un grande potenziale, soprattutto legato al patrimonio culturale e naturale e pensiamo a tutti i servizi ecosistemici che esso offre, pensiamo ai borghi, al senso di luogo che custodiscono. La nostra idea è mettere al centro le comunità nel processo di cambiamento”.

Un progetto che genera nuove reti e nuovi processi di trasformazione condivisa. Un processo partecipato che può definire le basi per la progettazione futura, ma lo farà solo se verrà mantenuto l’approccio condiviso che è stato avviato. Un’esperienza che può quindi essere da esempio e da stimolo per altri territori delle aree interne, che così, attraverso un percorso partecipato che si costruisce dal basso, possono veder realizzato un reale processo
di rigenerazione.