di Miriam Iacovantuono

Nel tempo, le grandi migrazioni e fenomeni come i terremoti o eventi idrogeologici hanno modificato il territorio e in particolare quello delle aree interne del Paese. Nascosti negli angoli più sconosciuti d’Italia,
sia a Nord che a Sud della Penisola, è possibile imbattersi in piccoli paesi fantasma, che forse si immagina di trovare solo nelle favole. Sono quei luoghi totalmente disabitati, fatti di ruderi e strade non percorribili,
sentieri abbandonati dove il silenzio la fa da padrone e solo attraverso l’immaginario si può tornare indietro nel tempo, quando quei luoghi erano vissuti. Alcuni però sono andati incontro a un destino diverso rispetto a quello del totale abbandono e della dimenticanza.

Un esempio è Laturo, una frazione del comune di Valle Castellana in Provincia di Teramo, raggiungibile a
piedi tramite sentieri, compresa nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Un territorio di origini tardo medievali, era un insediamento montano come molti in appennino, dove la raccolta delle
castagne, l’allevamento e il baratto erano le principali fonti di sostentamento di una economia magra ed essenziale. Non avendo mai avuto una strada carrabile, intorno al 1950 Laturo ha subito uno spopolamento inesorabile tanto da farlo diventare abbandonato dal 1973. Un piccolo insediamento che però agli occhi di qualcuno poteva avere un futuro diverso.

Federico Panchetti, infatti, insieme a un gruppo di amici, che si sono poi costituiti nell’associazione “Amici di Laturo”, ha pensato a un lavoro di recupero, proprio lì dove tutto sembrava essere perduto. “Con questo gruppo di amici avevamo il duplice scopo di desiderare una casa per vivere nella natura e di un’associazione che potesse sopperire al comune, vista l’assenza di strada. È proprio l’isolamento di Laturo e la mancanza di una vera strada carrabile che ha spinto alcuni di noi ad investire personalmente nei ruderi. Questa frazione è sempre stata così isolata e a livello architettonico è proprio questo isolamento che ha impedito orribili restauri negli anni ’70”.

Si tratta dunque di un territorio unico con delle potenzialità che potevano essere recuperate e che avrebbero scritto per questo luogo, immerso nella natura, un destino diverso. Federico e i suoi amici decidono così di scommettere sulla rinascita di Laturo e l’unione e la sinergia stanno facendo vincere questa scommessa.

Fin dalla fondazione dell’associazione, di cui Federico è presidente, l’obiettivo è quello di far ripopolare questo territorio dall’aspetto così selvaggio un tempo animato e ricreare un turismo rurale intelligente,
saltuario e di nicchia, un’idea di vita alternativa. Un progetto che ha alla base il concetto di sostenibilità e unicità.

“Crediamo che questa unicità sia da difendere con tutte le forze”.

E da questa unicità Federico e i suoi amici hanno voluto ridare splendore a questa frazione e farla riemergere dal buio. Lo spiega bene la missione dell’associazione “Amici di Laturo” che descrive il piccolo insediamento come un’icona di un vissuto umano reale e soprattutto denso di semplicità e di magia con cui ogni abitante di Laturo viveva ed affrontava il suo quotidiano.

“Ridare luce al borgo di Laturo significa, a parere degli Amici di Laturo, ridare e risvegliare la coscienza di appartenere nuovamente a quel territorio e riscoprirne le proprie origini, a tutta la vallata, e soprattutto ai parenti ed ora proprietari delle case diroccate del borgo”.

E tutto questo è possibile attraverso un metodo che, come si legge sul sito dell’associazione, è quello di ricreare le condizioni necessarie a rendere vivibile il borgo rispettando i principi di edilizia su cui poggia
la sua costruzione.

“Alla luce dei progressi tecnologici in tema di energia rinnovabili e nel campo dell’edilizia, si vuole ricreare nuclei autonomi dotati di fonti di energia rinnovabili, vista la zona montana dove sorge il borgo, salvaguardando la cultura ambientale e ricercando nella vita di un tempo, riscoprendo il silenzio e la bellezza di questi luoghi”.

Un lavoro che può essere fatto attraverso delle risorse finanziarie che si possono ottenere tramite una oculata politica di fundraising supportata da una politica di marketing sociale, utile strumento per sensibilizzare le popolazioni limitrofe e non.

“Non bisogna dimenticare che il promontorio montano dei monti della Laga si presta ad essere una reale palestra e fucina di attività in outdoor, strumento necessario per reperire le risorse per i servizi sportivi e di tempo libero erogati, da cui aggiungere l’attività di ripulitura di sentieri, gli accessi da e per Laturo, fondamentale alla riscoperta e ricostruzione del borgo; infine altro sbocco interessante è la ricerca di fondi di finanziamento a fondo perduto, diretti ed indiretti, erogabili dai bandi della comunità europea”.

Un lavoro di recupero che, partito nel 2012, sta diventando sempre più concreto e oggi Laturo si presenta con poche case restaurate e vissute part time, ma che hanno ridato vita e vigore a un territorio fantasma.
C’è poi un’associazione che mantiene in vita il borgo con eventi e manutenzioni. È poi da considerare una
meta di escursionismo di giornata. Un volano per molte attività commerciali di Valle Castellana che dopo
la visita di Laturo sono frequentate ogni weekend. Il progetto di recupero di Laturo può essere da stimolo e da esempio per altri territori fantasma e per chi ha il desiderio di salvare una memoria storica con un valore inestimabile, parola di Federico.

“È importante una buona mission, un gruppo di persone capaci e combattive e un po’ di soldi da parte. Oggi anziché sfruttare le risorse montane si può accogliere un turismo di nicchia che ama il silenzio. Noi non abbiamo necessità commerciali a Laturo ma il nostro esempio è motivo di contagio di certo per altre frazioni”.

La perseveranza, la lungimiranza e la determinazione possono riuscire ad accendere un interruttore che per troppo tempo è rimasto spento e che ha oscurato un territorio che ha tanto da dare e da raccontare.