di Miriam Iacovantuono

Come molti paesi delle aree interne, anche Monticchiello in provincia di Siena, con gli anni ha subito una profonda trasformazione. A partire dalla metà del 1960 la popolazione del paese si è dimezzata, mentre lavoro, cultura e tradizioni sono andati rapidamente scomparendo. E così quelli che per scelta o necessità sono rimasti, hanno iniziato a riflettere sul senso delle trasformazioni che travolgono il loro mondo e le loro identità. È nata da qui l’idea di aggregarsi attorno a uno spettacolo in piazza, con una formula teatrale originale che presto è diventata, per il Teatro Povero di Monticchiello, un tentativo di ricostruzione collettiva del senso e degli ideali della vita degli abitanti. Un modo per resistere alla crisi.

Un progetto, il Teatro Povero, che oggi è strutturato in cooperativa di comunità, attiva su più fronti: le attività teatrali e culturali in genere, alle quali si affiancano molti servizi svolti per la comunità del borgo e per quanti vi si avvicinano.

Valentina Prati, socia e dipendente della cooperativa di comunità spiega che il primo spettacolo è stato messo in scena nel 1967 come tentativo della comunità di unirsi difronte alle difficoltà.

“Nasce proprio come uno scendere in piazza, ritrovarsi in piazza per la discussione dei problemi della comunità stessa e in generale gli stessi problemi si riflettevano anche in un più ampio panorama italiano”.

Dunque, un modo innovativo per discutere le problematiche della comunità. Un dibattito pubblico attraverso il teatro che mette al centro della discussione e quindi della scena, le tematiche e le problematiche che stanno a cuore alla popolazione di Monticchiello, che diventa protagonista degli
spettacoli e che attraverso l’autodramma – così ha definito Giorgio Strehler questa formula teatrale – vuole superare la crisi sociale, economica e culturale della comunità. Una crisi che si è accentuata negli anni a cui però la popolazione cerca di resistere.

“La popolazione è prevalentemente anziana, ma arrivano anche nuove persone che, qui a Monticcheillo, hanno comprato seconde case che sono abitate per brevi periodi. C’è poi chi vi si trasferisce definitivamente appena può. Possiamo quindi dire che con tutti i meccanismi possibili e con le nostre attività della cooperativa che cercano di coinvolgere le persone anche nel mondo del lavoro, il tentativo lo stiamo portando avanti, non ci stiamo arrendendo e qualche piccolo risultato lo stiamo raggiungendo”.

Nel piccolo paese toscano, che conta 200 abitanti, la “grande trasformazione”, come la definiscono i sociologi, ha portato all’apertura dei luoghi del teatro, come il Museo Tepotratos e il Granaio che è la sede della cooperativa e un punto informativo, che sono aperti tutto l’anno. A queste due strutture si aggiunge una Foresteria che è un appartamento indipendente nel cuore nel borgo medievale di Monticchiello che la cooperativa affitta per brevi o lunghi periodi ai turisti. E poi La taverna di Bronzone che è il ristorante che viene aperto nel periodo delle rappresentazioni.

Un progetto, dunque, che nel tempo ha coinvolto l’intera popolazione, la maggior parte delle persone, tra attori e addetti ai lavori infatti partecipano agli spettacoli teatrali e poi la cooperativa di comunità, con due dipendenti fissi, attraverso le varie attività, coinvolge dipendenti a tempo determinato più altre figure professionali.

“È comunque una cooperativa che ha creato lavoro e dà lavoro principalmente alla gente del paese, ma anche alla gente che vive nei dintorni creando un indotto anche sulle strutture ricettive del territorio”.

Una formula che funziona e che ha unito il teatro e la cultura alle esigenze della popolazione che vengono in qualche modo soddisfatte attraverso la cooperativa di comunità che si muove nell’ambito della recitazione e che però abbraccia anche situazioni relative alla comunità come servizi e aiuti alla popolazione.

“Ed è questo il senso della cooperativa che è nata grazie alla gente del paese che si è espressa con il teatro ed ha acquisito credibilità e autorevolezza proprio grazie a questa forma espressiva e poi la gestione di altre attività culturali”.

E il progetto continua ad andare avanti affrontando, attraverso le rappresentazioni teatrali, le principali problematiche della gente del posto. Ci si prepara durante l’anno individuando le tematiche e scrivendo lo spettacolo che viene messo in scena durante l’estate.

“Quest’anno gli spettacoli vanno in scena dal 30 luglio al 14 agosto tutte le sere alle 21.30 ed è l’evento principale per cui è conosciuto Monticchiello, questo spettacolo estivo che è frutto di assemblee invernali. Parliamo dei temi che ci stanno a cuore, come per esempio qualcosa che è successo in paese che ci ha particolarmente colpito o tematiche importanti come per esempio, quest’anno la guerra. Si scelgono quindi dei temi di cui si vuole parlare approfonditamente nello spettacolo, dandone i vari punti di vista a seconda dei vari personaggi che poi intervengono”.

Un progetto sociale e culturale che a Monticchiello ha funzionato e continua a funzionare e che potrebbe essere una formula da poter replicare anche in altri territori con le caratteristiche del piccolo paese toscano.