Il reddito di cittadinanza continua a dividere i partiti. Intanto, guardando ai dati, da inizio 2022 fino a oggi sono state 1,5 milioni di persone a riceverlo. Lo scorso anno per la misura sono stati spesi 8,8 miliardi di euro dallo Stato. Ogni famiglia ha percepito in media 582 euro al mese, ma solo il 4,2% dei beneficiari finora ha trovato lavoro. Gli schieramenti politici pensano quindi a modificarlo per eliminare i difetti emersi, ma le proposte sono varie e diverse.

Cosa non funziona del reddito di cittadinanza. L’Rdc non funziona a sufficienza nel trovare un’occupazione alle persone che ne usufruiscono. A fine 2021 il 70% dei beneficiari continuava a percepire il reddito di cittadinanza dal 2019: del totale, i reali occupabili sono solo il 20% perché è difficile che gli altri possano essere immessi immediatamente nel mondo del lavoro per varie ragioni, come assenza di competenze o mancanza di esperienze lavorative.

I programmi dei partiti per modificare il reddito di cittadinanza. Tutti i partiti concordano sostanzialmente che qualcosa sul funzionamento del reddito di cittadinanza vada cambiato. Il centrodestra si divide tra il riformare la misura o abolirla del tutto. La Lega per esempio vuole mantenerlo per chi non può lavorare, modificando gli importi per Regione in base al costo della vita da territorio a territorio, e affidandolo ai Comuni. A coloro che invece possono lavorare, andrebbe dato un ammortizzatore sociale e dei corsi di formazione. Forza Italia si concentra invece sul ridurre la platea dei beneficiari per poter destinare 4 miliardi di euro all’aumento delle pensioni. Giorgia Meloni usa la parola “abolirlo” per introdurre un nuovo strumento che tuteli over 60, disabili e famiglie con figli. Il Partito Democratico vorrebbe invece aumentare gli importi alle famiglie numerose, che oggi sono svantaggiate riguardo al reddito di cittadinanza rispetto ai single, eliminare i disincentivi al lavoro e ridurre il requisito minimo di 10 anni di residenza in Italia. Il Movimento 5 stelle parla di rafforzamento e monitoraggio delle strutture anti frode. Il Terzo Polo vorrebbe consentire alle agenzie private di affiancare i centri per l’impiego, togliere il sussidio dopo il primo rifiuto di un’offerta di lavoro e perdita parziale dell’importo dopo due anni.