Ci guardano con scetticismo e non è un gran bel vedere. Sono consapevoli che la partita del 25 settembre sarà un appuntamento importante (64 per cento), e sono quasi tutti consapevoli del fatto che il voto è un diritto sancito dalla Costituzione e da esercitare  (88 per cento), ma temono che la classe dirigente che si è insinuata negli anni non concederà mai spazio.

È la fotografia scattata il 29 agosto dall’istituto di ricerca SWG per Italian Tech, il content hub del gruppo GEDI degli elettori fra 18 e 24 anni. Una ricerca che giunge in un momento storico delicato in vista del voto del prossimo 25 settembre.

Emerge la necessità di tornare a un dialogo costruttivo tra la classe politica e cittadini. Il report sottolinea l’urgenza di affrontare con serietà temi come l’ambiente, sanità, disoccupazione e lavoro, tasse e immigrazione.

E tra i partiti, quello a cui si sentono più vicino è il Partito Democratico (41 per cento), subito prima della Alleanza Verdi e Sinistra (39); Azione e Italia viva superano M5s; chiudono Fratelli d’Italia, Forza Italia e infine la Lega.

Ma avere idee in linea con un partito non si traduce in voti, anzi. Quanti andranno a votare e quanti invece si asterranno? Il dato dell’astensione giovanile, secondo SWG, è tra il 34-38 per cento. Ma i potenziali astenuti che si collocano nel campo del centrosinistra sono il doppio di quelli del centrodestra.

E se i giovani continueranno a non sentirsi rappresentati, sarà una sconfitta di valori che di mero voto mancato.

La ricerca https://static.gedidigital.it/repubblica/pdf/2022/tech/speciale_giovani_voto_v2.pdf