La scorsa settimana i Paesi del G7 hanno annunciato un accordo per l’applicazione di un tetto massimo di prezzo sugli acquisti di petrolio russo. Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti hanno sostenuto l’iniziativa, mentre l’Ue dibatte di una misura analoga per il gas naturale del Cremlino.

“Il G7 ha compiuto un passo fondamentale per raggiungere il duplice obiettivo di esercitare una pressione al ribasso sui prezzi globali dell’energia e di negare a Putin le entrate per finanziare la sua brutale guerra in Ucraina”, ha dichiarato la segretaria al Tesoro statunitense Janet Yellen.

Una strategia che oltre a contenere i prezzi del petrolio, si vuole limitare gli introiti del Cremlino. L’economia russa, infatti, è in gran parte basata sull’esportazione di combustibili fossili: negli ultimi anni, gas e petrolio hanno rappresentato circa il 40% delle entrate del bilancio federale e il 60% delle esportazioni totali. Nonostante la Russia abbia registrato un calo dei volumi di esportazione, a giugno i suoi introiti sono aumentati di 700 milioni di dollari rispetto a maggio grazie ai prezzi più alti dovuti alla guerra, ha scritto l’Iea.

Tuttavia è molto lo scetticismo. I cittadini europei sono seriamente preoccupati. In Italia, secondo un sondaggio Quorum/YouTrend, il 90% degli italiani è allarmato per l’arrivo dell’inverno e le sue conseguenze per il caro bollette. Inoltre, per il 43% degli intervistati le sanzioni a Mosca sono giuste, mentre il 37% è contrario. Il 45% è favorevole al nucleare.