Servono medici e ormai è un dato di fatto. Non si può più perdere tempo. Non più. Tanti, troppi quelli che sono risultati positivi al Covid-19. Molti di più, tutti gli altri, devastati da turni di lavoro massacranti e da stress, non solo fisico, ma anche psicologico.

Per far fronte a tutto questo e per mandare altri camici bianchi in corsia il Governo, nel decreto del 9 marzo 2020, ha disposto 650 milioni di euro e passaggi veloci per assumere i 20mila medici e infermieri chiesti dalle Regioni per dare il cambio a chi sta in trincea.

Ma non ha previsto nessuna stabilizzazione e all’appello potrebbero rispondere molti di meno rispetto al numero di cui si ha bisogno. Si parla di conferimento “di incarichi di lavoro autonomo, anche di collaborazione coordinata continuativa, di durata non superiore a sei mesi, prorogabili in ragione del perdurare dello stato di emergenza, sino al 2020”.

Come si legge in un’analisi fatta da Marzio Bartoloni su ‘Il sole 24 ore’ “il rischio dunque che gli avvisi pubblici degli ospedali siano in parte disertati è più che concreto”. Infatti non si prevede una stabilizzazione dei contratti. Si parla di incarichi individuali della durata di 1 anno non rinnovabili. Questi incarichi, così come recita il decreto, possono “essere titoli preferenziali nelle procedure concorsuali per l’assunzione presso le aziende e gli enti del Servizio Sanitario Nazionale”. Ma niente altro.

Una pecca che potrebbe influire negativamente in questo periodo di emergenza. Ancora di più in una regione come il Molise. Il personale è sotto organico e i bandi per la maggior parte dei casi, in precedenza, sono andati deserti. Tanto che meno di un anno fa  era stata lanciata l’ipotesi di chiamare tra le corsie degli ospedali molisani i medici militari. Era stato lo stesso Commissario alla Sanità Giustini, a ipotizzare la presenza dell’Esercito in corsia per un  periodo minimo di 5-6 mesi.

Un’analisi ragionata di quella che potrebbe essere la carriera lavorativa, forse farebbe riflettere più di qualcuno. Partecipare alla selezione per un posto in corsia, in un periodo emergenziale come quello attuale solo per sei mesi,  potrebbe non essere il massimo. Ma i professionisti, chi fa il proprio lavoro con passione, ragionano con il cuore. Il personale sanitario in questo momento sta dimostrando di avere determinazione, passione per il proprio lavoro e soprattutto senso del dovere. Allora forse in questo caso, sicuramente anche in Molise, potrebbero rispondere alla chiamata anche coloro che prima avrebbero detto “no, grazie!”

Seguendo magari l’esempio della Lombardia. Nella regione più ‘martoriata’ da questa emergenza, infatti dopo la pubblicazione del decreto, in soli due giorni sono arrivate 650 domande.