Sono sotto attacco le case di riposo e le residenze sanitarie assistenziali, strutture dove vivono gli anziani, le persone più fragili. Qui il coronavirus sta entrando, in vari punti della penisola. E’ questo poi il luogo dove, probabilmente, è più difficile fermarlo.

Dalla Lombardia, al Lazio, dall’Abruzzo alla Calabria. Ed è successo anche in Molise. Infatti nella casa di riposo di Cercemaggiore, un ospite della struttura è risultato positivo, il virus ha colpito altre  persone.

A comunicare del primo caso di paziente positivo al Covid 19, lo scorso 21 marzo, è stato il sindaco Mascia. Assicurando che “le misure di sicurezza, già attuate come da decreto, sono state rinforzate con l’isolamento e la sorveglianza, per tutelare sia gli ospiti della casa ricovero sia chi vi lavora”.

Dopo l’esito positivo del tampone effettuato sul primo paziente il sindaco aveva predisposto la sanificazione dei locali della struttura. Oltre ai dispositivi di protezione per tutti gli operatori, aveva chiesto di effettuare i tamponi su tutti gli ospiti e il personale. Tamponi che poi sono risultati positivi. Ad oggi dunque nella struttura, si registrano 16 persone positive al Covid 19. Si tratta di 13 anziani e tre operatori.

“I pazienti non stanno male, – ha detto il sindaco – e non saranno ricoverati presso l’Ospedale Cardarelli di Campobasso” sono in isolamento, nella struttura del comune. Il sindaco non teme che il paese possa diventare zona rossa. “Gli anziani – ha detto – non hanno avuto nessun contatto con i familiari e non ce ne sarebbe motivo”.

Una situazione che però è comunque preoccupante.

Sono tante le case di riposo che si registrano in Molise. Se ne contano almeno una per ogni comune. Ospitano una categoria fragile della popolazione. In una situazione di emergenza, in Molise, ma come anche nel resto di Italia, la situazione potrebbe precipitare da un momento all’altro.

Sulla questione è intervenuto anche lo Spi-Cgil, il Sindacato dei pensionati. “Le case di riposo sono delle vere e proprie bombe ad orologeria pronte ad esplodere, con 500mila anziani in condizioni di grande fragilità che rischiano di essere contagiati. Quando il virus entra in questi luoghi – continua – fa inevitabilmente una strage, come purtroppo sta già avvenendo in diverse parti d’Italia”.

Il sindacato poi rivolge un appello  al governo, alla Protezione civile, alle Regioni e ai Comuni. E’ necessario, sostiene che “prendano con urgenza tutte le iniziative necessarie a scongiurare uno scenario che altrimenti rischia di diventare drammatico. Da troppe parti infatti ci segnalano che il personale socio-sanitario non è sufficientemente dotato dei dispositivi di protezione individuale, aumentando così le possibilità di contagio”.

Un allarme lanciato anche dal dottor Mino Dentizzi, medico geriatra di Campobasso che ha denunciato la mancanza di adeguati dispositivi di protezione per gli operatori. “C’è il personale di queste case di riposo che è costretto ad assistere gli anziani con scarsissimi presidi individuali di protezione. Ci sono operatori costretti a ricorrere a salva slip come mascherina perché c’è un’enorme carenza. Credo – ha aggiunto il geriatra – la Protezione Civile, la Regione e l’ASReM debbano intervenire pesantemente per fornire le strutture residenziali per anziani di questo materiale”.

Il pericolo è concreto e va affrontato, anche se forse ora è tardi. Fin dall’inizio dell’emergenza il problema della mancanza dei dispositivi di protezione in queste strutture per anziani era stato denunciato da più parti. A livello regionale, ma anche nazionale. Evidentemente non è bastato limitare gli ingressi ai soli operatori. Il virus si è insediato lo stesso. Il veicolo in molti casi è stato proprio il personale non dotato di tutte le misure di sicurezza.