Commosso, il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha preso parte alla Cerimonia di ringraziamento dei medici e infermieri della Task force della Protezione Civile. Il premier ha ripercorso tutti i momenti più significativi che hanno caratterizzato questi mesi, dalle prime avvisaglie di paura alla dichiarazione di pandemia. Mesi bui, difficili e ineguagliabili, dove a fare la differenza sono stati gli Italiani, il loro buonsenso e la grande professionalità dimostrata da tante categorie di lavoratori esposte in prima linea durante il lockdown.

“Disporre in uno stato democratico l’obbligo della zona rossa non è stato semplice; le decisioni sono arrivate man mano in base alle necessità. Ho dovuto dire ai cittadini che non avrebbero più potuto lasciare la propria casa, se non per motivi di estrema necessità, che avrebbero dovuto rispettare il distanziamento sociale e che vigeva l’obbligo dell’uso dei dispositivi di protezione individuale. Il tutto è stato fatto sfidando anche regole basilari, principi di ordinamento democratico, con tutte le implicazioni giuridiche, politiche e sociali del caso. E’ stata una prova difficilissima e inaspettata. Ricordo la triste contabilità dei nostri morti, che non sono numeri, come abbiamo detto molte volte e che non dobbiamo dimenticare. Sono padri, madri, parenti e conoscenti: io stesso ho perso una persona, un uomo della mia scorta, un giovane uomo. Le statistiche ci dicono che nella maggior parte dei casi sono persone anziane, spesso già malate. Io dico che sono le persone che hanno contribuito alla costruzione del miracolo economico e che hanno reso grande il Made in Italy nel mondo. L’ho ricordato nel Consiglio Europeo  di dieci giorni fa, ho cercato di spiegare ai miei colleghi europei che è indispensabile, quando pensiamo ai nostri morti, non avere solamente una prospettiva politica ma anche morale, che sia in grado di muovere e guidare le nostre decisioni.

Quando abbiamo finito la consultazione nazionale a Villa Pamphili, in accordo con il Ministro Speranza, abbiamo deciso di ascoltare per ultime le associazioni dei professionisti sanitari, per dar loro modo e tempo di organizzarsi per presentarci le loro osservazioni; con loro, abbiamo idealmente concluso questo ampio affresco che illustra tutte le componenti della società italiana. Il nostro Paese ha dato grande prova di sé e questa è la nota positiva, perché l’ha data in un momento del tutto inaspettato. I cittadini sono riusciti a rispettare le regole nella maggioranza dei casi, hanno cambiato le loro abitudini di vita, stravolgendole e comprendendo che era uno sforzo che andava fatto. Solo questo sforzo solidaristico ci ha permesso di uscirne, in qualche modo e lo abbiamo fatto.

Il virus corre ancora fra noi, non dobbiamo mai dimenticarlo e le regole vanno ancora rispettate. Ma la prova più bella, l’avere data voi, uomini e donne della medicina.  Vi assicuro che quando avete risposto all’appello, la comunità nazionale ha tratto conforto e ha apprezzato il vostro coraggio, quella resilienza e la determinazione a non lasciarsi sopraffare da un nemico invisibile. Non siete degli eroi, qualcuno lo ha rivendicato e io rispetto questa volontà: non vi chiamerò eroi, ma professionisti di grande cuore”.