Decreto Rilancio: al fianco dei lavoratori. Questa la frase scelta dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri nella sua campagna di comunicazione lanciata sui social ma che, a dirla tutta, non ha sortito l’effetto sperato. Una valanga i commenti a corredo del post, molti dei quali profondamente critici verso l’operato del Governo in merito alle misure poste in essere “per il sostegno al fianco dei lavoratori”.

Una serie di foto scorrono sulla pagina Facebook dedicata all’argomento, ad ognuna delle quali è associato un commento esplicativo per illustrare, nel dettaglio, le azioni intraprese a sostegno dei lavoratori.

Si parte con la Cassa integrazione: “Il Decreto Rilancio – si legge nel post – ha rafforzato con 16 miliardi gli istituti della Cassa Integrazione e del Fondo di Solidarietà: incrementate da 9 a 14 le settimane per cui è possibile richiedere, nel periodo 23 febbraio-31 agosto 2020, l’integrazione salariale prevista dal Decreto Cura Italia. E’ inoltre riconosciuto un eventuale ulteriore periodo di massimo 4 settimane. Inoltre, al fine di velocizzare la liquidazione, sono state snellite le procedure per l’invio delle domande”. Uno dei temi caldi del momento, forse quello di cui si è parlato di più a causa degli evidenti problemi che questo tipo di strumento ha fatto registrare; molte le persone ancora in attesa del pagamento, tanta la rabbia per quello che appare un diritto negato e ostacolato da una anacronistica burocrazia. “Tanto l’INPS non paga” – è il commento più ricorrente al post, seguito da “La Cassa integrazione, sempre promessa e mai ricevuta” o, ancora, il ben più drammatico “Dovreste fare di tutto per incentivare le imprese, far riprendere la gente a lavorare e non incentivare l’elemosina statale”. 

Ma se la CIG ha destato tale clamore, il tema dedicato all’indennità dei 600 euro ha fatto di meglio. “Il Decreto Rilancio – si specifica nella foto successiva – ha rinnovato ed esteso a più categorie il bonus di 600 euro relativo al mese di marzo previsto dal Decreto Cura Italia. Le indennità sono cumulabili con l’assegno ordinario di invalidità”. Gli emoticon si sprecano, inutile dirlo ma anche i commenti non sono da meno; l’interrogativo è sempre il medesimo: dove sono finiti questi soldi? Scorrendo la pagina, si apprende che nella quasi totalità dei casi è stato incassato un solo assegno relativo ad un’unica mensilità (la prima) ma che, poi, l’intero sistema sia andato assurdamente in tilt, alimentando uno slittamento dei pagamenti del quale non si conosce la causa. La rabbia è molta, la disperazione, tangibile; troppe le incongruenze evidenziate, a torto o a ragione è difficile stabilirlo poiché – e questo appare evidente – l’iter burocratico già di per sé articolato, ha subito in questi mesi più d’una modifica, contribuendo ad uno scoraggiamento collettivo che di “curativo” non ha proprio nulla.

Si passa, così, al Bonus 1000 euro per il mese di maggio per le partite Iva che hanno perso oltre il 33% del fatturato e per i co.co.co. iscritti alla gestione separata Inps. “Per il mese di maggio – scrivono nel post sponsorizzato – il bonus di 600 euro è innalzato a 1000 euro ed è riconosciuto, previa domanda utilizzando la procedura presente sul sito INPS, ai liberi professionisti titolari di partita Iva e co.co.co. iscritti alla gestione separata INPS, non titolari di pensione e non iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie, che abbiano subito comprovate perdite. Le indennità sono cumulabili con l’assegno ordinario di invalidità”. La prima, grande e ricorrente criticità la si rileva proprio sulla piattaforma indicata per eseguire la procedura, ovvero l’INPS. “Al momento non sembra attiva” – si legge fra i commenti; ma sono i criteri adoperati per l’applicazione di questa misura ad accendere gli animi dei tanti lavoratori italiani connessi alla pagina. “Si sta realizzando un’ingiustizia – scrive un utente – il bonus per i contratti di collaborazione verrà erogato a maggio solo per i lavoratori che hanno cessato il contratto. Questo non tiene conto del fatto che un collaboratore potrebbe avere il contratto aperto ma, in realtà, senza guadagnare”. Parlano anche le partite Iva: “Ho perso più del 33% (circa il 70%) e ieri ho pagato 2.500 euro di Iva di maggio. Perché, semplicemente, non ci avete fatto compensare senza farci infilare in lunghe e complicate procedure?” O ancora: “I criteri sono una cosa mai vista, scandalosa. Dimostrare il 33% in meno rispetto al biennio precedente è quasi sempre impossibile. State facendo davvero di tutto per impedire a noi cittadini di accedere a questi aiuti economici da voi tanto millantati”.

Polemiche anche sul Bonus di 600 euro aprile-maggio agli intermittenti stagionali, cioè quelli del turismo e degli stabilimenti termali. In questo caso, le critiche riguardano una certa confusione sia in merito alle procedure che ai requisiti per poter accedere al benefit. Quante domande vanno presentate? Bisogna rinnovarle? Perché alcune categorie, come i B&B non imprenditoriali, sono state escluse?

Al di là dei singoli commenti su ogni specifico intervento, a mortificare sono i tanti, ripetuti appelli volti a denunciare un disagio e un reale terrore per i mesi a venire, quando anche quei pochi spiccioli accantonati saranno esauriti. L’invito è a ragionare nei termini di ripresa occupazionale: gli italiani vogliono lavorare, gli interventi economici a sostegno sono palliativi inefficaci se si vuol programmare nel lungo termine una ripresa. Le misure fin qui previste non soddisfano i cittadini, né sul piano pratico né su quello politico: sono in molti a leggerle in chiave propagandistica e la sfiducia nel nostro Governo appare in netta crescita. Ciò che è accaduto non ha precedenti e va tenuto in considerazione, ma sebbene la consapevolezza di ciò ci sia, resta in piedi una convinzione: nessuna eccezionalità sarà mai in grado di sovvertire le logiche che guidano questo Paese.