L’albergo diffuso, di cui si fa un gran parlare in queste settimane come la soluzione per mantenere il distanziamento, è anche quello che non si sviluppa nel borgo. Si caratterizza allo stesso modo di quello classico perché recupera un agglomerato rurale di edifici, ma distante dal centro storico del paese. È il caso de ‘La Piana dei Mulini’ di Colle d’Anchise.

La struttura, che aderisce all’Associazione Nazionale Alberghi Diffusi dal 2006, nasce come albergo diffuso ancora prima che se ne diffondesse il concetto nel Molise.

Michele, il titolare, definisce ‘La Piana dei Mulini’ un albergo diffuso ‘speciale’, proprio per il suo essere ‘fuori dal borgo’.

“L’idea di offrire ai turisti un soggiorno non convenzionale, legato ai tempi e agli stili di vita locali, che potesse essere un punto di partenza per esperienze autentiche e sostenibili nel territorio, è stata il motore propulsore grazie al quale ha preso vita il nostro albergo diffuso nel 2002”.

Un agglomerato rurale di edifici nato intorno all’Alta Valle del Biferno.

“La presenza in antico del mulino, del ponte che permetteva l’attraversamento del fiume Biferno e anche la strategica posizione stradale alle pendici del Matese, al centro tra due dei percorsi tratturali principali, hanno da sempre fornito il luogo ideale per una piccola comunità di poche famiglie che esauriva la sua esistenza nella vita semplice della valle”.

Alla base del modello di accoglienza de ‘La Piana dei Mulini’ c’è la filosofia che esprime il modello di ospitalità ‘albergo diffuso’, messo a punto dal prof. Giancarlo Dall’Ara, fondatore di ADI – Albergo Diffuso Italia -. Oltre a questo c’è anche la volontà di rafforzare i concetti di turismo sostenibile ed eco-turismo che dovrebbero essere quelli più rappresentativi per il Molise e per l’Italia tutta.

Se l’idea di albergo diffuso è quella che ad oggi sembra più fruibile, porta con sé un lavoro non indifferente. Ristrutturare vecchie costruzioni cadenti, significa anche rispettarne la loro unicità architettonica e storica.

“Ogni elemento ha richiesto una progettazione mirata per ottimizzare, ad esempio, la messa in opera degli impianti fognari, idraulici ed elettrici, adeguandoli a planimetrie già esistenti. Inoltre, l’albergo diffuso è nato contestualmente al Parco dell’Alta Valle del Biferno nel quale si sono resi necessari poderosi interventi di ripristino degli argini e di ripulitura dei canali del vecchio mulino. Il Parco è per noi parte integrante e sostanziale dell’albergo. Ce ne prendiamo cura quotidianamente come se fosse parte dell’edificio”.

‘La Piana dei Mulini’ può essere definito un progetto ‘fuori dagli schemi’. Racchiude in sé una serie di valori rappresentativi del Molise, della sua storia e del suo territorio. È un esempio di recupero architettonico che ha permesso di salvare da distruzione certa il sistema del mulino ad acqua e della centrale idroelettrica degli inizi del ‘900. Due esempi diversi e, allo stesso modo importanti, della storia complessa e antica della nostra regione.

A questo poi si accosta il Parco fluviale del Biferno. È parte integrante della struttura da dove è possibile ammirare la maestosità del fiume facilmente e comodamente. Ma anche un luogo dove poter essere a stretto contatto con la natura, osservare e vivere un ambiente incontaminato.

“Per i nostri ospiti, generalmente persone che abitano in grandi agglomerati urbani, svegliarsi e affacciarsi nella natura del Molise è quasi un sogno. Il nostro desiderio era quello di creare impresa sostenendo il territorio e non depauperandolo, seguire i principi dell’eco-turismo e della sostenibilità. Non quelli del turismo di massa e di quello mordi e fuggi. Ma, soprattutto, da quasi 20 anni, il nostro desiderio è quello di offrire ai nostri ospiti l’esperienza nel Molise che vogliamo e che sogniamo da sempre: verde, ospitale, generoso, ricco di storia e di cultura, autentico”.

Dunque, un turismo virtuoso che, seppur in questo particolare momento storico sembra essere rivalutato e scelto da un maggior numero di turisti, presenta dei limiti. Gli stessi vengono infatti evidenziati dal titolare de ‘La Piana dei Mulini’.

“Per sostenere adeguatamente un territorio, un albergo diffuso dovrebbe avere almeno 25 camere per rendere economicamente sostenibile la sua attività e generare un circuito virtuoso con il territorio in termini di servizi”.

È evidente che il solo titolare dell’azienda non può farcela. Sono le istituzioni che dovrebbero agire per rendere più fruibile il territorio. E se un’attività come ‘La Piana dei Mulini’ che conta 20 dipendenti – dunque persone che hanno deciso di restare a lavorare sul territorio – accoglie turisti che visitano le attrazioni locali, mangiano negli altri ristoranti della zona, acquistano beni e prodotti agroalimentari, sostenendo l’economia locale, ancora tanto deve essere fatto. Agire in maniera ancora più incisiva per aumentare l’interesse turistico per il territorio e incoraggiare le persone a venire. Se il tessuto imprenditoriale è fondamentale, ci sono però altri elementi che possono fare la differenza quando si parla di economia, soprattutto in campo turistico.

“A proposito dei servizi è necessario il sostegno della comunità locale ma anche e soprattutto degli enti e delle istituzioni. I Comuni potrebbero sostenere con azioni mirate giovani o giovani coppie che volessero prendere la residenza con sgravi fiscali, ma anche servizi aggiuntivi e così per coloro che volessero aprire attività artigianali di cui il turismo ha estremamente bisogno. Un’attenzione particolare andrebbe data al trasporto pubblico locale che potrebbe essere un incentivo per i residenti ma anche per i turisti”.

Se il titolare di una struttura ricettiva ce la mette tutta per cercare di incentivare il turismo in Molise, solo i suoi sforzi o di quelli che lavorano sul territorio non bastano. Il territorio è ancora poco conosciuto e mancano per i turisti i servizi territoriali, anche di base. È un dato di fatto. Non esistono presidi informativi turistici. Non c’è un portale regionale nuovo, sempre aggiornato, multilingua, nel quale i turisti, anche quelli meno esperti, possano facilmente individuare le aziende del settore, ma anche avere informazioni stradali. Mancano informazioni sulle attrazioni turistiche di zona, uno schema unico della mobilità e la possibilità di conoscere in modo esaustivo le eccellenze enogastronomiche.

Al momento, ognuna di queste informazioni deve essere cercata in modo indipendente e lo sforzo necessario a pianificare un viaggio in Molise spesso scoraggia le persone che arrivano, quando arrivano, con informazioni parziali e a volte non corrette”.

Quest’anno il nuovo modo di fare turismo sarà quello che ruota intorno ai borghi e la struttura ricettiva che più rispecchia il distanziamento è proprio quella dell’albergo diffuso e ancor di più se è immersa nella natura.

Ma anche su questo ci si pone una domanda: “Chi promuove l’azione turistica per incentivare le persone a venire nel Molise e sostenere le riaperture?”

Nonostante gli sforzi profusi dall’ADI per valorizzare il modello dell’albergo diffuso come modello anti COVID-19, servirebbe una campagna nazionale per promuovere l’Italia dei borghi. Perché, se è vero che è stato uno dei Paesi più colpiti, è anche vero che la maggior parte dei contagi è rimasta circoscritta a un’area ben precisa della Penisola, coinvolgendo in misura ridotta le aree dell’Appennino centrale e del sud Italia, più rurali e più legate alla vita nei borghi.

“A questo proposito, penso che il Molise avrebbe dovuto alzare la testa e far leva su questi aspetti per condurre una campagna di comunicazione mirata a sostegno del comparto turistico. Agli inizi degli anni 2000, infatti, riponevo molta più fiducia e più speranza nello sviluppo turistico del Molise. Stilando un resoconto dopo un ventennio, mi sono reso conto che la situazione non è affatto migliorata e, anzi, quasi nessuno sforzo è stato fatto da allora per migliorare visibilità e servizi”.

E se la volontà di fare impresa non manca – e la determinazione e l’energia che mettono i titolari delle strutture lo dimostrano – manca sempre quel trampolino di lancio che dovrebbe essere ‘costruito’ e ‘preparato’ dalle istituzioni che ancora una volta fanno troppi proclami e poche azioni.