di Silvia Valente

Selvaggia Lucarelli, la popolare giornalista italiana, è giunta in Molise per trascorrere qualche giorno di vacanza e scoprire alcuni dei luoghi che questa regione custodisce gelosamente. Una visita annunciata già qualche mese fa, a sostegno e promozione di quel “turismo di prossimità” di cui tanto si è sentito parlare ma che, purtroppo, qualcuno ha scelto di non mettere in pratica, preferendo vacanze fuori confine con le conseguenze che abbiamo imparato a conoscere proprio negli ultimi giorni.

Sul suo profilo Instagram, la Lucarelli ha postato le foto scattate durante il suo soggiorno molisano, in particolare sul ponte tibetano di Roccamandolfi e nel meraviglioso sito archeologico di Altilia, a Sepino. Due scatti accompagnati da frasi semplici ma efficaci, perfettamente in sintonia con il suo naturale e pungente spirito critico: “Sono sempre stata convinta dell’esistenza del Molise, un po’ meno dell’esistenza di un ponte tibetano in Molise. E invece”. 

Moltissimi, inutile dirlo, i commenti dei suoi followers, la maggior parte impegnati a ringraziare la giornalista per il suggerimento offerto su possibili vacanze da fare. “Questo si che è un modo intelligente di usare Instagram – dice qualcuno – foto in cui mostrare la bellezza dei posti. Brava, ci piaci in questo tour tutto italiano”, ancora: “Mi stai dando un sacco di idee, grazie”, oppure: “Grazie per farci conoscere posti della nostra bella Italia di cui spesso ne ignoriamo l’esistenza”.

Il tono aggraziato e gentile ha la meglio ma non mancano anche i commenti negativi, se così si può dire: “Ah si, guarda. Ci volevi proprio tu per dimostrare l’esistenza della nostra splendida regione!”. Opinione lecita, nulla quaestio, ma sulla quale vale la pena soffermarsi un istante in più. Che il Molise stia vivendo una stagione fortunata è qualcosa di assodato: dall’articolo del New York Times alla promozione del turismo di prossimità, molte le presenza registrate in questa estate, nonostante il Covid o, forse, proprio grazie ad esso. Ciò non toglie, tuttavia, che la strada verso il rilancio e la valorizzazione dei nostri luoghi sia ancora faticosamente lunga; a mancare è una regia unica in grado di porre in relazione i nostri “prodotti” turistici, con itinerari e programmi in grado di soddisfare i visitatori. Basterebbe, tanto per cominciare, offrire delle indicazioni adeguate per facilitare gli spostamenti e, dunque, evitare di abbandonare i turisti a loro stessi, in un viaggio “avventuroso” non richiesto.

“Uno dei siti archeologici meno raccontati d’Italia” – scrive ancora la Lucarelli a proposito di Altilia. Una frase che ha inorgoglito tanti molisani, molti dei quali hanno, però, preferito fermarsi a questa considerazione, piuttosto che accogliere anche una piccola-grande critica dalla giornalista. “Nessuna indicazione, incredibile” – replica la Lucarelli al commento di una follower che aveva evidenziato il problema.

Già, è incredibile. E’ incredibile – e a quanto pare anche difficile da comprendere – constatare che la “valorizzazione” di un luogo passi anche attraverso questo genere di cose, a tratti elementari.

Abbiamo iniziato a capire dove ci troviamo e questo è indiscutibilmente un traguardo; ora, non resta che imparare a spiegarlo anche agli altri.