di Alessandro Matticola

 

Mancano ormai 5 giorni esatti al referendum del 20 e 21 settembre per la conferma della riforma costituzionale che, in caso di approvazione, vedrà praticamente dimezzare la Camera Dei Deputati e il Senato.

La geografia della politica italiana nei confronti di questo appuntamento è molto frammentaria, soprattutto pesa – non lo si può negare – la partita delle elezioni regionali che per una certa parte politica forse ha una valenza maggiore rispetto alla riforma costituzionale.

Il Movimento 5 Stelle porta alle urne una battaglia storica, quello del taglio dei costi della politica e dello snellimento della macchina burocratica. Una posizione ferma, quella del Si alla riforma, che non è mai stata messa in discussione.

Centro sinistra. Una situazione più complessa. Molto più complessa. La falange centrista, il Partito Democratico per intenderci, ha detto che voterà Si. Una scelta per non divorziare dal M5S? Potrebbe essere, anche perché all’interno del partito le posizioni sono spaccate e molti voteranno no. Così come voterà no Matteo Renzi con Italia Viva e Carlo Calenda di Azione, l’ala più “a destra” della sinistra, ma anche quella più a sinistra di Liberi e Uguali di Roberto Speranza

Carlo Calenda che nelle ultime ore è al centro anche della discussione interna alle questioni delle regionali in Puglia. Azione infatti sosterrà il candidato di Mattero Renzi, Ivan Scalfarotto – ex deputato e vice presidente del Pd – al posto di Michele Emiliano, in quanto il presidente uscente è sostenuto dagli altri dal sindaco di Nardò Giuseppe Mellone. Il primo cittadino del borgo pugliese è il protagonista di un video diffuso dallo stesso Calenda dove insieme ad un gruppo di militanti di estrema destra conduce una cerimonia del Presente, quella in cui si inneggia con saluti romani ad un esponente fascista morto in segno della sua presenza spirituale appunto. E qui Calenda si scaglia contro il Pd e contro Emiliano, in quanto è noto il rapporto di amicizia tra il sindaco di Nardò ed il governatore pugliese. Pd che lo accusa di favorire così Raffaele Fitto, candidato di Forza Italia.

E qui arriviamo al nocciolo della questione: le regionali, il referendum e le posizioni del centro destra che non sono del tutto chiare. Finora infatti non c’è stata una presa di posizione decisa da parte di Forza Italia e di Fratelli D’Italia. Matteo Salvini e la lega appoggiano il referendum e voteranno compatti Si. Giorgia Meloni sembra appoggiare le posizioni del carroccio, ma non è del tutto convinta. A fare da ago della bilancia infatti è Forza Italia, che nelle ultime ore sembra sia orientata al No. Il partito fondato da Silvio Berlusconi ma guidato più da Antonio Tajani che dal Cavaliere – dimesso dal San Raffaele dopo aver debellato l’infezione da covid – con una posizione decisa porterebbe con sé buona parte del centro destra, compresa Giorgia Meloni e una buona fetta della Lega, che lascerebbe Salvini con un manipolo di sodali al suo fianco.

La posizione non espressa è perché con molta probabilità, la battaglia relativa alle regionali è di gran lunga molto più importante rispetto a quella del referendum. C’è la Puglia da strappare a Michele Emiliano, prima ancora roccaforte dell’estrema sinistra di Nichi Vendola e Fitto avrebbe buone possibilità. Poi ci sono da trattenere la Liguria di Giovanni Toti ed il Veneto di Luca Zaia, quest’ultimo quasi scontato al centro destra salvo clamorosi ribaltoni. Altro baluardo da poter strappare alla sinistra in questo momento sono le Marche dell’alfiere del Pd Matteo Ricci, attuale sindaco di Pesaro e vice presidente dei democratici. E c’è la possibilità di prendere il governo di un’altra roccaforte del centro sinistra: la Toscana, guidata da Enrico Rossi. C’è poi la Valle D’Aosta, con le dimissioni dell’ex presidente Fosson per sospette infiltrazioni mafiose e soprattutto la Campania di Vincenzo De Luca, altra roccaforte del centro sinistra.

Insomma, c’è la possibilità per il centro destra di poter prendere in mano, in pratica, buona parte dello stivale nella notte tra lunedì e martedì, senza contare i comuni capoluogo che voteranno anch’essi in questa tornata elettorale. Una vittoria schiacciante del centro destra, ridisegnerebbe anche la politica nazionale.

Il Movimento 5 Stelle, secondo i sondaggi, sembra infatti essere al minimo ovunque. La partita è di nuovo tra destra e sinistra In Toscana la destra è al 42% e il centro sinistra in lieve vantaggio al 43%. Non c’è storia nelle Marche dove il centro destra è dato per favorito (46% dei sondaggi contro il 36% della sinistra). Il Veneto sembra saldo nelle mani di Luca Zaia e a quanto pare anche la Campania e tenuta in mano saldamente da De Luca, stessa cosa per Giovanni Toti in Liguria. Altro testa a testa in Puglia tra Emiliano al 38% e Fitto al 39%.

E potete stare certi che una vittoria del centro destra alle regionali porterebbe inevitabilmente Salvini a chiedere la testa del governo, anche se non è lui a vincere. Solo che questa volta non è detto che resti da solo a chiedere a gran voce le dimissioni di Giuseppe Conte.

Questo al netto del risultato del referendum, che potrebbe dare altre sorprese.