di Alessandro Matticola

Il cinema russo non è mai stato alla ribalta dei cinema dell’ovest. Forse perché è sempre stato legato ad uno scopo propagandistico, come durante gli anni del regime comunista.

Il ragionier Ugo Fantozzi aveva i suoi buoni motivi per definire “La Corazzata Potemkin”, “una c****a pazzesca”, ma non c’è stato solo il neorealismo nel cinema russo.

C’è stata soprattutto un genere che rispecchiava anche le ambizioni del periodo sovietico e che ha fatto storia nel cinema mondiale: la fantascienza. I “cosmonauti” come vengono definiti gli astronauti in Russia, sono stati gli eroi di alcuni film che hanno fatto la storia della cinematografia. Su tutti un autore, Andrej Tarkovskij ed un film, “Solaris”, il cui remake del 2002 di Steven Sonderbergh – molto più breve dei 160 minuti del primo – vede come protagonista George Clooney.

Un anno fa, il regista Nikita Argunov, un genio degli effetti speciali, pubblica un film che è destinato a rimanere nella storia del cinema di fantascienza o, se vogliamo “parlare in russo”, della “cosmografia”: “Koma”, disponibile sulla piattaforma Amazon Video sottotitolata, ancora non distribuito in Italia a causa del coronavirus.

Il film narra la vicenda di Viktor, giovane architetto di talento che si risveglia in casa sua, ma qualcosa non va. È in casa sua, ma quella non è casa sua. Di colpo inizia a smaterializzarsi, la stanza scompare. Viktor si precipita fuori dall’edificio: la realtà non è quella che ricordava. Palazzi sovrapposti, entità che librano nell’aria, strade che si contorcono. Non è la realtà, è un sogno, neanche molto piacevole, “tutto finirà quando mi sveglierò” pensa. “Magari basta che quello spirito venga a mangiarmi e si mi sveglierò bagnato di sudore nel mio letto”. Ma non è così. All’improvviso appaiono altre persone che lo salvano dalle grinfie di quell’essere così strano per un pelo. Sempre più contorto questo sogno, fino a quando gli improvvisi compagni di viaggio che ha incontrato non gli svelano la realtà: non è un sogno, sei in coma.

Scenografie mozzafiato, effetti speciali da premio oscar che non sono state minimamente considerate. Una storia che è stata criticata perché un po’ rapida – nonostante il film duri quasi due ore – ma complessa da districare. “E’ la versione russa di Inception” – il capolavoro di Christopher Nolan con Leonardo Di Caprio – se si vuole dare un giudizio veloce alla pellicola. Peccato che non è proprio così, “Koma” va decisamente oltre.

Non si entra nel mondo dei sogni, in una realtà che si può immaginare, soprattutto dove si può entrare quando si vuole. Sei in uno stato vegetativo, dove la realtà è creata dal tuo cervello, ma non puoi governarla, perché sei in uno stato di incoscienza dove il tuo cervello non risponde a nessuno se non a sé stesso. Anche qui non sai come ci sei arrivato, ma è peggio: non sai quello che ti aspetta e soprattutto, non sai dove sei… E non è detto che sia stato tu ad essere arrivato fin li di tua spontanea volontà.

È un film che va oltre il mondo dei sogni, in un mondo ingovernabile ed imprevedibile come i personaggi che lo popolano. Un mondo dove non c’è la sicurezza che a breve tutto finirà perché è un sogno. O peggio, come in Matrix, dove hai la certezza che è tutto finto e modificabile perché frutto di un’intelligenza artificiale. È un mondo dove sei in trappola fino a quando non ne esci. Ed uscirne non è una cosa facile.

Se “Inception” vi aveva inchiodato alla sedia, “Koma” vi rapirà.