Il reddito di cittadinanza è stato il cavallo di battaglia del MoVimento Cinque Stelle. Introdotto nel gennaio 2019 come sostegno economico finalizzato al reinserimento nel mondo del lavoro e all’inclusione sociale, rischia però di rimanere una misura puramente assistenziale e non un efficace strumento di inserimento nel mondo del lavoro. A sostenerlo è il presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte che pensa a un sistema informatico più snello ed efficace per incrociare domanda e offerta.

Analizzando i dati dell’Osservatorio sul Reddito di Cittadinanza dell’Inps da aprile 2019 ad agosto 2020 si evince che i nuclei familiari percettori del reddito di cittadinanza in Italia sono 1.168.364 in cui sono coinvolte 2.926.334 persone, mentre secondo le previsioni il sussidio avrebbe dovuto coinvolgere 3.500.000 persone.

In particolare in Molise i nuclei familiari percettori del reddito di cittadinanza sono 6.712 – 4.998 in provincia di Campobasso e 1.714 in quella di Isernia – e risultano coinvolte 15.112 persone – 11.342 per la provincia di Campobasso e 3.770 per quella di Isernia.

Nel Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica della Corte dei Conti si legge che a livello nazionale “il 7,2% è stato assunto entro 30 giorni dall’accoglimento della domanda, il 18% tra 31 e 90 giorni, il 28,7% tra 91 e 180 giorni, il 46,2% oltre 181 giorni”. Di questi, il 67,4% dei beneficiari ha un’età inferiore ai 45 anni. Un altro dato poi riguarda i Patti di Servizio. In totale ne sono stati sottoscritti 262.738 (66%).

E se a livello nazionale la percentuale va oltre la metà dei beneficiari, rimane bassa in Molise dove solo il 36,7% dei nuclei familiari ha un individuo con un patto di servizio sottoscritto. 

Secondo l’analisi della Corte dei Conti a influenzare i numeri è anche una scarsa“vivacità complessiva dell’attività
dei Centri per l’impiego (CPI)” ed una bassa crescita del loro ruolo nell’ambito delle azioni che si mettono in campo per la ricerca del lavoro.

Una situazione accentuata ancora di più in Molise dove il lavoro dei Centri per l’Impiego è rallentata dall’emergenza sanitaria ma anche dalla chiusura al pubblico degli sportelli. Gli utenti infatti hanno difficoltà nella compilazione delle pratiche, nella richiesta di certificazioni e documenti che possono fare esclusivamente online.

L’idea del premier Conte è quella di creare un sistema unico e nazionale informatico che aiuti i disoccupati a trovare un lavoro e le aziende a trovare le persone che lo cercano.

Un sistema informatico nazionale, dunque, capace di riunire i diversi sistemi regionali – che prevedono, al momento, regole diverse che i vari operator sono chiamati a rispettare.

Nessuna differenza tra regioni e un solo sistema operativo che si dovrebbe tradurre in una app che incroci domanda e offerta. Un sistema pensato che possa rendere impossibile rifiutare un lavoro.

Secondo il premier l’obiettivo principale è quello di non  rendere il reddito di cittadinanza “una misura assistenziale senza progettualità”, e chi quindi rifiuterà il lavoro che gli verrà proposto di conseguenza smetterà di percepire il sussidio.