di Alessandro Matticola

 

Non si era mai visto un presidente come Trump negli Stati Uniti D’America, nessun presidente repubblicano ha avuto lo stesso stampo “populista”, per usare un termine molto caro alle generazioni di oggi. Per quanto anche la politica molto di stampo europeista e paternalista di Barack Obama fosse una novità per gli USA.

E non si era mai visto un duello televisivo così infuocato tra due candidati presidente alla Casa Bianca.

Quello tra Joe Biden e Donald Trump andato in scena nella notte italiana, prima serata americana, è stato il remake del duello tra Rocky Balboa e Ivan Drago.

Un duello al veleno, con diversi richiami per il presidente Trump da parte del conduttore Chris Wallace di Fox News, di estrazione repubblicana per giunta e Joe Biden che più volte si è risentito per le affermazioni del suo sfidante. In uno stato, l’Ohio, che alle elezioni è sempre salito sul carro dei vincitori.

Vediamo cosa è successo. O meglio, cosa non è successo.

Prima domanda, la nomina di Amy Coney Barrett alla Corte Suprema, dopo la morte di Ruth Bader Ginsburg. Trump afferma di essere il Presidente e per tanto può sceglie chi vuole, Biden invece dice che la scelta spetta al popolo americano e quindi al Presidente che ha eletto, per tanto non si oppone alla persona. Due minuti di risposta che sono diventati venti, annaffiati da fiumi di freccitaine che interrompevano continuamente Biden.

Seconda domanda, la gestione del covid. Biden inizia a snocciolare i numeri della questione quando Trump prende ad interromperlo di nuovo. E qui va in scena uno spettacolo degno della migliore puntata di “Uomini e Donne”, magari condotto da Barbara D’Urso invece che dalla De Filippi.

Trump lo accusa di essere ostaggio della sinistra radicale, Biden gli risponde dicendo “il partito (democratico) c’est moi”, passando poi a dare a Trump del clown. Trump riprende dicendo che non c’è nulla di intelligente in lui e Biden risponde chiedendo perché non resta in silenzio. Il tutto sotto la fatica di Wallace nel calmare i bambini che stanno giocando.

Dopo la non risposta di Biden, di fatto interrotta da Trump, il Presidente riprende accusando la Cina del virus e ammettendo che all’inizio dell’emergenza aveva idee diverse sul virus, affermando di aver seguito i consigli dati dal virologo Anthony Fauci, al contrario del suo sfidante che avrebbe messo al bando “solo le mucche” invece di bloccare la Cina come lui.

Trump passa poi spontaneamente all’economia, dicendo che quella americana era la migliore del mondo prima del virus e accusando lo sfidante di voler chiudere tutto, contro il volere della gente. Biden risponde che la gente vuole sicurezza. E si arriva inevitabilmente all’argomento della settimana, le dichiarazioni dei redditi di Trump che ha dichiarato al fisco solo 750 dollari di tasse nel 2016 e 2017, oltre a non aver versato nulla per anni. E anche qui si riprende a battibeccare come non mai. Trump si giustifica affermando che i suoi commercialisti conoscono la legge. Biden, questa volta, accusa il colpo.

E si arriva all’altra “patata bollente”: la morte di George Floyd, le violenze nei confronti dei neri e le manifestazioni. Trump accusa Biden del fatto che i democratici hanno permesso i disordini scaturiti dai cortei, affermando che non sono a favore di “law & order”, legge ed ordine. Biden risponde affermando di essere a favore della giustizia.

E qui arriva un autogol – se così è – da parte di Trump, quando alla domanda se condanna il suprematismo bianco afferma che “l’Antifa è un’idea e non un’organizzazione”.

Altro tema caldo, il voto postale. Altre punture di spillo da parte di entrambi. Trump che continua ad affermare che c’è il rischio di brogli, Biden che lo accusa di avere paura.

Chiuso il dibattito. Antidolorifico per Chris Wallace che avrà un gran mal di testa per tutta la giornata e un po’ di bromuro ai due per calmarli.

Cosa è venuto fuori da questo primo confronto.

Vediamo prima un po’ di dati. L’elettorato sembra non essersi spostato più di tanto, ma i sondaggi sono tutti a favore di Biden. Per la CBS, Il 60% degli spettatori ha dato la vittoria della serata al democratico, che ha visto un incremento delle donazioni a suo sostegno di quasi 7 milioni di dollari nell’ora successiva al dibattito, mentre solo il 28% dà la vittoria a Trump. Ma questo a fronte di una platea dove vi era il 38% di elettori democratici, il 25% di repubblicani e il 37% di indecisi.

È questo ultimo dato la fotografia reale di quello che è andato in onda nella serata americana: lo stallo più totale messo in atto da parte di un uomo, Trump, che se la sta letteralmente facendo addosso dalla paura di non essere riconfermato. Nixon all’indomani dello scandalo Watergate e prossimo alle dimissioni. Temi pari a zero, Biden stoppato ogni due minuti e dibattito che si è traferito su un piano polemico, composto solo da attacchi e dardi avvelenati.

Morale della favola, contenuti zero e dibattito sostanzialmente in parità, a favore di Biden per i sondaggi, con poche posizioni già perfettamente note a tutti.

Le elezioni di quest’anno avranno l’incognita del voto postale. Possibili brogli? Non sono da escludere, non c’è bisogno della palla di cristallo. Trump non perde occasione di sottolinearlo, con tutto quello che può significare. Ma mai come questa volta il voto americano è tutto lungi che dall’essere scontato. Non è scontata la vittoria di Biden, non lo è la sconfitta di Trump.