di Alessandro Matticola

Peter Gabriel, Tony Banks, Mike Rutherford, Steve Hacket e Phil Collins. O più semplicemente, I Genesis.

E’ una squadra da oscar quella che tra gli anni 70 e la fine degli anni ’90, nonostante i progetti solisti, cambia la storia della musica e del rock.

I primi anni della band, quelli con Peter Gabriel al timone, sono quelli della consacrazione e del rock progressivo, prima del passaggio ad un sound più pop-rock. Aspetto su cui i fans ancora oggi si dividono. Sono in tanti ad affermare – tra cui il sottoscritto – che il gruppo dopo l’uscita di Gabriel è diventato l’estro creativo soffocato di Phil Collins, che poi si sfoga nei suoi album da solista.

Ci sono dei dischi che hanno fatto la storia della musica e di alcuni generi. Selling England By The Pound è uno di questi. Il rock progressivo, un genere tutto europeo ed in primis britannico ed italiano, si è sviluppato tra il 1969 con la pubblicazione di In The Court Of Crimson King dei King Crimson (quello col faccione che urla in copertina) e la metà degli anni ’70, quando il genere inizia a tramontare per poi riprendersi in modo completamente diverso dagli anni ’80 a seguire. E’ un genere con una struttura ben precisa: salti di gradi sulle scale a salire e a scendere, gli strumenti in sincrono tra loro con batteria pesante, chitarre distorte al naturale e tanta elettronica dai sintetizzatori e dagli organi. Brani lunghi e album quasi che hanno un tema di base, raccontano una storia.

Selling England By The Pound ha la stessa struttura, ma la musica cambia. La storia viene raccontata in modo diverso, il sound è più tranquillo e ricercato. E’ un punto di svolta nel genere.

E la storia narrata ancora oggi può essere considerata attuale.

Il titolo fa già intendere l’argomento politico dell’opera: “Vendendo L’Inghilterra Alla Libbra”, come dalla traduzione di Armando Gallo. La società degli anni ’70 si sta aprendo alla globalizzazione e al consumismo. Il british sta passando di moda, la british way sta lasciando il posto alla american way of life, un qualcosa che non ha niente a che vedere con la Gran Bretagna. Pezzi morali e culturali dell’Inghilterra svenduti un tanto al chilo, come al supermercato. È Britannia, la regina interpretata da Gabriel durante i concerti, a raccontare questa storia. Una storia rappresentata dal quadro sulla copertina (Betty Swanwick – The Dream): un tagliaerba che dorme, che sogna un’Inghilterra diversa, mentre intorno c’è il caos delle “allegre comari di Windsor” che lo disturbano.

Naturalmente l’Inghilterra di oggi non può essere paragonata a quella degli anni ’70, quella all’indomani delle contestazioni giovanili del 1968 con Who, Sex Pistols ed altri del genere a fare da colonna sonora. Ma sta vivendo un periodo di grandi cambiamenti, uno in particolare che si concretizzerà alla fine di quest’anno: la tanto discussa Brexit. La Gran Bretagna lascerà l’Unione Europea, viene messo in discussione un progetto politico ed economico mai del tutto accettato. Il suo ingresso nel 1969 alla CEE arrivò dopo 15 anni dalla nascita della comunità e ci fu il veto della Francia ad impedirne l’ingresso per ben due volte. Quando poi entrò nella, la Gran Bretagna chiese di restare fuori dallo SME e la sua permanenza nel sistema europeo è stata messa in discussione più volte, fino al punto di non ritorno del 2016.

Insomma, ancora oggi il tema di Selling England è più che mai attuale.

Ma andiamo più in profondità. Perché la copertina dell’album, anche se non è così, ci da l’assist per ambientare la storia di Selling England in un contesto ben preciso. Vediamo traccia per traccia.

Un uomo, apparentemente un barbone, è disteso a dormire su una panchina. Intorno uno scenario che è paragonabile ad un sogno. E l’incipit del disco, “Dance With The Moonlight Knignt”, è ambientato in un sogno. “Can you tell me where my county lies? Said the Unifaun to his true love’s eyes. It lies with me, cried the Queen of Maybe”. L’Unifaun è un essere immaginario come la Regina del Forse. Anche le frasi sono disconnesse, si chiede una cosa e se ne risponde un’altra. E’ un sogno, si balla col cavaliere della Luna. E’ il sogno del barbone sulla panchina.

L’unico brano veramente ispirato al quadro della copertina è la seconda traccia. “I Know What I Like (In Your Wardrobe)”, la storia di un tagliaerba che ama il suo lavoro ma è considerato un rifiuto dalla società. La crisi dei valori britannici e l’ipocrisia degli inglesi degli anni ’70. Si inizia a sviscerare il tema politico del disco.

Firth of Fifth”. Titolo intraducibile, forse un riferimento al fiume Forth. Brano che si apre con un intro di pianoforte storico. Brano che parla dello scorrere della vita, che finisce in mare come un fiume, Ancor auna volta la metafora di qualcosa che finisce.

More Fool Me”. Una canzone d’amore, cantata da Collins. Come ogni sogno che si rispetti, in mezzo a tanta negatività sommersa, c’è anche un po’ d’amore. Cantata da Collins, che poi di canzoni d’amore ne scriverà ben altre.

The Battle Of Epping Forest”. In un sogno c’è l’amore e ci può essere anche un combattimento, magari in una foresta incantata, anche se non si tratta proprio di questo. Brano ispirato ad un fatto realmente accaduto, in questa zona verde nella zona Est di Londra: una battaglia tra gang dei sobborghi londinesi. Altro segno di decadimento della società britannica.

“After The Ordeal”. Brano interamente strumentale scritto da Steve Hackett. Come ogni opera prog che si rispetti, anche in Selling England c’è una buona dose di musica, di parti non cantate ed almeno un brano interamente strumentale. Un brano che fa da colonna sonora al sogno del barbone in questione.

“The Cinema Show”. Altro tema onirico ma più realistico. La storia di due ragazzi che vanno al cinema ed il desiderio di lui di proseguire la serata con lei.

Ma ogni sogno prima o poi finisce e quello di Selling England By The Pound termina con questi due ragazzi che escono dal cinema. “Asile Of Plenty”, Il Corridoio Dell’Abbonanza. “I don’t belong here! Said the Tessa out loud”, non sono di qui urla Tessa, un alter ego della nota catena dei supermercati inglesi Tesco. Tessa è una donna qualsiasi che sta girando per un mercato londinese, quando si imbatte nel nostro barbone sulla panchina che magari nel sonno, mentre sogna, farfuglia qualcosa quasi incomprensibile che spaventa la passante. L’uomo si sveglia, si stiracchia, si alza e dondolando si rimette in cammino per non si sa dove, nel trambusto del mercato in cui si è addormentato. La crisi dei valori londinesi che ritorna e l’ironia dell’abbondanza nella lista della spesa che viene cantata alla fine del disco, quella che svende l’Inghilterra alla libbra: “English ribs of beef cut down to 47p lb,Peek Frean’s family assorted from 17 1/2 to 12, Fairy liquid giant – slashed from 20p to 17 ½, Table jelly’s at 4p each, Anchor butter down to 11p for a ½, Birds eye dairy cream sponge on offer this week

Un’easter egg alla fine del disco. Il brano e l’album si concludono con una frase apparentemente in armonia con il contesto, ma che non ha alcun senso: “It’s scrambled eggs”, uova strapazzate. È la risposta alla strofa del brano Supper’s Ready, “What’s for dinner?”, contenuta nel precedente album Foxtrot.

Selling England By The Pound non è un concept album, non ha una storia che si snoda tra i brani, ma non è difficile trovarla considerato il tema alla base del disco.

Selling England By The Pound è un colpo di genio.