Finalmente il nuovo decreto è stato partorito. Tra meme sui social e anticipazioni apparse ovunque, l’ansia che aveva accompagnato le tanto acclamate nuove misure e la paura di un coprifuoco sono andate via con il sonno di questa notte.

Nuovo decreto o più semplicemente un aggiornamento di quello emanato 5 giorni fa? Perché stando alle dichiarazioni del Presidente Giuseppe Conte sono davvero poche le novità introdotte.

Cominciamo da quanto decretato nella giornata di mercoledì. Attività ristorative con obbligo di chiusura alle 24, non più di 6 persone a tavola e a partire dalle ore 21 divieto di consumazioni per strada.

Col testo emanato ieri sera, il divieto di consumazione fuori dal locale è stato anticipato alle 18 ed è stata data facoltà ai sindaci di chiudere strade e piazze particolarmente affollate in caso di necessità. Non vi sono limiti per quanto riguarda la consegna a domicilio, sempre nel rispetto degli orari di chiusura. Le norme non si applicano alle mense degli ospedali e alle stazioni di servizio.

A proposito, forse sarà la volta buona che il sindaco di Campobasso Roberto Gravina prenda una posizione precisa su Via Ferrari… O aspettiamo che accada il peggio con le forze dell’ordine che il sabato sera restano comode a fumarsi una sigaretta mentre tra i pub è praticamente capodanno?

In ambito sportivo, oltre allo sport amatoriale da oggi è vietato anche quello dilettantistico, mentre resta quello individuale. Nessuno stop allo sport professionistico. Novità per le palestre e le piscine, che hanno una settimana di tempo per adeguarsi in caso mancato rispetto delle disposizioni di sicurezza finora.

Ma attenzione, perché il Presidente ha minacciato di chiudere palestre e piscine se queste non rispetteranno le misure, la prossima settimana. Cosa possa cambiare da oggi ad una settimana non è dato saperlo, in quanto tutte le strutture dovrebbero già aver disposto le misure di sicurezza oramai dal mese di maggio e chi non lo ha fatto finora non ha motivo di farlo adesso. E soprattutto, chi dovrebbe vigilare sul rispetto delle norme?

E arriviamo al nodo dell’istruzione. Nelle Università la didattica a distanza o in presenza dipenderà dall’andamento epidemiologico della zona di riferimento. Per la scuola finalmente la ministra Azzolina è stata liberata da questo giogo pesante di limitare le lezioni almeno in parte. Le scuole superiori entreranno a partire dalle ore 9, con la possibilità di scaglionare le attività anche nel pomeriggio. Nulla invece per le scuole primarie e secondarie di primo grado. Finalmente il Presidente ha scavalcato la ministra nelle sue funzioni anche se in parte. Cosa cambia tra i bambini delle scuole primarie e dell’infanzia rispetto ai ragazzi delle superiori e delle medie – per le quali non cambia nulla – non è dato sapere, sono figli di un dio minore. Lo è sicuramente la ministra Azzolina, che per comprendere una cosa del genere dopo chiacchiere per un’estate intera, ha dovuto aspettare che risalissero i contagi.

Sale scommesse chiuse alle 21. 1000 spettatori per gli spettacoli all’aperto e 200 per quelli nei luoghi chiusi. Stop a esami di guida, fiere e sagre. Stop anche a riunioni e congressi in presenza.

E ritorna anche la app immuni, questo “gioiello” dell’informatica contemporanea che non si sa bene a cosa serva, senza mezzi termini. E di fatti è stato imposto alle autorità sanitarie, di segnalare sulla app i casi positivi (comunicare al sistema centrale della app il codice chiave). Questo per cercare di usarla a tutti i costi, visto che nessuno – giustamente – vuole essere tracciato. Anche perché non se ne vede il motivo, considerato che Google e Apple ci spiano anche mentre siamo in bagno oramai.

Solo una piccola precisazione: non siamo leggermente in contrasto con la tutela della privacy? No perché non si perde occasione di abusare di questa parola e qui sembra che ci sia una violazione gratuita, concessa legalmente.

Tutto rimandato ad un altro decreto per quello che concerne lo smart working, che dovrebbe essere preferito alla modalità in presenza, ma il responso si saprà in settimana.

Nessuno stop a parrucchieri ed estetiste per la gioia del gentil sesso.

E arriviamo alle conclusioni: cosa cambia tra il dpcm di mercoledì scorso e quello di ieri sera e quale motivo c’era di aspettare altri 4 giorni per fare queste precisazioni in un nuovo decreto, considerato che i contagi sono oltre i livelli di marzo quando è stato chiuso tutto?

La risposta è una e il Presidente lo ha dimostrato ieri sera, senza nascondersi: il governo se la sta facendo addosso dalla paura, anzi, ha già la patta dei pantaloni bagnata. Conte non vuole sentire nominare un nuovo lockdown perché la gestione del primo è stata deleteria, tanto che le misure economiche non sono ancora state assicurate alle attività commerciali. E così le strette più dure, lavandosene le mani, le lascia alle autorità locali con tutto quello che ne consegue, ossia che la colpa è dei vari Vincenzo De Luca se i contagi salgono a dismisura ed è costretto a chiudere tutto, andando a realizzare di fatto un’Italia a varie velocità se dovesse accadere il peggio.

E infatti, ad esempio, il presidentissimo della regione Molise Donato Toma ha dichiarato che quello che non decide il governo non sarà adottato in regione, compresa la chiusura delle scuole.

Intanto i contagi aumentano. Una cosa è certa e su questo Conte ha ragione: l’Italia non sarebbe in grado di resistere ad un altro stop generale, soprattutto se gestito come il primo in primavera. Ma per tirare fuori di nuovo gli attributi virili come ad esempio è successo in Francia, dove la situazione attuale è di gran lunga peggiore rispetto all’Italia del lockdown – 30 mila morti rispetto ai 10 al giorno – cosa si deve aspettare? O adesso la scusa è che, appunto, “non abbiamo la situazione della Francia?”