di Alessandro Matticola

 

Mentre Joe Biden inizia la sua carriera da 46° presidente USA, pensando alla squadra di governo e mettendo a lavoro la task force per il coronavirus, sul fronte repubblicano si inizia a mormorare.

Donald Trump dai suoi campi da golf, dove si è rifugiato da sabato probabilmente per smaltire la batosta, non accenna a mollare la presa, anzi, continua a parlare di elezioni truccate, di voti assegnati senza criterio e di voler aspettare la conferma dell’elezione per iniziare a fare le valigie.

Usa sempre Fox News, sua alleata almeno fino a venerdì pomeriggio (le critiche non hanno risparmiato neanche questo network), per continuare ad attaccare Biden ed il risultato delle elezioni. La Pennsylvania, lo stato chiave per la vittoria di Biden, ha accettato il ricorso presentato da Trump e finora è l’unico stato che ha accettato l’azione legale presentata dall’ex presidente.

Ma se da un lato Trump non molla e continua a voler andare avanti a colpi di cause intentate contro brogli elettorali presunti per gli altri ma consolidati per lui, c’è chi invece sta iniziando a rimettere a posto le carte e posizionarle negli scatoloni perché “è ora”.

A cercare di far tornare sui suoi passi il candidato repubblicano ci sono due fronti. Da un lato la famiglia, con la moglie Melania (spuntano a sorpresa anche le voci di un possibile divorzio), la figlia Ivanka ed il genero Jared Kushner. Ma sull’altro fronte si stanno schierando i vertici del partito, ad iniziare da Mitt Romney, sfidante di Barack Obama, che ammette la mancanza di prove certe di brogli elettorali e che ritiene “distruttivo” il cavalcare ancora quest’onda.

Altra parte del partito repubblicano chiede di cedere il passo e preparare una transizione pacifica e dignitosa, voce che però si sta diffondendo anche a Wall Street – che nel frattempo è volata dopo l’elezione di Biden e continua sull’onda delle notizie relative al vaccino – tra gli investitori più vicini all’ormai ex presidente, salvo clamorosi ribaltoni.

Intanto spunta anche un audio rubato dalla stampa americana durante una videoconferenza dell’Usaid, l’agenzia federale per lo sviluppo internazionale. Durante la conferenza, i vertici avrebbero intimato ai funzionari in riunione di non abbandonare la nave, in gioco ci sarebbe stato il loro futuro professionale e il posto di lavoro. Sarebbe stato chiesto di “giocare fino al fischio finale” e soprattutto sarebbe stato detto che “il Collegio Elettorale (il “Parlamento” costituito dai deputati votati martedì scorso, che ha la funzione di eleggere formalmente il presidente il prossimo 6 gennaio) ancora non vota” e di fare attenzione perché “Washington è davvero una piccola città”. Insomma, qualunque sia stato il messaggio che si è voluto lanciare non era molto rassicurante.

Spostandoci sul piano più politico, se Trump ha speso parte della legislatura a cancellare quella di Obama, Biden dovrà spendere i primi giorni da Presidente per rientrare nella in quella fascia politica internazionale che conta abbandonata da Trump: accordi di Parigi sul clima, Oms, accordi sul nucleare con l’Iran, la guerra commerciale con Cina ed Europa.

E passando al toto nomi per il governo, si ritrova buona parte dell’amministrazione Obama. Partendo dalla lotta al coronavirus, è molto probabile un ruolo di Anthony Fauci nell’entourage del nuovo presidente. Poi, largo alle donne.

Lael Brainard, sottosegretaria con Obama, a capo del Tesoro ma ci sono i voti degli afroamericani da tenere in considerazione. Michele Flournoy, altra sottosegretaria con Obama, al Pentagono opure Tammy Duckworth, medaglia al valore in Iraq, di origine asiatica. Sarebbe la prima volta di una donna in ambedue gli enti. Il Dipartimento di Stato potrebbe andare all’ex ambasciatrice Onu Susan Rice oppure ad Anthony Blinken, ex segretario di stato con Obama. Ad occuparsi degli accordi di Parigi potrebbe essere John Kerry, che tornerebbe così alla Casa Bianca dopo la Segreteria di Stato con Obama. La guida dell’Agenzia dell’Ambiente potrebbe andare a Mary Nichols, leader del movimento ambientalista soprannominata “Queen of Green”. Dipartimento della Giustizia a Sally Yates, che si è occupata della transizione tra l’amministrazione Obama e quella di Trump, oppure Lisa Monaco che sempre durante l’amministrazione Obama si è occupata di anti terrorismo. Avril Haines, vice direttrice della Cia ai tempi di Obama, questa volta potrebbe diventarne la direttrice.

Pete Buttigieg, veterano, ex sindaco di South Bend e gay dichiarato, agli Affari per i Veterani ma sembra più probabile la sua candidatura come Ambasciatore Onu. Un nome da non sottovalutare, perché il 38enne poliglotta (parla ben 7 lingue) si sta facendo strada nel partito democratico. Molta strada. E tra 4 anni non è escluso che lo si potrebbe vedere in altre vesti.

Insomma, un entourage in pectore quasi tutto al femminile, anche se sembra quasi scontato che ci dovrà essere spazio anche per l’ex candidato democratico Bernie Sanders.

Il tutto in attesa che la first lady Jill Jacobs Biden renda visita ai suoi parenti di Marsala, luogo di origine della famiglia emigrata negli States ad inizio ’900.