di Antonio Di Monaco

Non si placa la bufera sul cluster di contagi scoppiato nel reparto di Chirurgia dell’ospedale Cardarelli di Campobasso che ha costretto il direttore sanitario dell’Asrem a disporne la chiusura. Secondo le ultime dichiarazioni del direttore generale, Oreste Florenzano, ad un’emittente locale dopo l’audit aziendale che si è svolto lunedì scorso per fare il punto della situazione, la responsabilità andrebbe ascritta al personale sanitario. Eventualità smentita dai fatti perché i tamponi eseguiti sui familiari di medici e infermieri contagiati sono risultati tutti negativi. Falso anche che non ci siano stati casi nel reparto di Medicina perché, dal 31 dicembre a ieri, se ne sono registrati 12 in capo ai pazienti (di cui una deceduta), un’infermiera e due medici con un ulteriore caso nelle ultime che ha riguardato un ricoverato che stava per essere dimesso, ma subito bloccato.

Poi, l’affermazione che fa più storcere il naso: “Anche se avessimo avuto un centro Covid al Vietri di Larino, sarebbe accaduto lo stesso”, rispondendo indirettamente al commissario ad acta, Angelo Giustini (che nelle ultime ore ha annunciato che esisterebbe la possibilità di aprire la struttura larinese anche con il reclutamento di sanitari stranieri) e aggiungendo che i percorsi al Cardarelli sono ben distinti, contrariamente a quanto rilevato dagli uomini dei Nas dei carabinieri riguardo ai percorsi misti. Cosa che, naturalmente, non sarebbe accaduta se si fosse aperto il centro Covid al Vietri di Larino perché non vi sarebbe stato nessun paziente no Covid. Si preannuncia, quindi, un altro braccio di ferro dopo quello del giugno scorso con il progetto sfumato nonostante i pareri positivi dei sindaci del territorio e del Consiglio regionale.

Con buona pace (si fa per dire) dei sanitari del Cardarelli che, nonostante le ripetute sollecitazioni alla direzione aziendale, non ricevono risposta sul da farsi di fronte alla cronica carenza di personale, tra cui anche lo specialista pneumologo e, soprattutto, la Rianimazione per i pazienti no Covid e per le patologie tempo-dipendenti tanto che – si apprende da fonti vicine alla struttura ospedaliera – le persone intubate dopo l’intervento chirurgico vengono trasferite al Veneziale di Isernia o al San Timoteo di Termoli viaggiando in condizioni critiche e senza cartella clinica poiché vengono dimesse e poi prese in carico al loro arrivo a destinazione. E, per assurdo, in caso di decesso nessuno è responsabile. E ci si ostina ancora a dire che va tutto bene.