di A.D.M.

Dopo mesi e mesi di ritardo (e di campagne mediatiche più o meno veritiere in campo nazionale) parte anche in Molise, al centro Trasfusionale del Veneziale di Isernia, la raccolta di plasma iperimmune da parte dei donatori guariti dal virus per la cura del Covid. Determinate l’interessamento del Commissario alla Sanità, Angelo Giustini, che ha interloquito con il “pionere” di questa terapia avveniristica in Italia, il dottor Massimo Franchini del Policlinico di Mantova.

Prima della somministrazione il plasma iperimmune viene sottoposto ad una serie di test di laboratorio, anche per quantificare i livelli di anticorpi “neutralizzanti” (il cosiddetto “titolo”), e a procedure volte a garantirne il più elevato livello di sicurezza per il ricevente. La trasfusione è utilizzata per trasferire questi anticorpi anti-Sars-CoV-2, sviluppati dai pazienti guariti, a quelli con infezione in atto che non ne abbiano prodotti di propri. Gli anticorpi (immunoglobuline) sono proteine coinvolte nella risposta immunitaria che vengono prodotte dai linfociti B in risposta ad una infezione e “aiutano” il paziente a combattere l’agente patogeno (ad esempio un virus) andandosi a legare ad esso e “neutralizzandolo”. Tale meccanismo d’azione si pensa che possa essere efficace nei confronti del Sars-Cov-2, favorendo il miglioramento delle condizioni cliniche e la guarigione dei pazienti. L’auspicio del commissario Giustini è che il primario della Rianimazione dell’ospedale Cardarelli di Campobasso, Romeo Flocco, si attivi al più presto per iniziare i primi trattamenti di plasma iperimmune anche in Molise.