di Antonio Di Monaco

Il M5S molisano ha compiuto la celebre profezia del “Ne resterà soltanto uno” del film “Highlander – l’ultimo immortale” dopo l’insediamento del governo Draghi. L'”uno” che è rimasto è il deputato Antonio Federico. Il gruppo, dopo le elezioni del 4 marzo 2018, si completava con Rosalba Testamento alla Camera, Fabrizio Ortis e Luigi Di Marzio al Senato. E’ stato proprio lui il primo a lasciare il Movimento il 6 gennaio 2020 dopo che il suo nome era tra quelli dei parlamentari in ritardo con la restituzione di una parte delle indennità percepite (il regolamento del M5S prevede che ogni parlamentare restituisca un minimo di 2mila euro al mese da investire in progetti e donazioni, oltre a 300 euro destinare invece allo sviluppo della piattaforma Rousseau). «Di fronte ad un’epurazione di fatto della quale non posso non prendere atto, ancorché con il rammarico di separarmi da colleghi integerrimi, per fugare qualsiasi dubbio formalizzo in questa sede la decisione di aderire al Gruppo Misto», furono le parole rilasciate a caldo all’Ansa. Ma in quel passaggio, Di Marzio non fu solo perché poté fregiarsi della compagnia del collega Lello Ciampolillo, divenuto celebre per l’ultimo voto di fiducia al governo Conte II espresso fuori tempo massimo e, naturalmente, diventato virale.

In precedenza, nel dicembre 2019, Di Marzio si era distinto per essere tra i 64 firmatari (con altri due del M5S) per il referendum sul taglio dei parlamentari dopo aver votato “sì” in luglio alla terza lettura della riforma costituzionale, ma i 180 voti favorevoli di Palazzo Madama erano inferiori alla maggioranza dei 2/3 richiesta. Ora è nel gruppo Misto tra quelli che hanno votato la fiducia a Draghi ed è componente della XII commissione permanente “Igiene e Sanità”.

Gli altri due, il collega Fabrizio Ortis e la deputata Rosalba Testamento hanno invece dato seguito al voto contrario all’ex presidente della Bce espresso sulla piattaforma Rousseau e sono stati espulsi dal gruppo parlamentare (ma non dal Movimento) dal capo politico, Vito Crimi. Una decisione che è tuttora sub iudice da parte del collegio dei Probiviri, spaccato a sua volta al suo interno.

E si arriva così all’uno che è rimasto, il deputato Federico, che mantiene altresì l’incarico di segretario dell’VIII commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici oltre a far parte della commissione parlamentare per le Questioni Regionali. Il parlamentare campobassano ha motivato la fiducia accordata al governo Draghi come una sfida perché “sarebbe stato più comodo andare all’opposizione” ed esortando il gruppo a “volare alto, facendo valere i nostri temi”. Tra questi non può certo mancare la sanità pubblica e, lo scorso 29 dicembre, con l’approvazione alla Camera della legge di Bilancio è stato sancito che sarà lo Stato ad occuparsi della spesa legata alla mobilità sanitaria attiva e non più le Regioni con l’onorevole Federico che ha presentato un ordine del giorno collegato alla manovra: “Ho voluto indicare una soluzione che mira a garantire la qualità dei servizi al cittadino, il libero accesso alle prestazioni delle realtà come Neuromed – ha spiegato – ma senza gravare sulle casse della sanità regionale quindi senza pesare sulle spalle dei molisani. L’odg impegna il Governo a rivalutare il fabbisogno sanitario della Regione Molise in funzione della mobilità attiva derivata dall’extrabudget del Neuromed in modo da garantire al Molise maggiori risorse economiche ponendo fine al sistema di compensazione tra le regioni”. Ora però servono misure altrettanto eccezionali per rinnovare i rapporti interregionali in campo sanitario, snellirne i meccanismi e ricominciare a puntare concretamente sul sistema pubblico. E Federico, l’ultimo pentastellato molisano in Parlamento, avrà il suo bel daffare.