di Miriam Iacovantuono

“Se c’è una cosa che l’epidemia fa emergere, questa è l’importanza del territorio”.

E’ questa una delle affermazioni dell’ex Ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano e che disegna anche quella che deve essere la considerazione per quei luoghi troppo spesso emarginati e che, nel tempo, hanno visto crescere delle disuguaglianze proprio a causa di mancanze. Un Paese, un Molise, di disuguaglianze che hanno toccato le infrastrutture, i servizi, la società stessa e i diritti. Però non importa dove si vive, se in montagna o in collina, se in città o in paese a rischio spopolamento, i diritti devono essere garantiti senza se e senza ma. Non ci sono distanze chilometriche che tengano. Non ci sono privilegi per l’uno o per l’altro cittadino. La pandemia infatti ci ha insegnato che difronte alla malattia siamo tutti uguali e riprendendo la frase di Papa Francesco che ha pronunciato quasi un anno fa

“ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme”.

Un lavoro che grazie alla Strategia Nazionale delle Aree Interne punta sul rafforzamento dei servizi tra cui quello della sanità di prossimità, utile a garantire i livelli di assistenza di base. E per queste aree, ma non solo, la salute rappresenta un servizio fondamentale che, laddove assente, spinge le popolazioni ad abbandonarle. Per questo, attraverso la SNAI, si vuole invertire la rotta con azioni concrete che vanno a interessare non solo il turismo, le produzioni autoctone o l’istruzione, ma anche la salute. Una sanità più vicina al territorio.
Concentrandoci su questo aspetto, le quattro SNAI molisane – Matese, Fortore, Alto Medio Sannio, Mainarde – puntano su una sanità di prossimità.
Il progetto della strategia che riguarda l’area del Matese parla di una sanità a portata di mano, di una sanità di prossimità con nuove figure professionali per l’assistenza territoriale.

“Un’assistenza basata sulla popolazione, sulla stratificazione del rischio e su differenti livelli di intensità assistenziale e sul riconoscimento che le cure primarie devono essere il punto centrale (Hub) dei processi assistenziali con forti collegamenti con il resto del sistema. L’erogazione dell’assistenza deve essere focalizzata sui bisogni individuali della persona, nel suo specifico contesto sociale, e sulla presenza di sistemi informativi evoluti. Inoltre, deve poter far leva sulla partecipazione comunitaria; investire sull’auto-gestione dei pazienti e dei caregivers; disporre di linee guida in grado di tener conto della co-morbilità; basarsi su team multi professionali che puntano al miglioramento continuo”.

Dunque, un modello di rete sanitaria che si basa su diversi punti come il concetto di cure primarie che si vanno a integrare con i servizi socio sanitari e sociali e i cui soggetti attivi sono i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta. Un ruolo importante poi deve essere quello degli infermieri di comunità e ostetriche di comunità, quali soggetti attivi nei territori. Fondamentale diventa poi il ruolo delle Farmacie del territorio da trasformare in Farmacie di Servizi per le loro comunità, quali presidi di prossimità per le comunità stesse e quali terminali delle reti sanitarie sociosanitarie nei territori considerati. E poi potenziare il sistema di emergenza-urgenza dell’area Matese con la finalità di adeguare le modalità di erogazione dei servizi ai Livelli Essenziali di Assistenza. Un progetto, che se ben sviluppato, porterebbe all’aumento del livello di assistenza di prossimità verso i cittadini residenti e alla diminuzione del tasso di ospedalizzazione e migliorerebbe il livello di assistenza di emergenza/urgenza verso i cittadini residenti nell’Area e ridurrebbe i tempi di intervento.

Nella strategia dell’area del Fortore si parla proprio di diritto alla salute che deve essere garantito sul territorio pur essendo caratterizzato da una assenza di continuità assistenziale, che possa assicurare in maniera capillare un’assistenza sanitaria pubblica a tutti i cittadini dell’area. Per questo è necessario ripristinare tali servizi mettendo in atto azioni sostenibili nel tempo e integrate con le esigenze del tessuto sociale migliorando le condizioni di salute dei residenti e non solo e mettendo al primo posto la salute dei cittadini.

“Il futuro della sanità dell’area dovrà essere concepito in termini di servizi territoriali, allontanandosi gradualmente dalla mera logica del posto letto come unico indicatore. Il processo di riconfigurazione organizzativa di tutta la rete territoriale e ospedaliera, impone l’attivazione di un’offerta di servizi più territorializzati anziché ospedalo-centrici, in grado di fornire risposte in linea con il principio di umanizzazione delle cure e dell’empowerment del paziente”.

L’idea è quella di creare un sistema territoriale integrato di servizi sanitari specialistici. Programmi di prevenzione e riabilitazione capaci di favorire la valorizzazione di un contesto territoriale organizzato e adeguatamente attrezzato ai bisogni della popolazione che si vanno a integrare con specifiche attività di cura e di assistenza. Interventi che andranno a interagire con il Borgo del Benessere nel comune di Riccia specializzato nell’ospitalità para-sanitaria. Un progetto di salute e del benessere. L’obiettivo finale è quello di voler creare centri e residenze per anziani, che offrano servizi sanitari migliorando l’integrazione di quelli già esistenti e migliorare il presidio di medicina specialistica territoriale, dei servizi domiciliari e di quelli di prima assistenza. Ma oltre a questo introdurre anche interventi innovativi di Teleassistenza/Telemonitoraggio nel Borgo del Benessere di Riccia e creare centri di ascolto e cura per ragazze madri e vittime di violenza e supporto per le fasce di popolazione più fragile. L’idea è quella di creare un modello di rete sanitaria, che integrerà anche i servizi sociali dei Comuni e delle loro forme associative, in un approccio di accordi/piani di salute territoriali con obiettivi condivisi.

Il progetto della SNAI dell’Alto Medio Sannio punta alla riorganizzazione del servizio sanitario per far fronte alle sfide poste dall’invecchiamento della popolazione.

“Le evidenze scientifiche definiscono fondamentali il controllo dell’aderenza alla terapia, ai corretti stili di vita, la riduzione dell’influenza dell’ambiente sociale e un’ampia gamma di determinanti della salute in cui le persone nascono, vivono e lavorano (approccio bio-psico-sociale). Le esperienze internazionali suggeriscono che bisogna concentrarsi sul miglioramento della salute di gruppi specifici di persone piuttosto che sulla totalità della popolazione: i segmenti non autosufficienti, disabili e fragili”.

Quello che in concreto si prevede è la riorganizzazione dei servizi di primo soccorso e il potenziamento del pronto soccorso dell’Ospedale di Agnone. L’attuazione dell’unità di emergenza urgenza organizzata secondo quanto previsto dal decreto ministeriale Balduzzi (n. 50 del 2 aprile 2015) per il presidio ospedaliero di Agnone che ha avuto il riconoscimento di ospedale di Area Particolarmente Disagiata e il potenziamento dei servizi socio-sanitari erogati dai poliambulatori territoriali/Case della Salute di Trivento e Frosolone. Ma anche l’attivazione di auto specializzate nell’attività di analisi mediche itineranti. Anche in questo caso poi particolare attenzione a quella che è la medicina territoriale con il potenziamento dell’offerta sanitaria attraverso le Case della Salute quali sedi unitarie di erogazione dei servizi territoriali, con ambulatori medici, servizi e strutture di degenza territoriale-attivazione di un partenariato pubblico-privato per gestire un nuovo modello di ospedale, adeguato ai bisogni dell’utenza-target del territorio. Inoltre, tra gli interventi anche la realizzazione sui territori di Agnone e Trivento di Centri Permanenti, aperti a bambini, adolescenti con diagnosi di autismo e patologie assimilabili e alle loro famiglie.

Il progetto della strategia dell’area Mainarde punta a sopperire anche quelle che sono le criticità legate ai tempi di attesa per le visite specialistiche.

“Si prevede la realizzazione di un ambulatorio specialistico, convenzionato con l’ASReM a servizio di tutti i comuni dell’area, volto a garantire l’esecuzione di diverse visite specialistiche. Questo è finalizzato a garantire un servizio di prevenzione per i malati cronici evitando le liste di attesa e gli accessi impropri al pronto soccorso, nonché i ricoveri impropri in ospedale. Si immagina una struttura flessibile, che può essere potenziata nei periodi estivi (periodo in cui si registra un aumento delle presenze legate al settore del turismo). La realizzazione del polo è finalizzata a risolvere le criticità legate alle strutture esistenti nella Regione, dove in media per una visita specialistica si attendono oltre 200 giorni”.

E senza dimenticare una delle criticità delle aree interne che è quello dell’elevato tasso di anzianità e la difficoltà di movimento, si prevede la costituzione di un centro di assistenza territoriale per ridurre l’ospedalizzazione impropria e per le prescrizioni ambulatoriali di routine. L’idea è quella di organizzare un servizio integrato, di aggregazione di più comuni e collegamenti informatizzati per la presa in carico degli anziani. Si punta quindi ad una assistenza agli anziani assicurando loro una buona qualità della vita.

Misure, quelle inserite nei progetti delle SNAI molisane, che disegnano l’importanza delle medicina territoriale e di quanto il sistema sanitario dovrebbe essere il più vicino possibile al cittadino. Questo evidenzia come anche in un periodo di emergenza come quello legato alla pandemia, partire con le cure dal territorio aiuterebbe ad alleggerire la pressione sugli ospedali, ma anche a essere tempestivi e non lasciare solo nessuno.