di Miriam Iacovantuono

Resta drammatica la situazione del Pronto Soccorso dell’ospedale Veneziale di Isernia e a raccontare a OFF come stanno le cose è il primario Lucio Pastore. Il medico, che da anni si batte per una sanità pubblica avendo vissuto anche sulla sua pelle le conseguenze delle sue proteste, continua a evidenziare che la situazione non è sotto controllo. “La situazione sta scoppiando, stiamo arrivando agli sgoccioli, tutto il personale è sotto tensione e non ce la fa più”. Infatti Pastore spiega che attualmente al Pronto Soccorso dell’ospedale pentro ci sono 5 strutturali. “Con noi – aggiunge – ci sono 3 medici venezuelani che non parlano l’italiano e non hanno esperienza, neolaureati e personale del 118 che però non sono autonomi nella gestione. In pratica deve esserci sempre uno degli strutturali sempre presente. Una situazione che dura ormai da un po’ di tempo, ma non regge più”.

Pastore spiega che per poter portare avanti il reparto senza criticità occorrerebbero, per fare dei turni decenti, almeno 12 persone, due unità per turno. “Un numero che abbiamo quasi raggiunto prima dell’epoca Frattura, eravamo 11, ma che poi la loro politica ha smantellato pian piano”.

Dunque, anche la presenza dei medici venezuelani non è riuscita ad alleggerire il lavoro degli operatori sanitari. “C’è un problema di lingua e di comportamenti che sarebbe anche superabile mettendoli al front office però con le difficoltà linguistiche diventa difficile. Sono bravi nel loro lavoro, ma la problematica è fargli capire cosa si sta facendo, tradurre tutto quello che succede. Facciamo noi un tutoraggio piuttosto che loro danno un aiuto a noi”.

Una soluzione secondo il primario ci sarebbe ed è quella di far ruotare tutto l’ospedale nel Pronto Soccorso, con persone strutturate che abbiano un minimo di indipendenza nella gestione dei pazienti e questo significherebbe potenziare il Pronto Soccorso. Ma neanche questa soluzione viene presa in considerazione. “Loro pensano di far crollare il tutto così, all’improvviso, perché all’improvviso la faccenda imploderà. Stiamo arrivando al limite. La sensazione è che tutto stia crollando. La struttura funzionava con una quantità di persone sufficienti e hanno fatto in modo che andassero tutti via”.

Anche in questo caso il virus ha fatto vedere tutto il marcio del sistema, un sistema denunciato già da tanto tempo, con una manifestazione mai vista prima in Molise che evidenziava i bisogni del territorio e che però a conti fatti non sono stati intercettati. E allora continuiamo a chiedere, perché?