di Antonio Di Monaco

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza presentato dal premier, Mario Draghi, alle Camere lascia alle spalle più di qualche scelta non proprio coraggiosa e piuttosto penalizzante per talune categorie. I tagli hanno riguardato il diritto allo studio con il quasi dimezzamento delle borse di studio universitarie passate da 900 a 500 milioni di euro. Tolti anche 40 milioni all’edilizia scolastica, non molti sul totale, ma certamente sarebbero serviti. È stato invece eliminato del tutto l’aumento della No Tax Area per l’esenzione dalle tasse universitarie previsto in precedenza e proposto da Sinistra Italiana. Descritto così, si delinea un futuro classista e discriminatorio, che invece di garantire a tutti e tutte le stesse opportunità e possibilità rende ancora più profonde le diseguaglianze esistenti.

Un’altra prova in questo senso è il fatto di rendere più veloci gli sfratti, i pignoramenti e la vendita delle case che sa tanto di favore alle banche. Secondo il Pnrr le nuove norme dovrebbero prevedere lo sgombero, immediato – non appena autorizzata la vendita – e obbligatorio dell’immobile, anche quando esso è abitato dal debitore e dalla sua famiglia con il settore finanziario già pieno zeppo di case pignorate, non vendute e inutilizzate. In Italia si stimano 7 milioni di case vuote, 50mila cittadini senza alloggio e quasi due milioni di cittadini con difficoltà a pagare l’affitto. E tutto ciò in piena pandemia con il rischio che queste persone possano rivolgersi a mafie e strozzini pur di tentare di salvare la casa e in un periodo in cui si sono persi un milione di posti di lavoro, con altrettanti nuovi poveri stretti fra debiti e rate del mutuo che dovranno decidere se mettere un piatto a tavola ai figli ogni giorno o pagare rate e bollette. Infine, salta il salario minimo legale ed entra federalismo fiscale per completare l’opera con buona pace delle regioni del Sud che già non potranno godere di una quota significativa dei fondi europei e sembrano destinate a restare al palo.