di Miriam Iacovantuono

Dalla tecnologia, ai servizi, dallo spopolamento al tema dell’emigrazione, fino alla sanità l’Italia tutta si trova a dover affrontare delle priorità che non si possono più rinviare. In questo anno di pandemia si è iniziato a ragionare di più su quelle che dovrebbero essere le priorità per i singoli territori e per questo è necessario avere una visione più ampia di quelle che dovrebbero essere le azioni e le scelte politiche e che debbano rendere il territorio, il Molise, anche competitivo. Un ruolo fondamentale lo hanno i progetti finanziati dai Fondi Europei.
Angelo Primiani, portavoce del MoVimento Cinque Stelle in Consiglio regionale sostiene che quello che serve è una visione integrata, ma anche coraggio e competenze.
Molto spesso succede che quando si parla di progettazione europea ci si torva di fronte a tutta una serie di criticità che non si riesce a superare, tra cui anche il giusto impiego dei fondi.

“Quando si parla di progettazione europea ci si torva di fornte a un iter che prevede l’avvio della programmazione, l’erogazione nei fondi, il finanziamento delle progettualità principali, ma poi restano tutte una serie di risorse che non trovano impiego perché mancano le progettualità oltre al fatto che la burocrazia italiana è talmente farraginosa che poco si confa ai tempi dell’Unione Europea. Questo sta succedendo con il Recovery Fund, con i fondi del Next Genaration Ue, che devono essere spesi bene e in tempi ragionevoli”.

Un altro limite dell’attuazione della programmazione europea è che i fondi non dialogano tra di loro.

“I fondi strutturali che arrivano in Regione si dividono nei macro fondi e tutti viaggiano su dei binari paralleli che non si incrociano mai ed è qua la vera sfida. Sarebbe necessario che questi fondi iniziassero a interagire tra di loro. In agricoltura per esempio il PSR può avere anche dei risvolti sociali, come il FESR che parla dello sviluppo dell’impresa e non può non dialogare con il fondo dell’agricoltura perchè oggi si parla per esempio di agricoltura innovativa, di agricoltura digitale e per questo la prima cosa da fare sarebbe quella di iniziare a far interagire questi fondi”.

Progetti, che troppo spesso poi si bloccano in un collo di bottiglia anche perché mancano le competenze.

“Non possiamo più permetterci di non avere professionalità formate e di far fronte a queste sfide nella pubblica amministrazione, dove ci sono professionalità trasversali e non specializzate e invece c’è bisogno di professionalità altamente specializzate e quindi il financial manager (responsabile dei processi finanziari nei progetti), il responsabile della rendicontazione e quello della scrittura del progetto. Serve una concertazione tra i soggetti e serve anche snellire i processi perché molte volte paghiamo lo scotto di questa troppa burocrazia”.

In Molise con i fondi europei si potrebbero sviluppare tutte quelle politiche di sviluppo economico e territoriale che non si possono finanziare con i trasferimenti dello Stato e sarebbe necessario, quindi integrare le varie politiche a fornire quei servizi in più. Bisognerebbe quindi per esempio puntare sull’innovazione, dotarsi di una rete di connettività adeguata e quindi della banda ultra larga.

“Con la vecchia programmazione abbiamo finanziato la banda ultra larga nei territori rurali dove però ad oggi ancora non c’è. Paghiamo lo scotto del passato e rischiamo di non essere competitivi nel futuro. Oggi dovremmo immaginare di dotare le imprese agricole di servizi innovativi, ma è difficile farlo perché mancano le infrastrutture di base come la connettività e il servizio di internet ad alta velocità. Se un agricoltore volesse investire su dei sistemi di irrigazione smart trova delle difficoltà perché manca internet. Un vero e proprio paradosso”.

E questa è una condizione che non permette di fare quel passo nel futuro proprio perché mancano le infrastrutture di base e questo vale per il digitale, ma anche per le infrastrutture viarie. In questo ambito rischiamo di rimanere indietro anche per quanto riguarda i trasporti o per esempio il settore del turismo. E’ quindi lontano il concetto di poter fare dialogare le diverse forme di trasporto o fornire servizi turistici attraverso il digitale. Bisognerebbe puntare su un’integrazione dei vari settori e azioni che abbiano una ripercussione positiva sul territorio, ma se manca questo passaggio tutto quello che arriva dall’Europa non può essere adeguatamente attuato sul territorio.
Puntare quindi a quelle che sono le priorità di investimento nella prossima programmazione: ricerca e innovazione, clima ed energia, connettività, diritti sociali e strategie territoriali. Priorità ben individuate e molto specifiche.

“Bisogna fare quel salto di qualità sulla progettazione perché altrimenti si continuano a finanziare le politiche dell’Unione Europea e a non avere politiche sul territorio”.

Guardare a quello che arriva dall’Europa che è fondamentale per andare a colmare quelle lacune che ci sono da troppo tempo. E lo si può fare per esempio con la tecnologia. La digitalizzazione e l’innovazione potrebbero salvare le aree interne. Ma ci vuole un’ampia visione, coraggio e la volontà di puntare sulle competenze.